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tribunale veronaUna settimana fa  è stato riportato dai media nazionali il caso di un ragazzo autistico che vagava smarrito all'esterno di un supermercato, scambiato da alcuni agenti per un pusher e dunque fermato e condotto in  ospedale per cercare gli ovuli di droga che si sospettava avere ingerito. La vicenda vede dunque due controparti: da una parte la famiglia del diciannovenne, che denuncia questo "maltrattamento", e dall'altra gli agenti, che avrebbero agito in modo corretto poiché, come ricordato dal Questore Michele Rosato, "non è vero che il giovane è stato sedato per trovare gli ovuli, semplicemente nelle condizioni in cui è stato trovato non poteva essere trasportato all'ospedale né con l'ambulanza, né con l'auto della volante".

Ora la questione passa in mano alla magistratura che ha aperto un fascicolo d'indagine. Il Procuratore di Verona intende dunque vederci chiaro, e stabilire eventuali responsabilità dell'accaduto. Al momento non risultano iscritti nel registro degli indagati né ipotesi di reato contestate. Nel mirino della magistratura scaligera, infatti, ci sono attualmente sia l'operato degli agenti che la condotta dei genitori del diciannovenne. Ai genitori viene contestato il fatto che il ragazzo fosse solo, tanto da far intravedere la possibilità di un'eventuale ipotesi di "abbandono di persona incapace".

Allo stesso tempo, riguardo l'operato degli agenti, il Procuratore Schinaia afferma: "da parte loro uno stato patologico del genere non era assolutamente intuibile a prima vista. Ritengo inoltre che, visto che il tutto è avvenuto nei pressi di una strada trafficata e dunque pericolosa, abbiano fatto bene a trattenere il ragazzo per proteggerlo da eventuali rischi più gravi. Infine, - sottolinea Schinaia - va tenuto presente che gli stessi medici, a cui ritengo che giustamente gli agenti si siano rivolti visto l'apparente stato confusionale del ragazzo, hanno deciso di sottoporre il diciannovenne a radiografie non avendone immediatamente diagnosticato la patologia". Né va dimenticato, poi, che "essendosi trovato il ragazzo in quel momento sprovvisto con sé di alcun documento che ne dichiarasse l'identità o le sue peculiari condizioni di salute, incappare nell'equivoco di fondo che si pone alla base di questo spiacevole episodio era del tutto possibile e, in quanto tale, giustificabile".

Ora, dunque, la magistratura farà il suo corso.

Fonte: Corriere del Veneto


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