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"Aiuterò mio figlio a morire": con queste parole Marie Hubert aveva annunciato la sua decisione di assecondare Vincent, il figlio di 22 anni, stanco della sua esistenza vegetativa di tetraplegico muto e cieco.
"Tu mi hai dato la vita, tu mi darai la morte" le aveva detto il figlio.
Il dramma di Marie, quarantanove anni, ex impiegata di banca, che vive a Berck-sur-Mer, nel nord della Francia, è iniziato nel settembre 2000, quando Vincent, il primo di tre figli, 19 anni appena compiuti, di ritorno dal lavoro come pompiere ha un banale incidente, dal quale esce però con gravissimi conoscenze.
Rimasto in coma profondo per nove mesi, si risveglia senza più la capacità di muoversi, di vedere e di parlare.
La madre riesce comunque a fatica a trovare un modo di comunicare col figlio, costretto a letto immobile ormai da tre anni in ospedale: "prendo il suo pollice nella mia mano, pronuncio delle lettere. Lui fa sì con una pressione del dito e io scrivo nella mia testa".
Con questo metodo, Vincent le lancia un messaggio disperato, "la morte è meglio di questa vita".

Lo scorso dicembre il caso è diventa di dominio pubblico.
Tutta la Francia si commuove quando viene lanciato un messaggio anche al Presidente Chirac: "Signor Presidente della Repubblica, Lei ha il diritto di concedere la grazia e io Le chiedo di concedermi il diritto di morire. Lo desidero soprattutto per mia madre.
Signor Chirac, lei è la mia ultima speranza
".
Il Presidente, rimasto colpito, ha anche ricevuto la madre all'Eliseo, e telefonato più volte a Vincent.
Per quanto riguarda l'argomento eutanasia, tuttavia, non transige: è fermamente contrario.
Non vuole che la Francia segua l'esempio di Olanda, Svizzera e altri Paesi, dove non è più reato assistere un malato terminale che voglia porre fine alle sue sofferenze.
Tra l'altro, tra le sue prerogative di Capo dello Stato, non rientra la facoltà di accordare un nulla-osta per l'eutanasia.
Vincent non si arrende, e attraverso la mamma ha scritto un libro sul suo caso, "Le droit de mourir" (il diritto di morire), messo in vendita a Parigi proprio mercoledì.

Adesso l'epilogo: Marie Humbert ha provato ad esaudire da sola il desiderio del figlio, iniettandogli dei barbiturici.
Il ragazzo è sopravvissuto per l'intervento tempestivo di un medico, che accortosi dell'improvviso peggioramento delle sue condizioni, gli ha prestato soccorso, contro la sua volontà.
La madre, che mercoledì pomeriggio ha approfittato dell'assenza di dottori ed infermieri per cercare di uccidere il figlio, è stata arrestata per tentato omicidio, ma le è stato revocato dalla magistratura l'ordine d'arresto, perché ha accettato di farsi ricoverare in una struttura ospedaliera adeguata.

"La cosa più difficile - aveva detto - è che non potrò più accudirlo e toccarlo.
Ma se non gli darò ascolto non potrò più guardarmi allo specchio.
Quando tuo figlio ti dice tutti i giorni 'mamma, non sopporto più di soffrire, ti prego, aiutami', che cosa avreste fatto al posto mio? Se finirò in prigione, lo accetterò
".

La madre, quando ha agito, faceva affidamento anche sull'opinione pubblica: i sondaggi, infatti, dicono che l'84% dei francesi è a favore dell'eutanasia per i casi più disperati.

E Vincent? Vincent non è deceduto subito, è sopravvissuto due giorni in terapia intensiva.
Il dottor Frédéric Chossoy ha detto che, «tenuto contro del quadro clinico, della sua evoluzione e di quanto chiesto in diverse occasioni dallo stesso Vincent, abbiamo deciso di limitare le terapie attive».
Si è trattato, ha riferito Chossoy, di una decisione «collettiva e difficile» presa in «assoluta indipendenza».

La mamma di Vincent è ora in stato di fermo: il ministro della Giustizia, Dominique Perben, ha chiesto al tribunale di Boulogne-sur-Mer di «applicare la legge con la più grande umanità», tenendo conto innanzitutto «della sofferenza della madre del giovane».

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