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screening audiologicoCon un semplice esame su tutti i nuovi nati (oltre 8.000 l’anno) permette di identificare i piccoli con ipoacusia e di intervenire con terapie adeguate e sostegno ai genitori. L’esame è eseguito nei quattro punti nascita dell’area metropolitana bolognese, negli ospedali Maggiore, Bentivoglio e Porretta Terme dell’Azienda USL di Bologna e al Policlinico S.Orsola-Malpighi.

La sordità neonatale è una condizione patologica grave, con un impatto potenzialmente negativo sullo sviluppo del linguaggio, tanto maggiore quanto più accentuata è l’entità della perdita uditiva e quanto più a lungo dura il periodo di deprivazione acustica. La diagnosi precoce riveste, quindi, particolare rilievo. In assenza di adeguate visite ed esami specialistici i danni audiologici vengono scoperti spesso solo intorno ai 2-3 anni di vita, età nella quale molte capacità possono essere compromesse. Per tutti i bambini i primi anni di vita sono cruciali per sviluppare, stimolare e costruire competenze di base. Solo il 10% dei bambini con sordità alla nascita è figlio di genitori sordi: il 90% nasce da genitori udenti, per cause non prevedibili come fattori genetici, traumi, malattie, infezioni, assunzione di farmaci.
La realizzazione della rete di diagnosi neonatale della sordità è stata fortemente voluta dalla Fondazione Gualandi, che si occupa del benessere e alla qualità della vita delle persone sorde, e ha promosso la collaborazione con l’Azienda USL di Bologna, l’Università di Bologna e l’Azienda Ospedaliero-Universitaria S.Orsola-Malpighi.

L’esame sul neonato è eseguito dal tecnico audiometrista che rileva e studia i suoni prodotti dalla coclea (organo dell´udito situato nell´orecchio interno) per mezzo di una piccola sonda posta nel condotto uditivo. La registrazione di questi suoni (otoemissioni acustiche, EOE) è facile e di rapida esecuzione, e avviene nel neonato addormentato, in ambiente silenzioso. L’esame dura qualche minuto e individua in modo attendibile e preciso i soggetti affetti da ipoacusia.

Nei bambini senza particolari condizioni di rischio le EOE rappresentano il primo e, in genere, unico test (se il risultato è positivo, viene raccomandato solo un controllo nel tempo).
Un successivo test sui potenziali uditivi del tronco-encefalico potrà studiare e mettere in evidenza eventuali problemi neurologici (ABR, Auditory Brainstem Responses). Lo studio delle ABR consiste nella registrazione dei potenziali elettrici prodotti da uno stimolo acustico attraverso elettrodi posti sul capo del bambino. Le due prove si integrano, per lo screening uditivo neonatale, per mettere in evidenza la situazione generale dei casi di deficit uditivo. L’esecuzione di EOE ed ABR viene effettuata di routine nei neonati €˜a rischio‑¬, in particolare in quelli che abbiano subito un ricovero protratto in terapia intensiva neonatale.
ll Deficit Uditivo Permanente Infantile (DUPI) colpisce, nei paesi industrializzati, circa 3 neonati su 1.000. Questa percentuale aumenta del 4-5% nelle Unità di Terapia Intensiva Neonatale e tra i neonati che presentano fattori di rischio audiologico (familiarità per ipoacusia congenita/ritardata).

[Redazione]