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Un vaccino in grado di debellare l'AIDS dalla faccia della terra non sembra più un sogno. A trasformarlo in realtà ci sta pensando un'equipe di ricercatori italiani, guidati da Barbara Ensoli, coordinatrice di un programma dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS). La prima fase della sperimentazione, iniziata nel 2003, si è appena conclusa, e i test clinici sull'uomo sono stati superati: il vaccino sembra funzionare, sia dal punto di vista preventivo che terapeutico. "Sembra", perché parecchie sono state le critiche e le polemiche che da diversi giorni si moltiplicano negli ambienti della ricerca, circa la rivelazione di questi dati.
L'immunologo Fernando Aiuti, ex maestro della Ensoli, ha giudicato irregolari le procedure adottate nel corso della sperimentazione, per l'interruzione prematura dei test, la riduzione dei volontari da 88 previsti a 47 arruolati, le modifiche al protocollo aggiunte alla fine e ancora non approvate dal comitato etico. Aiuti non ha risparmiato contestazioni circa le modalità di divulgazione dei risultati della Ensoli: "Questi dati avrebbe dovuto presentarli prima a tutti noi, farne oggetto di una comunicazione ai congressi e poi divulgarli in pubblico. E' gravissimo che così non sia avvenuto. Noi abbiamo il diritto di aprire per primi i codici della sperimentazione e di valutare se i risultati sono validi sia dal punto di vista della sicurezza che dell'efficacia".

Questi dati riguardano solo una prima fase della sperimentazione: ne sono previste altre due, da completarsi entro il 2010. I test sono cominciati alla fine del 2003 in tre centri italiani: Policlinico Umberto I, San Raffaele di Milano e Spallanzani di Roma. Il vaccino sotto esame è il cosiddetto "anti-tat", dal nome della proteina che si vorrebbe inibire, uno dei fattori determinanti nella replicazione dell'Hiv, il virus dell'Aids.
I risultati dei primi test, secondo la Ensoli, sono confortanti: è stata riscontrata una risposta immune dei soggetti vaccinati, sia sani sia sieropositivi. Questo significa che l'organismo dei soggetti vaccinati viene stimolato dal vaccino.
"Nel 100% dei volontari immunizzati - spiega la scienziata - si è avuta la produzione di anticorpi specifici, sia nel protocollo preventivo che in quello terapeutico. La risposta di cellule specifiche capaci di riconoscere la proteina TAT, è stata indotta nel 93% dei volontari sani (protocollo preventivo) e nell'83% dei volontari positivi".
Ora, una volta dimostrata la tollerabilità e la sicurezza del preparato vaccinale, bisogna testarne l'efficacia nelle due fasi successive.
Ma è proprio a questo punto che la ricerca rischia di fermarsi. Perché troppo costosa. Ci troviamo per l'ennesima volta, insomma, di fronte al maggiore problema, al più drammatico ostacolo della ricerca nel nostro Paese.
Servono 400 milioni di euro per concludere questa sperimentazione.
A questo proposito Walter Veltroni non risparmia un'osservazione critica verso la comunità internazionale: "Per la lotta all'Aids servirebbero 10 miliardi ma non si riesce a trovarli. Eppure ogni anno se ne stanziano 900 per le spese militari e 350 per le sovvenzioni agricole". Per il sindaco di Roma è arrivato il momento che l'Europa ripensi alle sue priorità, che gli aiuti e la ricerca siano sostenuti come meritano, altrimenti "metteremo la parola fine al futuro dei popoli".

Per saperne di più:
Link al sito dell' Istituto Superiore di Sanità

Link al sito del Policlinico Umberto I

Link al sito del San Raffaele di Milano

Link al sito dello Spallanzani - Istituto Nazionale Malattie Infettive, di Roma

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[Francesca Lorandi]

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