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Un composto che sta dando ottimi risultati potrebbe aiutare a contrastare in modo meno invasivo questa patologia che, se non curata, può portare anche alla cecità


La cataratta è un disturbo che affligge una vastissima parte della popolazione anziana (il 50% degli over 70) il quale, se non trattato e curato, può portare alla cecità. Si tratta di una condizione caratterizzata da un progressivo offuscamento della visione dovuta, in sostanza, alla perdita di trasparenza ed elasticità di cristallino, che è la lente che regola la messa a fuoco di ciò che vediamo, sulla retina. E’ come se davanti ai nostro occhi avessimo una sorta di velo che ci fa vedere le cose meno nitidamente.

Malattia considerata senile (la sua comparsa si ha solitamente dopo i sessant’anni), la cataratta attualmente viene trattata  chirurgicamente con la sostituzione del cristallino danneggiato con l’impianto di un nuovo cristallino prodotto in modo artificiale. L’intervento è eseguito ambulatorialmente ed è indolore, ma di certo, se si potesse seguire una strada meno invasiva, si tratterebbe di un passo avanti.
La strada, in questo senso, sembra tracciata da una equipe di ricercatori, guidati da Jason Gestwicki, docente di chimica farmaceutica all’Università della California di San Francisco, e da Usha Andley, della Scuola di Medicina della Whashington University di St. Louis, che sarebbero riusciti a realizzare una sorta di collirio in grado di contrastare i fattori causanti la cataratta, e quindi ripristinare la trasparenza del cristallino senza doverlo sostituire.

Lo studio, pubblicato su Science, è partito dal tentativo di risolvere il problema alla base della opacizzazione del cristallino, ovvero far sì che le cosiddette cristalline (proteine) rimanganosolubili, così da non aggregarsi e provocare quella riduzione di visus tipica della cataratta.  Come fare, quindi, per evitare l’aggregarsi di queste proteine? I ricercatori hanno concentrato la loro attenzione su oltre duemila composti, per trovare la molecola capace di contrastare gli aggregati di cristalline. In particolare si sono concentrati sulla molecola lanosterolo che, nonostante la sua efficacia contro la cataratta, è però somministrabile solo tramite iniezioni intraoculari. Successive prove in combinazione di lanosterolo con altri steroli hanno permesso di arrivare a un composto che potrebbe essere somministrato come collirio.

Il composto 29 – questo il suo nome – ha dato buoni risultati nella sua sperimentazione prima in vitro e poi su animali affetti da cataratta. Su questi si sono registrati una stabilizzazione delle cristalline, la cui aggregazione verrebbe contrastata, ma anche la capacità di dissolvere gli aggregati già formati, con un parziale recupero di trasparenza nel cristallino. Questi buoni risultati sono stati confermati anche su campioni di cristallino con cataratta di origine umana.


Per approfondire

Lo studio pubblicato su Science

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Redazione

 

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