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L’obbligo della partita IVA per le associazioni mette a rischio la tenuta delle realtà del mondo del volontariato e del no profit, già colpito duramente durante la pandemia

Aumentano le adesioni alla protesta del Forum del Terzo settore e di diverse Federazioni e Associazioni di volontariato che chiedono una modifica della Legge di Bilancio: ad essere sotto la lente d’ingrandimento, l'articolo 108, che darebbe il colpo fatale a un settore già gravemente colpito dalla pandemia, introducendo l’obbligo di dotarsi di partita IVA anche per le associazioni di volontariato. Forte il No da parte del Terzo Settore, che ne chiede la cancellazione.

In sostanza, la novità prevede che anche le associazioni del no profit debbano essere identificate come soggetti a regime IVA. Questo perché la normativa italiana deve adeguarsi a quella europea, e superare la procedura di infrazione n. 2008/2010: l’Europa, infatti, ha contestato all’Italia le norme che violerebbero gli obblighi comunitari in materia di IVA per quel che riguarda la cessione di beni.

Per fare ciò nella Legge di Bilancio presentata dal Governo, l’articolo 108stabilisceil passaggio dal regime di esclusione Iva al regime di esenzione per i servizi prestati e i beni ceduti dagli Enti del terzo Settore nei confronti dei propri soci.Cosa significa? Che anche per le associazioni viene introdottol’obbligo di rispettare gli adempimenti fiscali in materia di IVA, con la conseguente necessità di gestire la contabilità, come fanno le imprese, pur non svolgendo attività commerciale.

Nella miriade di piccole associazioni questa novità può rappresentare una vera e propria stangata: molte di loro sarebbero obbligate ad aprire la partita iva con nuovi oneri, nuovi costi e nuovi adempimenti burocratici. Quante di loro riusciranno a sopravvivere con questi nuovi costi? In molti lanciano l’allarme: dietro l’angolo ci potrebbe essere la chiusura per gran parte del di queste realtà, che si basano sull'impegno gratuito di milioni di persone, e che da sole forniscono una importantissima serie di servizi fondamentali nel nostro tessuto sociale, ancor più in questi tempi difficili.

Antonella Falugiani, Presidente di CoorDown, tra gli aderenti alla protesta, dichiara: "Chiediamo che l'articolo 108 della Legge di Bilancio venga eliminato, facciamo appello al Governo e al Parlamento affinché apportino le modifiche necessarie per non compromettere il futuro di decine e decine di realtà di volontariato e di promozione sociale che garantiscono la difesa dei diritti delle persone con sindrome di Down, che realizzano da Nord a Sud del nostro Paese progetti di inclusione e supporto. La pandemia e la crisi economica hanno prodotto effetti gravissimi per le associazioni, la sopravvivenza del volontariato è a rischio, non possiamo permettere che siano i più fragili a pagare e a perdere il sostegno fondamentale che hanno ricevuto finora". 

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