Menu

Tipografia
dislessiaNel Friuli Venezia Giulia sono circa 3 mila i bambini affetti da dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia, ovvero disturbi specifici dell'apprendimento (dsa). E solo l'1% viene precocemente diagnosticato. A rendere noti questi dati, registrati appunto sul 3,1% della popolazione scolastica regionale, Marco Carrozzi del Burlo Garofolo di Trieste, intervenuto a Tolmezzo durante il convegno promosso dal Comune assieme allo stesso Istituto triestino, l'Università di Trieste e l'Ass Alto Friuli. Circa 250 i presenti.
«Secondo gli ultimi studi è emerso che - ha spiegato Carrozzi - il cervello dei bambini con difficoltà specifiche di apprendimento si attiva in maniera diversa rispetto ai normolettori ma soprattutto che l'attivazione del cervello si modifica migliorando dopo il trattamento riabilitativo». Ambito di ricerca che si fa sempre più interessante è quello legato alla genetica. «Numerose ricerche stanno cercando di identificare qualche tratto genetico specifico che permetta una diagnosi precoce - ha proseguito Carrozzi - ; in questo senso gli studi sui gemelli monozigoti, in cui si documenta una concordanza dell'84% dei disturbi specifici dell'apprendimento». E proprio in quest'ottica è stato portato avanti dal Burlo un progetto dedicato ad alcuni isolati genetici nel Friuli Venezia Giulia per identificare delle famiglie in cui questi disturbi si distribuiscono su più generazioni. Attualmente sono in corso le analisi genetiche per cercare qualche locus o qualche gene di fragilità rispetto a questa competenza, che tra l'altro hanno visto alcune famiglie di Illegio di Tolmezzo protagoniste (anche se parte di esse non se la sono sentita di proseguire nell'analisi).
«Siamo i primi in Italia ad aver completato una parte di studio sull'epidemiologia della Dsa - specifica ancora Carrozzi - ora stiamo elaborando gli ultimi dati, quelli della prevalenza, riferiti a quanti soggetti sono affetti da questo problema. Questa è la parte fondamentale per poter programmare risorse e interventi mirati, poi c'è appunto il capitolo genetico e punto terzo ma non ultimo - conclude il professore - i lavori in collaborazione con le scuole».


Fonte: Il Gazzettino