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"L'altra metà del lavoro", in Italia, sono 9 milioni e 200 mila donne che ogni giorno svolgono la loro professione con impegno, spesso senza tralasciare la cura della casa e della famiglia, superando piccole difficoltà e scontrandosi sempre più frequentemente con la grave realtà dell'infortunio sul lavoro.
Un problema sottovalutato, minimizzato.
Anche se spesso rischia di assumere le vesti di un trauma che coinvolge la sfera psico fisica e familiare della donna. Cause, la mancanza di comprensione, di supporto, di sostegno.
L'ANMIL - Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi del Lavoro - da tempo è impegnata a sensibilizzare l'opinione pubblica su questo problema, e quest'anno lo fa con una nuova iniziativa, "L'altra metà del lavoro", un Concorso nazionale dove il mondo delle arti visive sarà oggetto di coinvolgimento sociale sul ruolo delle donne nel mondo del lavoro.

Sono 1.400 le persone che ogni anno in Italia perdono la vita a causa del lavoro: di queste, 118 sono donne. Una dato che si colloca al di sopra della media europea. Senza prendere i considerazioni questi casi estremi, gli infortuni sul lavoro possono creare traumi comunque molto gravi.
I fatti parlano chiaro: un'inchiesta condotta nel 2003 dall'ANMIL rivela che nell'area del Nord Ovest del Paese, tra le donne di età inferiore ai 50 anni, si opera una forte spinta al licenziamento, con punte superiori al 40% di abbandono del lavoro dopo un infortunio; oltre i 50 anni risulta che oltre 6 donne su 10 smettono completamente di lavorare; e quelle che continuano, cambiano datore di lavoro almeno in 4 casi su 10.
Molte sono le donne infortunate che, nel periodo di re-impatto con il lavoro, vivono uno stato d'animo di angoscia e di ansia: situazioni che creano una ricaduta grave sulla vita familiare e che comportano troppo spesso l'abbandono da parte del partner, o addirittura la separazione e il divorzio. Perchè quello dell'infortunio sul lavoro è un trauma che la donna vive con ritmi e modalità diverse rispetto all'uomo.

Una situazione che rischia di essere sottovalutata, minimizzata. La Commissione europea stessa se ne è accorta, esprimendo un parere molto critico circa il piano di azione 2002-2006 sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro: infatti, "gli uomini sono più frequentemente vittime di gravi infortuni mentre, al contrario, le donne soffrono, a più lungo termine, di malattie o disturbi dovuti al lavoro".
Per capire meglio il fenomeno è necessaria "l'elaborazione di statistiche, suddivise in base al genere e all'occupazione part-time e temporanea, relative alle malattie e agli infortuni connessi con il lavoro".
E infine "per modificare la situazione attuale - sostiene la Commissione europea - è opportuno definire obiettivi quantitativi, qualitativi e temporali finalizzati al miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza, diversificati in base al genere".

L'altra metà del lavoro
Opere di pittura, scultura, disegno, videocreazioni e altre arti figurative saranno protagoniste di questo concorso nazionale aperto dilettanti e giovani artisti che non abbiano ancora compiuto 35 anni: è a loro che l'ANMIL chiede un impegno concreto per la divulgazione della cultura della sicurezza sul lavoro, attraverso i linguaggi e le metafore dell'arte contemporanea.
Le opere saranno raccolte in un catalogo ed esposte in una mostra collettiva della durata di tre settimane, al termine della quale si terrà la cerimonia di premiazione dei vincitori del concorso. Tre i vincitori: al primo classificato verranno assegnati 3000 euro e, a scalare, 2000 euro e 1000 euro. Inoltre l'INAIL assegnerà un Premio Speciale di 3000 euro all'opera che più di tutte avrà saputo esprimere la condizione femminile con riferimento ai rischi lavorativi.
Maggiori informazioni sul concorso sul sito www.anmil.it

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[Francesca Lorandi]

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