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Non saranno in grado di curare tutte le malattie neurologiche, ma sicuramente le cellule staminali rappresentano un'arma efficace da affiancare alle attuali cure.
Sembra questo il futuro dell'impiego delle staminali nel campo delle neuroscienze, secondo quanto è emerso dall'ultimo congresso della Sin (Società italiana di neurologia).
"Ci sono patologie che prevedono una sostituzione di  cellule nervose specializzate, localizzate in un'area del cervello, come la Corea di Huntington o la malattia di Parkinson", sostiene Giovanni Mancardi, direttore della Clinica Neurologica dell'Università di Genova. "In queste condizioni patologiche - prosegue - l'impiego delle staminali è sicuramente ipotizzabile, ed esistono già studi sperimentali condotti su topi che dovranno comunque essere corrobati da ulteriori osservazioni, oltre che ovviamente da trial sull'uomo".

Sembra impossibile, però, un'applicazione del trattamento con le cellule staminali nella malattia di Alzheimer: pur trattandosi di una patologia degenerativa, le alterazioni cellulari interessano l'intera corteccia cerebrale e si manifestano progressivamente. Ed è difficile pensare di sostituire tutte le cellule malate con immissioni ripetute nel corso degli anni.

Speranze invece per chi soffre di Parkinson. E' stato infatti osservato che le staminali ottenute da embrioni umani possono non solo trasformarsi in neuroni, le comuni cellule nervose, ma addirittura "specializzarsi" e arrivare a produrre dipamina, sostanza carente in chi soffre di Parkinson. Questa scoperta permette di puntare a ricerche su animali e poi sull'uomo.

Ma non è finita. Buone notizie anche per il trattamento delle distrofia muscolare di Duchenne, e più in generale delle miopatie. Alcuni ricercatori del Policlinico di Milano sono riusciti a "specializzare" in laboratorio alcune cellule staminali fino a renderle in grado di produrre la distrofina, cioè la sostanza che manca a chi è colpito dalla malattia

Il futuro
Per quanto riguarda la possibilità di impiegare le staminali adulte per autotrapianto oppure le embrionali, occorre sperimentare a livello policlinico sia le une che le altre, valutare nei singoli casi quali siano che funzionano meglio e vedere quale impiego futuro potranno avere nell'uomo. Di certo la scienza punta molto su questa strada, visto che è ormai chiaro che le cellule staminali possono avere un'attività diretta sul sistema immunitario, utile nel trattamento della sclerosi multipla, e anche proteggere le cellule nervose alterate agendo come "meccanici" riparatori dei difetti patologici.
Tuttavia, per ora, sono ancora informazioni sperimentali e di certo non saranno trasferibili all'uomo in breve tempo.

Per saperne di più vedi il sito Neurologyonline

Ospedale San Raffaele Milano

Sito della Sin - Società italiana di neurologia

LE CELLULE STAMINALI NEL TRATTAMENTO DELLE MIELOLESIONI

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[Francesca Lorandi]

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