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“Pensavo che tutto era colpa mia, pensavo che ero stupido, per tanti anni, quando ero giovane. E non mi sono reso conto che non ero stupido: ero come un pesce su un albero”. Così Mika, nel corso del suo video intervento nei giorni scorsi al  convegno sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento organizzato dalla Fondazione Miroglio, parla del lui bambino alle prese con la dislessia che ancora gli impedisce di leggere la musica e gli comporta difficoltà di lettura.

Questa idea della normalità è una illusione totale: la normalità non esiste. C’è solamente l’individualismo che è una cosa speciale che dobbiamo difendere quando la vediamo negli altri e che dobbiamo sviluppare anche dentro di noi”, continua il cantante, che racconta delle sue difficoltà a scuola, intorno ai sette anni, quando hatotalmente dimenticato come leggere, ma anche a leggere e scrivere la musica, cosa che prima facevo perfettamente”.  “Per diversi anni non ho scritto, ho fatto tutto con le mie orecchie; con la forza di una persona molto speciale che è mia madre ho potuto sviluppare la mia testa, sviluppare una versione diversa della mia intelligenza, per trovare una chiave per avere una vita normale”.

Ricorda anche, oggi che addirittura sta scrivendo un libero, l’importanza fondamentale degli insegnati e specialisti che gli sono stati a fianco negli anni: “Tanti prof hanno totalmente cambiato la mia vita. Significa che i talenti, la ricerca e le persone che lavorano con questi ragazzi sono essenziali”. Conclude il giudice di X Factor: “Io sono testimone che tutto questo funziona. Il mio è un messaggio di coraggio a tanti che soffrono di dislessia, ma anche alle famiglie, perché questo  è un lavoro di squadra. A volte sembra genetica, ma non è vero. C’è sempre una soluzione”.

 

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