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Ad aprire le danze sulla legge Basaglia è stata una dichiarazione del ministro della Salute Francesco Storace: "Credo che sia giunta l'ora di mettere mano alla legge 180, perché si tratta di dare una prospettiva di sicurezza alle famiglie. Non metto in discussione l'impalcatura della legge, probabilmente ci sono cose che trent'anni dopo vanno ridiscusse".

La prospettiva di mettere in discussione la legge ha sollevato un polverone che non si è ancora sopito, e che ha messo in allarme le associazioni di settore. Sulla vicenda riceviamo ora un commento dal Forum Nazionale della Salute Mentale, che sarà impegnato dal 2 al 4 febbraio nella terza convocazione nazionale, a Milano.

Prima di passare a degli stralci del comunicato, per completezza riportiamo alcuni interventi di altri autorevoli rappresentanti di enti e associazioni che si occupano di salute mentale. Anche qui prevalgono le voci contrarie all'eventualità di modifiche, tra cui quella del presidente della Società italiana di psichiatria (Sip) Carmine Munizza, che ha dichiarato: "Bisogna sicuramente migliorare la qualità dei servizi; questo, però, non lo si fa toccando la legge, bensì stabilendo un nuovo progetto-obiettivo".
E' d'accordo il presidente onorario dell'Unasam (Unione nazionale delle associazioni per la salute mentale) Ernesto Muggia, che afferma: "si tratta di una stupidaggine soprattutto a un mese dalla scadenza delle Camere, solo una manovra elettorale".
Fuori dal coro l'Arap (Associazione per la riforma dell'assistenza psichiatrica) con Emilio Covino, che dice: "La legge 180 secondo i familiari dei malati ha spesso lasciato nell'abbandono i malati stessi e le famiglie, aprendo così la strada ad una ridda di violenze che ha prodotto, a tutt'oggi, varie migliaia di vittime tra i congiunti dei malati e molte centinaia di suicidi tra i malati stessi".

E veniamo alla dichiarazione del Forum Nazionale della Salute Mentale, di cui riportiamo ampi stralci:

Non è possibile abbassare la guardia e, malgrado il Forum non sia nato per difendere la 180, la difenderemo di nuovo, vista l'insistenza dei parlamentari in cerca di visibilità in prossimità delle elezioni e dato che l'attenzione dedicata alla salute mentale dai media e dagli opinionisti sembra ridursi solo alla questione della Legge.

Eppure da tempo i gruppi, le associazioni dei familiari e gli operatori avevano smesso di accettare come terreno di confronto e di scontro la legge, per ripartire da uno sguardo critico e autocritico su quanto finora non si è fatto o si è fatto in modo parziale, approssimativo, riduttivo o distorto.
La strategia e lo scopo del Forum restano la ricerca, la diffusione e il radicamento delle "buone pratiche". In questa direzione va la scelta di rendere visibili sia gli innumerevoli percorsi di guarigione e di successo, di benessere e di emancipazione che oggi sono possibili per chi affronta il disturbo mentale, sia la denuncia di quanto accade in molte situazioni. Perché il riconoscimento di quanto è realizzabile oggi grazie alle radicali innovazioni conseguiti alla 180, non dev'essere negoziato con l'abbassamento dello sguardo critico su ciò che avviene in troppi luoghi.

E' però evidente che le diverse forme di autonomia regionale hanno prodotto venti diversi sistemi sanitari, con le relative differenti organizzazioni. Ciò rende sempre più diseguale e precario il concreto diritto alla cura per le persone con disturbo mentale. Sono drammaticamente difformi le risorse impegnate, i percorsi terapeutici, le concrete opportunità abilitative, formative e di inserimento lavorativo, gli stessi servizi attivi sul territorio. Di conseguenza, per fare un esempio, il ricorso al trattamento sanitario obbligatorio e al ricovero trova spesso forme di attuazione dannose, tardive, burocratiche, inutilmente violente e lesive dei più elementari diritti.
E se la media nazionale dei TSO si attesta sui tre ogni diecimila abitanti, vi sono aree dove il tasso triplica e altre dove si riduce di 1/5.

In Sicilia, ma in misura diversa per qualità e quantità in molte altre Regioni, sono numerosissime e tendono a crescere a dismisura le così dette strutture residenziali, chiamate comunità terapeutiche assistite (CTA), con fino a 40 posti letto, con costi elevatissimi per le aziende sanitarie, gestite dal privato sia mercantile che no-profit e svincolate dal sistema operativo dei dipartimenti di salute mentale. E fonte di cronicizzazione, esclusione e deriva sociale.

In questo quadro è stata scelta all'unanimità la Lombardia come sede della 3° conferenza.

Lombardia come esemplare non solo dell'imbarazzante dissociazione fra teorie e pratiche, ma anche del progressivo dissolvimento di ogni sensata azione di governo delle politiche per la salute mentale: si sta distruggendo quanto in vent'anni si era faticosamente cercato di costruire. Le scelte regionali e i piani sanitari lombardi rimandano a forme organizzative che riproducono istituzionalizzazione, frammentano i servizi, separano l'intervento psichiatrico dai problemi contestuali, esistenziali e sociali, impedendo la centralità, la cittadinanza, l'integrazione e l'emancipazione delle persone.

INFO:

Scarica qui il testo della legge 180

Vedi il sito del Forum Nazionale Salute Mentale e il programma dell'appuntamento del 2-4 febbraio.

Il portale della Società italiana di psichiatria (Sip)

Il sito dell'Unasam (Unione nazionale delle associazioni per la salute mentale)

Il sito dell'Arap (Associazione per la riforma dell'assistenza psichiatrica)

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[Alberto Friso]

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