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La notizia è di quelle importanti davvero, e non a caso il primo a pubblicarla è  la prestigiosa rivista scientifica internazionale Nature Biotechnology.
Cellule staminali, paragonabili se non potenzialmente migliori sia delle adulte sia delle embrionali, sono presenti e potrebbero essere ricavate dal liquido amniotico.
Un risultato che farebbe cadere buona parte se non tutte le difficoltà bioetiche legate alla ricerca e all'uso di staminali provenienti dagli embrioni, agglomerato di cellule per qualcuno, già essere umano per altri.

Primo firmatario dell'articolo pubblicato sull'ultimo Nature Biotechnology è un italiano, il giovane ricercatore Paolo De Coppi, autore della ricerca assieme a Anthony Atala, direttore dell'istituto di medicina rigenerativa alla Wake Forest University (Nord Carolina).
Sono loro che, in sette anni di lavoro, sono riusciti ad isolare le nuove cellule staminali dal liquido scartato dopo l'amniocentesi, il test per rilevare eventuali malattie del nascituro.

Soddisfazione intanto, oltre che dai firmatari dell'articolo scientifico, è stata espressa dalla Fondazione Città della Speranza, che in tre anni ha già stanziato 300mila euro per sostenere le ricerche di Paolo De Coppi.
Dice in proposito Stefano Bellon, presidente della Fondazione: "E' un grande risultato anche per la nostra Fondazione, che ha sempre creduto nella ricerca per la soluzione dei problemi di salute. In 12 anni di attività a sostegno della ricerca scientifica questo è il risultato più eclatante, anche perchè apre prospettive non solo nella cura delle malattie oncologiche pediatriche, che è la nostra specializzazione, ma anche per molte patologie dell'adulto".

Si aprono quindi non poche speranze per le cure di medicina rigenerativa, perchè si tratterebbe di cellule che si isolano facilmente, si moltiplicano in fretta raddoppiando in 36 ore e sembrano versatili come quelle dell'embrione. Infatti, si possono trasformare in molti tipi cellulari adulti che poi, sia in vitro che su animali, sono risultati funzionali come normali cellule adulte. Inoltre non richiedono cellule nutrici come guida, non producono tumori, quindi non sono pericolose. ''Si sa da decenni - spiega Atala - che sia la placenta sia il liquido amniotico contengono delle cellule progenitrici derivanti dall'embrione in sviluppo, ma noi ci siamo chiesti se tra queste cellule potessimo catturare anche cellule staminali vere e proprie e la risposta è stata affermativa''. Il team di Atala ha infatti scoperto nel liquido amniotico un piccolo numero di queste nuove staminali, che appaiono a uno stadio intermedio tra le staminali adulte e le embrionali e sembrano più vantaggiose delle une e delle altre.
I ricercatori hanno poi verificato sperimentalmente che le staminali del liquido amniotico possono esser trasformate in laboratorio in molte cellule adulte, corrispondenti a ciascuno dei tre tessuti basilari dell'embrione: cellule muscolari, ossee, sanguigne, nervose, di grasso ed epatiche. Le cellule adulte da esse ottenute sono sane e funzionanti. Per esempio, racconta Atala, le cellule nervose prodotte a partire dalle nuove staminali, impiantate nel cervello di topolini malati, hanno ripopolato le aree cerebrali degenerate. Le cellule ossee hanno ricostruito il tessuto osseo in topi e quelle epatiche si sono dimostrate capaci di produrre urea.

Vi proponiamo di seguito alcune delle reazioni alla scoperta, che ha provocato molta attenzione, perchè potrebbe essere decisiva per la cura di molte patologie, anche se i tempi di una possibile applicazione all'uomo non sono veloci.
Le linee di ricerca sono molte, spiega infatti De Coppi, per esempio la cura delle degenerazioni muscolari e di malformazioni cardiache, ma in particolare si punta all'uso di queste staminali per curare malformazioni diagnosticate in età prenatale. "Non sappiamo quanto esattamente ci vorrà per arrivare alle sperimentazioni cliniche ma è immaginabile che inizino nel giro di cinque anni e già oggi in Usa, dopo il nostro lavoro, ditte private si stanno muovendo verso la creazione di banche del liquido amniotico da usare sia per uso autogeno sia per trapianto allogenico".

Del resto non mancano anche qualche perplessità, o cautela quantomeno.
Secondo Robert Lanza, capo degli scienziati della società di ricerche sulle staminali Advanced Cell Technology "le staminali dal liquido amniotico possono certamente generare un ampio ventaglio di importanti tipi di cellule (nel corpo umano ce ne sono circa 220 tipi diversi), ma non possono fare così tante cose quanto le cellule staminali embrionali".
Più secco risulta il commento del prof. Roberto Colombo, Direttore del Laboratorio di Biologia Molecolare e Genetica Umana, dell'Universita' Cattolica di Milano: "Il prelievo di liquido amniotico, ed ancor piu' la biopsia dei villi coriali, è una procedura non esente da problemi deontologici, etici e medico-legali. Il rischio di danneggiare il feto durante le manovre richieste o di provocarne l'aborto non è trascurabile, e cresce con il dimunuire dell'età gestazionale in cui vengono eseguiti il prelievo del liquido amniotico e la biopsia dei villi coriali. La proposta applicabilità generale di questa via per ottenere cellule staminali autologhe a disposizione del nascituro nel corso della sua vita o donabili ad altri soggetti, ed ancor più nel caso di ricerche non direttamente terapeutiche - aggiunge il prof. Colombo - deve essere attentamente valutata tenuto conto del rischio per la salute e la vita del feto che essa comporta".

Ne stiamo anche parlando in questo messaggio del forum.

INFO:

Il sito della rivista Nature Biotechnology

Sulle staminali vedi lo speciale che abbiamo curato in proposito.

Vedi inoltre i seguenti articoli:
DISTROFIA, LA CURA NON E’ PIU’ UN MIRAGGIO

TERAPIA GENICA: LA RICERCA TELETHON E' 'AVANTI'

STAMINALI CONTRO L'ALZHEIMER: LA RICERCA PUO'CONTARE SU UN NUOVO LABORATORIO

Fondazione Città della speranza
Dipartimento di Pediatria Clinica di Oncoematologia Pediatrica
Via Giustiniani, 335129 Padova
Telefono 049 821 8033
Telefax 049 836 4317


[Alberto Friso]

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