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medico di spalle con stetoscopio in manoLa scoperta apre alla possibilità di potenziali terapie a integrazione delle attuali cure con antidolorifici

Le cifre del dolore cronico  sono allarmanti, e ci parlano di circa 15 milioni di italiani affetti da questo problema. Oggi qualcosa potrebbe cambiare, come documentato da uno studio realizzato dall'Università di Bordeaux e dall'Università di Stoccolma e recentemente pubblicato sulla rivista Embo Journal che lascia ben sperare su possibili novità nel trattamento del dolore cronico.

Il dolore cronico è scatenato da alterazioni che si vengono ad innescare a livello di comunicazione all'interno dei neuroni,  modificando e quindi compromettendo i corretti segnali nervosi dal midollo spinale al cervello. Lo studio ha dimostrato, sui ratti, che queste alterazioni sono riconducibili a una ben identificata proteina, denominata 14-3-3zeta. Secondo quanto osservato nei laboratori delle Università di Stoccolma e Bordeaux, i livelli di questa proteina, che normalmente si trova nell'organismo, sarebbero in eccedenza nel caso in cui si riscontra il dolore cronico.

Ma come agisce la proteina? Si tratta di una azione che si insinua nella fase di comunicazione di due unità del recettore Gabab il quale, bersaglio di questa azione disturbativa, non è in grado di attivare il corretto meccanismo fisiologico utile a far diminuire il dolore. Si tratta di una scoperta importante, resa possibile da tecniche di microscopia, che ha anche permesso di sperimentare una possibile soluzione a questo disfunzionamento. I ricercatori sono infatti stati in grado di intervenire in parte su questi meccanismi, riuscendo a ridurre il dolore cronico iniettando nella cavie un peptide in grado di annientare la molecola, o un segmento di Rna per bloccare il processo innescato.
Va ricordato che i risultati riguardano una sperimentazione avvenuta su ratti, ma la strada segnata sembra quella giusta. Se i risultati venisse confermati, potrebbe infatti aprirsi un nuovo segmento nella cura del dolore cronico, cambiando così la vita di moltissime persone.

Il dolore cronico è infatti una condizione che riguarda circa sei italiani su dieci. In Italia esiste la legge 38/20120 inerente le tematiche del dolore cronico e dell'accesso alla terapia antalgica, che però ancora troppo spesso non viene applicata. Stando ai numeri, infatti, circa l'11% di coloro i quali soffrono di dolore cronico, non si sottopone e quindi riceve una adeguata terapia.  La speranza, quindi, è che le scoperte in ambito scientifico, contribuendo a un sensibile miglioramento terapeutico, riescano anche ad andare di pari passo con una maggiore sensibilità verso la cultura del sollievo e lo sviluppo di una maggiore attenzione alla pratica della assistenza domiciliare.


Per approfondire:

Il testo dello studio su Nature

LINEE GUIDA SULLA TERAPIA DEL DOLORE


IN DISABILI.COM:

TERAPIA DEL DOLORE, IN 15 OSPEDALI D'ITALIA PARTE LA CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE



Redazione



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