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Giornata di sciopero nazionale, ieri, per i dipendenti dell'Anffas, l'associazione nazionale famiglie di disabili intellettivi e relazionali.
Una protesta che sembra clamorosa, finchè non si entra nel merito della questione. I numeri di adesione che si registrano per l'agitazione, almeno da indicazioni che vengono da più province, è senz'altro molto alto.
La difficoltà è il rinnovo del contratto: i lavoratori, da circa 30 mesi, chiedono un aumento di 100 euro lordi al mese, ma la controparte non va oltre i 40 euro per gli anni 2004 e 2005. Più una promessa di 47 euro per l'anno 2006. "Sembra relativamente vicino alla richiesta, ma in realtà invade la contrattazione del biennio successivo. Qui si sta parlando dell'accordo, che manca, per gli anni 2004 e 2005" ha puntualizzato Luca Finazzi, Segretario Generale Funzione Pubblica CGIL Padova, all'incontro pubblico e alla presenza di un folto gruppo di lavoratori Anffas della provincia. Che rincalza: "La terza tranche poi verrebbe sospesa dalle strutture Anffas che si trovassero in difficoltà economica nel corrisponderla. Cioè quasi tutte".

Non manca un filo di imbarazzo, perchè non si è di fronte a un qualsiasi datore di lavoro, ma a un'associazione di familiari di disabili intellettivi.
E d'altra parte la situazione è grave, con i 30 mesi di attesa che pesano come un macigno sulle rivendicazioni degli operatori. La disponibilità a sedersi attorno a un tavolo resta inalterata: la preoccupazione dell'abbassamento della qualità della prestazione però non manca. Ed è tra i primi motivi dell'agitazione.
L'intervento di un rappresentante delle famiglie dei disabili, nel corso dell'incontro di Padova, rende l'idea: "conosciamo l'amore che questi lavoratori danno ai nostri ragazzi. Avete la nostra piena solidarietà".
Polemiche invece ha suscitato la reazione dell'Anffas, che si è appellata al servizio minimo essenziale che avrebbe dovuto essere garantito nelle varie strutture. E che ha spinto l'associazione a precettare alcuni lavoratori. "Ma non tutti hanno accettato - spiega Finazzi - perchè il servizio minimo essenziale è previsto per legge solo per le strutture residenziali, come accade anche in campo sanitario normalmente. Quindi non è valido per i Ceod: il datore di lavoro, chiunque esso sia, non può unilateralmente precettare dei dipendenti".
Da parte sua l'Anffas ricorda come il rinnovo contrattuale dipenda indissolubilmente dalle entrate previste dalle convenzioni con le Ulss competenti, che a loro volta soffrono della diminuzione dei trasferimenti dei fondi alle regioni, dopo l'ultima finanziaria.

La conclusione, su cui non si può che essere d'accordo, la lasciamo al commento del Presidente dell’Anffas-Onlus di Salerno Salvatore Parisi, che dice: "Mi auguro che si possa addivenire a soluzioni di mediazione che coniughino da un lato i diritti dei lavoratori e, dall’altro, la continuità assistenziale per i disabili intellettivi e relazionali”.

INFO:

Il sito nazionale dell'ANFFAS

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[Alberto Friso]

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