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Secondo CARER, l’associazione caregiver familiari ETS, il lavoro di cura nell’assistenza agli anziani richiede necessariamente qualità, formazione, riconoscimento delle competenze acquisite dai caregiver, anche per un loro reinserimento lavorativo

Mentre la manovra inizia il suo iter, approdando alla Camera per le discussioni parlamentari dopo la bollinatura della Ragioneria generale, si moltiplicano i commenti e le reazioni al testo che è stato diffuso. Tra questi, registriamo il commento di CARER, l’associazione dei caregiver Familiari ETS, rispetto alla possibilità che il Governo Meloni possa riproporre il lavoro occasionale e marginale, attraverso i buoni lavoro: l’eventuale estensione dell’utilizzo su base annua anche nel settore del lavoro domestico viene definita dal gruppo una pessima notizia. Di contro, dall’associazione fanno notare come le priorità per l’assistenza agli anziani siano tali da richiedere, invece, interventi regolari, continuativi e di qualità, oltre al riconoscimento delle competenze acquisite da parte dei caregiver familiari. Da qui una proposta, avanzata dall'associazione, per favorire anche il reinserimento lavorativo di queste figure.

LE ESIGENZE DEGLI ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI
Nello specifico, secondo il gruppo le priorità per l’assistenza agli anziani sono:
-continuità, prossimità e personalizzazione della cura che si ottiene soltanto con lavoro regolare, garantito nei diritti e che rappresenti un’opzione di professionalità per tante persone, in prevalenza donne, che possono avere difficoltà a entrare o rientrare nel mercato del lavoro;
-applicazione dei contratti che, nel lavoro domestico, devono sempre più definire una cornice di modalità organizzative che contemperino i diritti di chi lavora con una risposta ai bisogni degli anziani e dei loro caregiver familiari;
-riconoscimento e valorizzazione sociale del lavoro di cura: cardine di inclusione e di tenuta sociale;
-accesso ad una formazione di qualità sia nelle competenze di base che nella formazione continua. Elemento essenziale per un mestiere che, per essere efficace e sostenibile, deve sempre più confrontarsi con l’innovazione tecnologica, con la domanda crescente di umanizzazione delle cure e con l’integrazione nella rete dei servizi socio/ assistenziali.

RICONOSICMENTO DELLE COMPETENZE DEI CAREGIVER
atta questa premessa, secondo l’associazione, la risposta giusta a questi bisogni comincia quindi dal rendere fattibile il percorso di riconoscimento delle competenze maturate, durante il pluriennale impegno di cura, da parte delle decine di migliaia di persone che ogni anno, terminata la cura familiare, devono e vogliono rientrare nel mercato del lavoro, esercitando finalmente il diritto che gli è riconosciuto dalla Legge Regione Emilia Romagna 2/2014 relativa al riconoscimento e valorizzazione del caregiver familiare.

FAVORIRE L'OCCUPABILITA' DEI CAREGIVER
Secondo l’associazione, un intervento utile sarebbe quello di individui nei caregiver familiari, al termine del loro periodo di cura e nei soggetti in difficoltà sociale che hanno comunque maturato esperienze di cura familiare, un target specifico cui dedicare particolare attenzione per indirizzare le risorse che l’Unione Europea mette a disposizione attraverso il programma GOL per l’occupabilità dei soggetti fragili. Ciò nel quadro di una definizione ed un aggiornamento non più rinviabile dei profili e dei percorsi di formazione per l’assistenza familiare, comprensivi di esperienze di formazione sul campo attentamente tutorate e accompagnate.
Questa (e non un lavoro dequalificato e marginale come quello rappresentato da un utilizzo estensivo dei buoni lavoro) è un percorso importante per dare risposta ai bisogni di cura e assistenza di una popolazione fragile e affetta da patologie croniche che in Emilia Romagna comprende oltre il 40% della popolazione, conclude l’associazione.

Redazione

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