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Gentilissima sig.ra Marina,
mi chiamo Massimiliano, scrivo per conto di un mio caro amico disabile che si trova in una situazione davvero difficile.
Alessandro è un ragazzo di 39 anni di Palermo che a seguito di un intervento al midollo è rimasto su una sedia; ci sono poche probabilità che torni a camminare. Il problema principale è un altro.. purtroppo per lui vive in una famiglia che sia anima che cuore se li sono giocati al monopoli.
Senza rendersene conto fanno una violenza psicologica nei confronti del figlio facendogli pesare il male che ha, ora mi chiedevo, come posso aiutarlo? Esistono centri permanenti per poterlo accogliere? Come fa un disabile una volta che i genitori non ci saranno più ad andare avanti? Esiste un centro assistenza sociale che puo controllare la situazione familiare e magari togliergli l'affido della persona? Io sono suo amico e ogni volta che sento delle cose che mi racconta mi sale una rabbia immensa non so come fare per aiutarlo, le sarei grato se puo fornirmi qualche informazione a riguardo.
Grazie mille
Massimiliano

La risposta di mamma Marina

Caro Massimiliano
Se il suo amico  ha €˜solo‑¬ una disabilità fisica  e ha mantenuta integra la  capacità cognitiva da come sembra dal suo racconto  è pienamente libero di sceglier dove vivere .
Certo se il suo reddito è costituito solo dall’indennità d’accompagnamento e dalla pensione d’invalidità sarà più difficile  ipotizzare un percorso d’autonomia , però vale la pena di provare, il suo amico deve rivolgersi all’assistente sociale di riferimento e chiedere come poter usufruire del progetto di vita indipendente previsto dalla legge 162/98 , oppure in alternativa sarà lei stessa a suggerire una  comunità alloggio  in cui il suo amico potrà essere inserito.

Cordialmente, Marina Cometto

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