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Spettabile signora Marina, sono la sorella di un ragazzo disabile al 100%.
Mio fratello Albert è assistito da una cooperativa per l'assistenza domiciliare, ruotano intorno a lui 6 persone settimanalmente, ho provato a chiedere se potevano diminuire il numero degli operatori, poichè ritengo sia poco proficuo e soprattutto disagevole psicologicamente per una qualsiasi persona, rapportarsi con ben 6 persone a settimana! Ora sto procedendo tramite le istituzioni per ovviare a questa problematica.
Il mio problema sta nel fatto che avendo mio fratello anche una difficoltà nella deambulazione, (Cammina con il sostegno di una persona) che premetto, ha da sempre e che fino ad oggi non era stato un problema. Attualmente la sua deambulazione è un pò più problematica perchè tre anni fa ha avuto una polmonite ab ingestis che gli ha portato una debilitazione. Ora la cooperativa ci nega la possibilità di far camminare il ragazzo con gli operatori perchè la ritengono una TERAPIA, possono definirla tale? Mio fratello fa la vera fisioterapia presso il centro diurno che frequenta e in parte la fa in casa con un fisioterapista, loro: gli assistenti domiciliari, avrebbero solo il compito di fargli fare un piccolo percorso in casa per non fargli perdere questa abilità ! Come posso rispondere a questa problematica?
La ringrazio per la sua eventuale risposta
Distinti saluti
Sig.B


La risposta di mamma Marina


Gentilissimo  sign. B.
Non esiste un mansionario nazionale specifico che determini i compiti degli assistenti familiari, certo che l'accompagnare  e quindi aiutare nel cammino una persona con difficoltà di deambulazione non può considerarsi una terapia, credo che l'opposizione della operativa sia di  motivata dalla copertura assicurativa. A questo link può trovare alcune informazioni  che potrebbero esserle utili se ha tempo di  leggere tutte le specificazioni regionali.
http://www.qualificare.info/home.php?id=482

Capisco la sua perplessità per il fatto che siano 6 gli operatori che si occupano di suo fratello, credo che proprio che per il bene della persona da assistere le cooperative debbano tener conto anche dell'aspetto psicologico degli utenti-pazienti e non solo dei propri aspetti logistici o di disponibilità di personale, lei può certamente opporsi a questa che ritiene una situazione negativa per suo fratello motivando per iscritto la sua opposizione, e/o eventualmente richiedere l'assistenza indiretta che però le imporrebbe alcuni impegni burocratici inevitabili e importanti.

L'assistenza indiretta prevede la corresponsione da parte dell'ente pubblico di una cifra (la stessa che viene riconosciuta alla cooperativa) da impiegare per l'assunzione di una o più persone e il pagamento dei contributi diventando così di fatto datore di lavoro.

Cordialmente,
Marina

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