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carcereDiamo voce a questa lettera pubblicata sul Mattino di Padova il 10 novembre 2009.

Egregio direttore, avrei piacere che lei pubblicasse questa lettera di Ben Larbi Bel Hassen detenuto, detenuto nella casa di reclusione di Padova. Glielo chiedo con grande umiltà : il detenuto è completamente cieco. Io sono la signora che tutte le settimane va a trovarlo, lo seguo e lo sostengo oramai da oltre due anni.

Ben Larbi Bel Hassen è un ragazzo tunisino e qui non ha nessun familiare che lo possa accudire ed essergli d’aiuto. Perciò io ho deciso di seguirlo e d’aiutarlo. Lo faccio con tutto il cuore, come fossi la sua seconda mamma, anche se io ho due figli, già sposati.
Da venti mesi è rinchiuso nell’infermeria del carcere. Avrà perso almeno una ventina di chili oltre alla sua disgrazia di completa cecità dovuta ad una retinite pigmentosa, una malattia che sino ad oggi risulta incurabile e che rende una persona completamente cieca in breve tempo. Riconosciuta sia dai medici del carcere e degli ospedali dove è stato visitato, ma purtroppo continua ad essere detenuto.
È detenuto che nessuna struttura carceraria può tenere, in quanto non attrezzata per questo tipo di problematica, e lo stesso direttore sanitario del carcere di Padova ha fatto una relazione dettaglia al magistrato. Però non si riesce a capire perché continuino a tenerlo in un carcere. Pensi che Ben Larbi Bel Hassen non può svolgere le normali azioni di vita quotidiana. Ha sempre bisogno che qualcuno lo aiuto anche nei più elementari movimenti, come farsi una doccia, o spostarsi nella stessa cella. Io penso che una persona possa impazzire in quelle condizioni. Ancora una volta ha espresso la volontà di voler finire la vita e veramente ho sentito che è intenzionato a farlo. Non vorrei più sentire che un detenuto arrivi al suicidio nelle nostre carceri. Quest’anno ce ne sono stati anche troppi suicidi. Ci si chiede perché ne succedano così tanti? Soprattutto ad una persona indifesa come il Ben Larbi. Le carceri sono sovraffollate, non c’è più spazio o molto meno, per i detenuti, per cui aggressioni, baruffe, ecc. Sarebbe veramente scandaloso se anche questo ragazzo per lo più disabile arrivasse al suicidio.

Chiudo questa mia, egregio direttore, in quanto non trovo più parole per descrivere la situazione del Ben Larbi rinchiuso, completamente cieco da venti mesi nel carcere di Padova, considerato, però, uno dei migliori d’Italia. Cosa sono gli altri? Ecco qui di seguito la triste storia di questo giovane. Tunisino 32 anni, Ben Larbi Bel Hassen veniva sorpreso dalla polizia e arrestato il 23 maggio 2003 e condannato in carcere fino al 2013 per spaccio di droga. Ma durante la sua detenzione carceraria se ne è aggiunta un’altra ben più dura, la malattia di Stragart forma giovanile di generazione ereditaria della macula per cui non esistono al momento terapie efficaci. Gli occhi di Ben Larbi, lo stanno via via tradendo senza che sia possibile se non rendergli meno difficile la pena ancora da scontare.
Si ritiene che una migliore strategia terapeutica potrebbe essere eseguita, qualora il soggetto potesse essere messo ad un regime alternativo alla detenzione in vista che il paziente allo stato attuale trovasi nell’assoluta impossibilità di svolgere normalmente le azioni di vita quotidiana. Ad integrazione di quanto già detto, l’effettuazione dell’esame campimetrico eseguito dal detenuto nel luglio 2005 presso il servizio di perimetria dell’azienda ospedaliera di Padova, ha confermato nel paziente altra retinite pigmentosa con maculopatia un virus di 1/10 Bilat. Con lenti correttive, con esami elettrofunzionali che indicano una marcotiche compromissiva dei fotoricettori e dell’epitelio pigmentato compatibile con le diagnosi di retinite pigmentosa.

Con la ulteriore diagnosi fatta il 17 dicembre 2007 effettuata nel laboratorio di glaucomia e perimetria oculare, risultano i seguenti risultati: cu.30º centrali screening occhio destro e occhio sinistro (nessuna percezione luminosa) cu bioculare nessuna percezione luminosa. Ben Larbi Bel Hassen, ha capito i propri errori del passato, ora che la malattia lo ha reso non vedente completamente, si trova senza programmi rieducativi verso il suo handicap e di sviluppi con la scuola di lettura Brail e vita quotidiana, ancora chiuso in carcere.

Rivolgiamo un appello sia all’opinione pubblica e sia ad Amnesty International. Oltre alla cecità che è causata dalla malattia, il giovane tunisino soffre di stato di stress psicofisico senza nessuno che si occupa del suo handicap.

Luciana De Gobbi / (per Ben Larbi Bel Hassen)

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