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Il Congresso di Madrid del marzo 2002 ha proclamato il 2003 Anno Europeo delle Persone Disabili al fine di diffondere la conoscenza dei diritti dei 50 milioni di cittadini europei diversabili.
E' stato affermato che la disabilità è una questione che riguarda i diritti umani.
Il primo articolo della dichiarazione Universale dei Diritti Umani afferma: "tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti".
Sappiamo come oggi i diritti delle persone disabili siano troppo spesso calpestati.
Per raggiungere la meta dell'uguaglianza, tutte le comunità devono celebrare la "cultura della diversità", ed assicurarsi che le persone disabili possano godere di tutti i tipi di diritti umani, civili, sociali, politici economici e culturali riconosciuti da tutte le Costituzioni nazionali.
L'Unione Europea ha fatto molti passi in avanti, evolvendo da una filosofia paternalistica basata in gran parte sulla compassione verso le persone disabili, considerate incapaci di autonomia e difesa, ad un approccio che permette loro di partecipare a pieno titolo alla vita sociale e che consente loro di prendere le proprie decisioni.
I disabili stessi rivendicano le stesse opportunità di accesso alle risorse sociali, come il lavoro, l'educazione scolastica e professionale, la formazione alle nuove tecnologie, i servizi sociali e sanitari, lo sport e il tempo libero.
Purtroppo la discriminazione verso le persone disabili dipende molto spesso dai pregiudizi che la società crea nei loro confronti, ma sempre più spesso è causata dalla lunga "dimenticanza" da parte delle istituzioni, e ciò ha permesso il crearsi di barriere ambientali e sociali che impediscono ai disabili di avere un ruolo attivo nella vita pubblica.
La Carta dei diritti Fondamentali riconosce che affinché i disabili abbiano pari opportunità il diritto a non essere discriminato deve essere accompagnato dal diritto a ricevere sostegno e assistenza.
Questo il principio fondamentale affermato dal congresso di Madrid.

La nuova concezione contro la compassione

Bisogna abbandonare l'idea che le persone disabili vadano trattate con compassione e prendere coscienza dei disabili come persone aventi dei diritti.
Occorre abbandonare l'idea di disabili come ammalati e prendere coscienza dei disabili come cittadini indipendenti e consumatori.
Deve essere abbandonata la mentalità per cui i professionisti socio-sanitari prendono le decisioni a nome dei disabili e prendere coscienza delle decisioni e delle responsabilità degli stessi disabili per le questioni che li riguardano.
Abbandonare l'attenzione ai deficit individuali e prendere coscienza dell'eliminazione delle barriere, della creazione di norme sociali e politiche, e dell'accessibilità alla cultura e all'ambiente circostante.

Occorre modificare l'abitudine ad etichettare le persone disabili come dipendenti, incapaci di lavorare e prendere coscienza delle loro capacità e fornire i mezzi di sostegno appropriati.

Dobbiamo cambiare la convinzione che le scelte politiche ed economiche siano concepite per il beneficio di pochi e pensare ad un mondo flessibile disegnato ad uso di tutti.

Le culture di segregazione nell'ambito educativo, lavorativo e nelle altre sfere della vita vanno sostituite con le culture della integrazione dei disabili nelle strutture normali rispettando la diversità di ognuno.

Infine bisogna diffondere la convinzione che la politica per la disabilità non sia materia di un solo ministero o assessorato ma  riguarda l'intero governo in un'ottica interdisciplinare.

Se si mettono in pratica queste nuove strategie ne trarranno beneficio non solo le persone disabili ma tutta la società.
Una società che esclude ed emargina parte dei suoi cittadini è una società impoverita e discriminante.

Ogni azione volta a migliorare la qualità della vita dei disabili si rivela utile alla creazione di un mondo alla portata di tutti, un mondo più civile e rispettoso dei diritti di tutti e di ognuno, un mondo più giusto.

La scommessa riguarda tutti: singoli ed istituzioni, tutti si devono attivare prima cambiando l'atteggiamento discriminatorio e dopo attivandosi con l'adozione di misure di sostegno per promuovere la vita indipendente dei cittadini disabili.

Un ruolo determinante devono avere le Autorità locali, (Comuni, Provincia ecc.) mediante la integrazione delle politiche locali e comunitarie, ivi incluso l'istruzione, il lavoro, l'abitazione, i trasporti, la salute ed i servizi sociali, tenendo conto della diversità dei bisogni delle persone disabili, e soprattutto degli anziani, donne ed immigrati.

Gli amministratori locali dovranno progettare dei piani di azione locali  in collaborazione con i rappresentanti delle associazioni dei disabili il cui apporto è determinante perché essi sono portatori di conoscenze specifiche che sono indispensabili per offrire dei servizi efficaci.
La scommessa si può vincere, ognuno di noi può fare qualcosa!

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