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Simona PetacciaSono migliaia i disabili italiani laureati e specializzati, ma le aziende preferiscono pagare una multa piuttosto che assumerli

Simona Petaccia è una giornalista ed è presidente della onlus Diritti Diretti, con la quale sostiene iniziative volte a garantire eguaglianza e dignità ai cittadini del nostro Paese. Simona ha una disabilità motoria e, pur essendo laureata e specializzata conosce bene le difficoltà che le persone disabili incontrano nel mondo del lavoro. Per questo si impegna in prima persona a promuovere la cultura dell’inclusione lavorativa e l’abbandono della cultura assistenzialistica, che in Italia regna sovrana.
Abbiamo intervistato Simona per capire con lei qual è la situazione lavorativa dei disabili italiani e per conoscere le sue esperienze e il suo impegno diretto.

Simona, hai recentemente preso parte al convegno nazionale Oltre l'Orizzonte per chiarire la situazione circa l'occupazione lavorativa delle persone con disabilità . Qual è la reale situazione attuale? Perché i disabili italiani sono disoccupati?

Ci sono 100mila posti di lavoro riservati ai disabili in Italia, ma il 66% dei cosiddetti diversamente abili è disoccupato. Ciò accade perché le aziende preferiscono pagare le multe piuttosto che assumere disabili. È quanto è emerso dalla ricerca ISTAT La disabilità in Italia, così il mio intervento ha sottolineato la necessità di abbandonare l’attuale cultura €˜assistenzialistica‑¬ e di far capire ai datori di lavoro pubblici e privati che le norme vigenti non sono un’imposizione da combattere, ma offrono loro la possibilità di avvalersi di specialisti e, contemporaneamente, approfittare dei vantaggi fiscali e contributivi. Pertanto, ho voluto rivolgermi agli imprenditori e non agli uomini. Questo perché la cultura €˜assistenzialista‑¬ dell’inserimento lavorativo dei disabili ha minato e mina la giusta informazione che deve esserci sull’attuale livello culturale e professionale dei disabili, oltre che sui vantaggi fiscali e contributivi legati alla loro assunzione.

Quali pensi siano le azioni realmente utili per cambiare questa situazione?

Molti addetti ai lavori parlano ancora di €˜Formazione dei disabili‑¬. Con il mio intervento, invece, ho cercato di dimostrare che ora serve una €˜Formazione ai manager pubblici/privati‑¬ affinché il cerchio si chiuda dato che nessuno sa (o si finge di non saperlo!) che migliaia di disabili italiani si sono già laureati e specializzati. Per assurdo, a me è capitato di sentirmi dire: €˜Lei è troppo qualificata per questo posto di lavoro!‑¬.

Attualmente sei disoccupata, ma hai fatto molte esperienze lavorative. Hai mai vissuto in prima persona esperienze di discriminazione sul lavoro?

Discriminazione quasi mai, ignoranza quasi sempre. Mi spiego: È inutile negare che il corpo è il nostro primo biglietto da visita nella vita e che il mio è arricchito da 4 ruote. A parte qualche caso, nel quotidiano, credo che molti considerino ancora le persone con disabilità come individui da compatire e questo fa sì che i disabili debbano impegnarsi il doppio dei normodotati nel fare comprendere la propria professionalità . Io parto sempre dal presupposto che nei manager ci sia buona fede e mi adopero col sorriso affinché si abbatta questo muro d’ignoranza. Il mio Curriculum Vitae dimostra che spesso ci sono riuscita. Non sempre, però, questo è possibile. Attualmente, ad esempio, sono passata alle vie legali perché, dopo essere risultata idonea a una selezione pubblica, l’ente che ha bandito il concorso non ha applicato le relative quote di riserva. Ai giudici l’ardua sentenza‑¬¦

Quando e perché hai deciso di metterti in gioco in prima persona nel sostenere i diritti dei disabili italiani?

Nella tua domanda c’è un errore fondamentale, scusami. Diritti Diretti è aperta a tutti, non solo ai disabili. Questo perché, credo che chi non voglia essere escluso non debba escludere. La nostra onlus mira a essere il punto di riferimento di chi crede che la carità debba essere rimpiazzata da diritti concretizzati‑¬¦ non solo scritti sulla carta. Per questo, opera a favore delle categorie svantaggiate per condizioni fisiche, psichiche, economiche, sociali o familiari (anziani, minori, persone con disabilità temporanea o permanente, famiglie con passeggini, donne in stato di gravidanza, individui con esigenze dietetiche e/o con problemi di allergie ecc.). Il suo obiettivo? Contrastare la diffusione di pregiudizi o stereotipi e incoraggiare la presa di coscienza delle abilità degli svantaggiati e del loro contributo sociale. "It's up to you!", cioè: "Dipende da te!". Su questa convinzione è nata Diritti Diretti Onlus. Questo perché i soci fondatori credono che chi pensa che non è giusto e resta a guardare è, allo stesso modo, responsabile di ciò che accade.

Per info:
Simona Petaccia


Diritti Diretti

www.dirittidiretti.it

info@dirittidiretti.it

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