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valle_daostaAOSTA - L’abbattimento delle barriere architettoniche sembra non riguardare i disabili visivi. In Valle la legge è applicata in quasi tutti gli edifici e luoghi pubblici, ma non per quanto riguarda l’accessibilità di monumenti e siti storici. Audio informazioni, opportunità tattili e guide sonore sono ausili molto rari per i circa 300 non vedenti e ipovedenti valdostani.

La conferma è di Piergiorgio Ponsetti, presidente della sezione locale Unione italiana ciechi. «Il Forte di Bard, per esempio, dovrebbe mettere a disposizione di chi non vede strutture come spiegazioni in braille e schede in rilievo». Anche il Museo archeologico in piazza Roncas ad Aosta non è attrezzato per accogliere i non vedenti. «Pochissime informazioni limitate ai periodi delle manifestazioni» sottolinea Ponsetti, ricordando, per contro, l’allestimento della mostra di miniature della Valle d’Aosta.

Qualcosa, però, si sta muovendo. La Soprintendenza ai beni culturali ha realizzato la miniatura del castello di Fénis; verrà collocata all’ingresso, per poter essere studiata e «ammirata» dal sensibilissimo tatto dei non vedenti. «Mi auguro - dice Ponsetti - che in questi progetti si includano anche altri manieri. La scelta non manca». E aggiunge: «Sono in contatto con il Comune di Morgex per l’allestimento di un percorso dei cinque sensi. Stiamo studiando il luogo e le modalità ». Il Lyons Club Valdigne ha finanziato la costruzione di plastici di Aosta da piazzare nei principali ingressi della città .
«Stiamo testando la validità tattile con la miniatura del castello di Fénis - dice il soprintendente Roberto Domaine -. La nostra attenzione è indirizzata a garantire l’accessibilità culturale e fisica a tutti i disabili. Ai non vedenti cominceremo a dedicare mostre raccontate. Concorderemo qualsiasi iniziativa con i dirigenti della sezione regionale dell’Unione ciechi».

Il miglioramento della qualità di vita dei non vedenti sta molto a cuore a Ivana Cortese, divenuta cieca in età adulta per una malattia. Il suo impegno è finalizzato ad avvicinare i bambini alla scrittura braille, «per sensibilizzarli - dice - al problema di coetanei meno fortunati». Da tempo la donna sta insegnando questa scrittura, il cui alfabeto è composto da sei puntini, alla nonna di un bimbo non vedente che vive in Argentina: «Vuole imparare il braille per scrivergli delle lettere».


Fonte: La Stampa

[Redazione]