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craig ewertIl video shock ha spaccato in due le coscienze di tutto il Mondo

Lo scorso 10 dicembre il canale televisivo satellitare inglese Sky Real Lives ha mandato in onda il filamto dal titolo "Right to Die?" (diritto di morire?)che documenta il viaggio di Craig Ewert, 59enne ex professore universitario del Yorkshire (nord Inghilterra), da anni affetto da sclerosi laterale amiotrofica, partito per la Svizzera alla ricerca di una "dolce morte".

"Questo è un viaggio che tutti dobbiamo compiere un giorno o un altro. Spero che non sia causa di dolore per coloro che mi amano" racconta Craig dalla clinica di Zurigo, mentre sullo schermo scorrono immagini della sua vita. Poi l'ultimo saluto, con un bacio, alla moglie. Ad Ewert viene dato un liquido con l’avvertenza che bevendolo morirà . Beve con una cannuccia rosa; poi chiede del succo di mela e un po' di musica. Prima di chiudere gli occhi, l’ultima parola: "grazie".

Pubblichiamo la lettera di Mario Melazzini, presidente nazionale dell’AISLA, in merito al documentari.

La messa in onda del 10 dicembre sul canale televisivo satellitare inglese Sky Real Lives del documentario inerente alla triste conclusione della vita del Professor Craig Ewert, un malato di sclerosi laterale amiotrofica (SLA) inglese ricorso al suicidio assistito* in Svizzera, è sicuramente un fatto meritevole di alcune considerazioni. È impossibile, infatti, non pensare alle inevitabili conseguenze che tale filmato potrebbe innescare nell’opinione pubblica e, in particolare, nella comunità dei malati di SLA e delle loro famiglie che vive nel nostro Paese.

Ribadendo ancora una volta la legittima libertà e il diritto di ogni persona, vogliamo nel contempo sottolineare come proprio tale libertà , per poter essere reale, autentica e soprattutto consapevole, debba essere figlia di un’informazione corretta, completa ed esaustiva.

Il video riguardante il caso del malato inglese, infatti, rischia di dare una visione di parte e incompleta relativamente alla gestione dei casi in cui una malattia - come avviene anche per la sclerosi laterale amiotrofica - rende il corpo inabile nelle sue funzioni risparmiando però l’intelletto di chi ne viene colpito.

Ci pare doveroso segnalare che nel nostro Paese esistono diversi malati di SLA che, trovandosi nelle medesime condizioni del Professor Ewert, hanno compiuto coraggiosamente scelte diverse. Queste persone sono una preziosa testimonianza vivente di come, se adeguatamente assistiti e presi in carico, con la SLA si possa continuare a vivere. Forse non tutti ne sono ancora adeguatamente informati, ma esistono ausili tecnologici che consentono a chi lo desidera di poter continuare a comunicare, muoversi, respirare e nutrirsi. Esistono, a livello nazionale e regionale, misure legislative, fiscali, economiche, sociali, socio-assistenziali di supporto e in risposta ai bisogni quotidiani di ammalati e familiari.

AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica) ONLUS ha tra i suoi obiettivi statutari quello di sforzarsi continuamente di fornire un’informazione sempre più diffusa e capillare su tali possibilità . Auspichiamo che i mass media nazionali, nell’ottica di un’autentica e doverosa completezza di informazione - un altro diritto a nostro giudizio sacrosanto di tutti cittadini - dedichino uno spazio adeguato anche agli strumenti che possono contribuire a far mantenere una qualità di vita accettabile ai malati di SLA, consentendo loro di essere pienamente liberi di vivere, seppur nelle indubbie difficoltà quotidiane generate dalla malattia. Finora, oggettivamente, ciò purtroppo non sempre è avvenuto.

E AISLA è pronta, fin da subito, a fare la propria parte in questa importante battaglia di civiltà .

Milano, 15 dicembre 2008

Mario Melazzini

Presidente Nazionale AISLA Onlus

* Si parla di suicidio assistito quando il medico si limita a fornire un farmaco mortale al paziente in fase terminale. A quest’ultimo spetta poi l’autosomministrazione. Attualmente esso è legale nei Paesi Bassi (dal 2001), in Germania, se il malato è capace di intendere e volere e ne fa richiesta esplicita e in Svizzera, se chi aiuta il suicida non lo fa per motivi «egoistici» che gli portino un vantaggio, quale ad esempio un’eredità . Nella Confederazione Elvetica ad occuparsi del suicidio assistito sono associazioni private quali Exit e Dignitas e ad esso segue obbligatoriamente un’inchiesta del Procuratore. Il suicidio assistito è stato depenalizzato in Spagna e Svezia.

Link al video

INFO:

AISLA - Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica

Il sito di Sky Real Lives

Abbiamo parlato di eutanasia/sucidio assistio anche in:

IGNAZIO MARINO INTERVIENE IN AULA SUL CONFLITTO DI ATTRIBUZIONE PER LA SENTENZA ENGLARO

"FACCIAMO SILENZIO E RISPETTIAMO ELUANA"

"CIAO ELUANA, GRAZIE AI TUOI GENITORI E AL GIUDICE DI MILANO"

[Redazione]

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