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Un luogo appartato dove attendere le notizie sulla salute di un proprio parente ricoverato in rianimazione.
Un salottino creato per rispettare la privacy durante le difficili ore in cui si aspetta una risposta.
Esiste già all'ospedale Umberto I di Mestre (VE), che accanto all'Unità operativa di anestesia e rianimazione, diretta da Fabiano Turetta, ha allestito una struttura con ingresso indipendente.
Si tratta di una saletta più piccola dove un monitor permette di vedere il proprio parente ricoverato in terapia intensiva. Una telecamera, manovrata da un infermiere, si posiziona solamente sul paziente desiderato, rispettando quindi la privacy degli altri.
E in questa struttura, lontano da occhi estranei, è anche possibile comunicare liberamente con i medici.
I parenti del paziente avranno anche a disposizione un guardaroba, dove lasciare i propri abiti prima di indossare le vesti sterili necessarie per accedere al letto del malato. Durante le due fasce di visita (alle 12 e alle 18), una o due persone possono entrare nel reparto e incontrare il familiare.

"E' un notevole passo in avanti - spiega Simonetta D'Alpaos, direttrice dell'Umberto I - nel rispetto della privacy del dolore. Prima i parenti dovevano sostare in un corridoio affollato, proprio all'ingresso del reparto, tra barelle che entravano ed uscivano. Il dolore era in qualche modo "pubblico". Ora, grazie alla sistemazione dei nuovi locali, che ospitano anche l'ufficio espianti e che consentiranno di aggiungere qualche letto in più alla rianimazione, c'è una maggiore garanzia di riservatezza".
"La saletta riservata per i parenti è un progetto che ho inseguito per anni - spiega il primario Fabiano Turetta -. Finalmente, superando la tirannia degli spazi dell'ospedale, siamo riusciti a realizzarla garantendo privacy e dignità sia ai parenti che ai pazienti.
E' importante
- prosegue Turetta - aver ricavato ad esempio uno studio dove i familiari possano parlare con i medici che talvolta hanno il compito non semplice di far comprendere che, nonostante gli sforzi sanitari, non ci sono speranze di sopravvivenza. Ed è importante anche che l'ufficio espianti, chiamato a coordinare la complessa macchina per una eventuale donazione di organi, abbia una sistemazione più funzionale”.

Il reparto di rianimazione di Mestre attualmente conta 11 posti letto, sempre occupati. L'indice di sopravvivenza è del 78% e vi sono ricoverati, oltre ai casi urgenti di traumatizzati, anche pazienti ospedalieri che hanno un decorso postoperatorio molto complicato e che sono sottoposti ad un monitoraggio continuo dei parametri vitali per garantire al massimo la sopravvivenza. E accanto a loro sono sempre presenti i familiari, con le loro ansie e le loro speranze.
Secondo l'esperienza dei medici, la fase più dolorosa è costituita dalle lunghe ore dell'accertamento di morte cerebrale (6 ore per i pazienti adulti, 12 per i bambini da uno a cinque anni, 24 per chi non ha ancora un anno di età). E il momento più complesso è fare accettare la "possibilità" della morte del congiunto ai parenti, "convinti che la tecnologia possa sempre e comunque salvare la vita", spiega il dottor Turetta.

Link al sito dell'Azienda Ulss veneziana

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[Francesca Lorandi]

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