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Non è un'udienza come le altre, è un'udienza diversa.
Sul banco degli imputati c'è la società colpevole di non aver trovato ancora un modo per convivere con un problema più diffuso di quanto si creda, la disabilità.
Mascherata da pietismo o ignorata, per un giorno questa tematica è stata protagonista di un processo pubblico.
Il tribunale dei disabili, per la prima volta in Veneto dalla sua costituzione, ha esaminato tre casi, intenzionalmente nessuno a carattere regionale.
All'attenzione dell'aula sono stati proposti i casi di un ragazzino che ha bisogno di cure, ma la Asl a cui appartiene non è attrezzata a fornirle, quello di un'infermiera impiegata in un reparto di malattie particolari, che, rimasta incinta, scopre che la bimba che aspetta ha problemi di disabilità. 
E quello di un lavoratore disabile , che non può arrivare al lavoro con i mezzi pubblici.
Tre situazioni emblematiche, ascoltate da un pubblico attento composto da famiglie, ma anche da tanti volontari appartenenti a quel plotone silenzioso di persone che lavora con l'handicap, e da molti magistrati di prima linea che hanno offerto la propria immagine per un'azione di sensibilizzazione di cui c'è ancora bisogno, soprattutto nel Meridione di Italia.
Tra loro c'era il procuratore della Repubblica di Palermo Pietro Grasso, un uomo abituato a lottare con problemi di mafia e ritornato a vestire i panni del giudice in questo tribunale sociale.
"Questa esperienza - ha dichiarato Grasso - mi arricchisce sotto il profilo di una maggiore sensibilità al problema.
Spero di diffondere questo mio sentimento alle Amministrazioni pubbliche e a tutti coloro che dovrebbero essere più sensibili verso le problematiche della disabilità"
.
Sul fronte legislativo la Camera dei Deputati ha accolto la proposta di istituire la figura "dell'amministratore di sostegno" nei casi di interdizione.
Ma anche la tutela legale non basta. E' lo stesso presidente del Tribunale dei diritti dei disabili, Pietro Calabrò, che è anche magistrato a Monza, a ricordare che nel suo tribunale spesso gli capita di celebrare le cause di interdizione in piazza, perchè per un disabile è impossibile accedere agli uffici di Palazzo di Giustizia.
Le barriere più difficili da abbattere rimangono quelle culturali e a questo servono iniziative come questa.

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