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I giudici della Corte Costituzionale esamineranno due questioni di legittimità sollevate dalla sezione lavoro della Corte d'appello di Torino

"Vivere con 268 euro di pensione di invalidità al mese è impossibile": lo sentiamo dire spessissimo dai nostri lettori che ci segnalano le difficoltà di arrivare a fine mese con una pensione di invalidità totale.

Ora la questione, ne riporta la Repubblica, arriva fino alla Consulta, con l’ordinanza Ordinanza prodotta dalla Corte d’Appello di Torino, dove vengono sollevati dubbi di costituzionalità sia sull’adeguatezza dell’importo che sul mancato incremento della maggiorazione sociale, per chi ha meno di 60 anni e percepisce la pensione di invalidità. Sarò quindi la Corte Costituzionale a doversi esprimere al riguardo.

Tra gli articoli della Costituzione che verrebbero violati, l'articolo 38, primo comma, relativamente all'importo, considerato "insufficiente a garantire il soddisfacimento delle elementari esigenze di vita" (la pensione diinvalidità ammontava, nel 2019, a 285,66 euro per tredici mensilità, ndr), e l'articolo 3 della Costituzione, per "violazione del principio di uguaglianza, ponendo a confronto l'importo della pensione di inabilità, corrisposta agli inabili a lavoro di età compresa tra i 18 e i 65 anni, e l'importo dell'assegno sociale corrisposto ai cittadini di età superiore a 66 anni in possesso di determinati requisiti reddituali, meno favorevoli di quelli di riferimento per il riconoscimento della pensione di inabilità". Secondo il giudice proponente il ricorso, considerata la sostanziale assimilabilità dei due benefici, sarebbe "irragionevole" riconoscere al soggetto inabile al lavoro infrasessantacinquenne un trattamento sensibilmente inferiore a quello dell'assegno sociale nonostante la comune situazione di bisogno determinata dalla inabilità al lavoro.
 

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