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Alla Torino Fashion Week sfilano 23 outlet per persone in carrozzina realizzati dagli studenti di 13 scuole di moda di tutta Italia coinvolti nel progetto Diritto all’eleganza

La propria identità, sia sociale che culturale, passa anche per la libertà di esprimere se stessi con tutti i mezzi a disposizione: non ultimi, quelli della moda. I vestiti e gli accessori che scegliamo, gli stili che decidiamo di seguire, sono strumenti attraverso i quali esprimiamo chi siamo.

Per le persone con disabilità, accedere a capi e accessori che siano di moda e non solo comodi e pratici è ancora poco frequente: ciò che viene proposto sono soprattutto vestiti magari facilmente indossabili ma privi di personalità, eleganza, originalità. Non è raro, infatti, vedere persone in carrozzina infagottate in vestiti informi.
Per scardinare l’idea che questa debba essere la norma, e promuovere invece un nuovo approccio alla moda, affinchè sia più inclusiva e aperta alle esigenze di persone con corpi diversi gli uni dagli altri, e con caratteristiche fisiche uniche, da tre anni UILDM - Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare promuove il progetto “Diritto all’eleganza”, che quest’anno porterà ventitré outfit indossati da modelli e modelle con disabilità sulle passerelle del Torino Fashion Week, il prossimo il 14 luglio a Villa Sassi, alle ore 16.

VESTITI COMODI MA NON ALLA MODA
Ancora oggi, ricordano dalla UILDM, nonostante l’abbigliamento rappresenti uno dei tasselli fondamentali nella costruzione dell’identità sociale e culturale di ognuno, le persone con disabilità faticano a trovare capi alla moda perché è carente l’offerta di abiti adatti a essere indossati, che coniughino eleganza e vestibilità ottimale.
Molto spesso si sacrifica l’eleganza in nome della comodità: questo perché la disabilità viene considerata l’elemento preponderante, che assume spesso caratteristiche legate alla dimensione medico-riabilitativa della persona vista come bisognosa di cure, piuttosto che come un individuo con una propria vita e scelte personali.
Quello che serve, quindi, è un cambio di prospettiva: le persone con disabilità devono passare dal concetto di “to cure”, essere oggetto di cure, a quello di “to care”, essere persona di cui prendersi cura e che si prende cura di sé.

IL PROGETTO CON GLI STUDENTI
L’idea è stata quindi quella di coinvolgere direttamente le nuove leve del mondo della moda, partendo dalla conoscenza della realtà vissuta dalle persone con disabilità nella vita di tutti i giorni, per poi proporre di mettersi in gioco.
Le Sezioni locali dell’Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare sono entrate nelle classi di tredici istituti superiori e accademie a indirizzo moda in tutta Italia e dopo alcuni incontri di promozione e sensibilizzazione, hanno proposto agli studenti di riflettere sul tema di una moda inclusiva e di disegnare abiti da uomo e donna che coniugassero eleganza e accessibilità. I partecipanti hanno progettato e realizzato abiti in base alle esigenze di vestibilità di persone in carrozzina, modificati nel taglio e in accorgimenti quali chiusure facilitate per agevolare chi li indossa e consentire la massima autonomia anche a chi ha limitazioni motorie.
Hanno così preso forma i 23 outfit che sfileranno giovedì 14 luglio durante la Torino Fashion Week.
Il progetto è stato realizzato grazie al sostegno di UniCredit Foundation.

IL COMMENTO
«È stata una bellissima esperienza lavorare con gli studenti;
- dichiara Stefania Pedroni, vicepresidente nazionale UILDM e responsabile del progetto - dar loro la possibilità di liberare ingegno e creatività per diffondere la cultura dell’inclusione. Una delle cose più belle di questo progetto - continua - è stato come gli studenti siano entrati in contatto con disinvoltura con il corpo dei modelli e delle modelle, toccandolo, vestendolo con professionalità. L’hanno fatto con la massima semplicità, chiacchierando, scherzando, dando consigli. Senza pregiudizio o stereotipi, ma costruendo un rapporto personale. Ci auguriamo che questa iniziativa abbia aiutato giovani, docenti e familiari a prendere coscienza di questo tema stimolando l’abbattimento delle barriere culturali. Il mio sogno è di entrare in un negozio tra 10 anni e vedere abiti per tutti i tipi di fisicità e per tutte le condizioni, insieme. Per farlo dobbiamo partire dai più giovani, insegnando la bellezza e l’importanza dell’inclusione. Voglio ringraziare gli organizzatori della Torino Fashion Week per avere accolto e apprezzato il nostro progetto».

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Redazione  

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