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A Otto e mezzo, nell’enfasi polemica, il giornalista  scivola su un "Andate ancora avanti a trattarli come mongoloidi"

Ancora una volta chi con le parole ci lavora è proprio sulle parole che scivola. Protagonista stavolta è stato il giornalista Marco Travaglio che mercoledì sera, ospite della trasmissione “Otto e mezzo”, nella foga del dibattito tv, per definire il modo con cui a suo parere vengono trattati gli elettori di un movimento politico, rispondeva  a Gianrico Carofiglio dicendo: “Andate ancora avanti a trattarli come mongoloidi”.  L'espressione non era usata per rivolgersi a persone con sindrome di Down, è evidente, ma quel “mongoloide” per dire stupidi, inetti, non è un bel sentire.

Qui il video della puntata (la frase al minuto 25:52).

LE FAMIGLIE  VOGLIONO LE SCUSE - Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas Onlus e genitore di una persona con Sindrome di Down, sull'accaduto ha dichiarato “Siamo certi che Marco Travaglio non abbia voluto consapevolmente offendere le persone con Sindrome di Down ma si è conformato, come purtroppo ancora in molti fanno, ad un linguaggio che nell’accezione comune tende a considerare le persone con disabilità in termini negativi e stigmatizzanti” . “Ma a prescindere dalle sue intenzioni e dal contesto, stupisce che quanto accaduto abbia come protagonista proprio chi lavora con le parole e che a maggior ragione dovrebbe sapere quanto possano incidere negativamente determinati termini che riportano a quanto di più odioso ci possa essere per definire una persona con la Sindrome di Down”.
Continua Speziale: “Stupisce anche che la conduttrice della trasmissione non abbia rilevato in diretta l’utilizzo improprio della frase ed anche il fatto che l’emittente abbia proposto sul suo sito web il video del confronto con una didascalia che riporta il termine utilizzato da Travaglio inserendolo semplicemente, come se nulla fosse, tra due virgolette”.
Non siamo più disposti a tollerare un linguaggio che ferisce e offende le oltre 40.000 persone con Sindrome di Down e loro familiari che vivono in Italia: queste persone si aspettano almeno le scuse di Marco Travaglio e dell’emittente La7, nonché della conduttrice di Otto e Mezzo Lilli Gruber” conclude il presidente. 
   
LE SCUSE DI TRAVAGLIO – Le scuse sono poi arrivate: su Il Fatto Quotidiano Marco Travaglio ribatte con delle spiegazioni che alcuni  (tra cui CoorDown) ritengono quasi peggio della gaffe: “Caro Speziale (e cari amici dell’Anffas), come lei stesso riconosce il mio intento era tutt’altro che quello di offendere le persone affette da Sindrome di Down e le loro famiglie. Anche perché ne conosco personalmente diverse, e so di avere soltanto da imparare da loro. Nell’enfasi polemica con lo scrittore Gianrico Carofiglio, intendevo fargli notare che stava trattando assurdamente 8 milioni e rotti di elettori dei 5stelle come altrettanti handicappati mentali che votano senza sapere quello che fanno. Non credo che, se avessi detto “lei li scambia tutti per dei matti” o “per dei dementi”, avrei offeso i malati psichiatrici, o le persone affette da demenza, e i loro famigliari. Se però con le mie parole, rivolte a un interlocutore con cui stavo polemizzando e non certo alle persone affette da sindrome di Down, ho  involontariamente offeso qualcuno, me ne scuso dal più profondo del cuore”.

GLI ALTRI COMMENTI - Sul web, intanto, in questi giorni molti stanno discutendo dell’accaduto.  Iacopo Melio, presidente di Vorrei Prendere il treno, a ridosso dell’episodio su Facebook si era rivolto invece a Enrico Mentana con un post: “Direttore, mi scuso per andare fuori argomento ma vorrei rubarle un minuto di attenzione dal momento che lei per me rappresenta ciò che vorrei essere "da grande", un esempio di giornalismo pulito e sano.
La prego di spendere due parole circa l'uscita infelice di Marco Travaglio dalla Gruber: "Andate pure avanti a trattarli come mongoloidi”, rivolgendosi a Gianrico Carofiglio.
Indipendentemente dalle idee personali, le chiedo di schierarsi nettamente e dare un esempio di civiltà: è l'ora che la comunicazione, soprattutto quella giornalistica, inizi ad utilizzare una terminologia corretta nei confronti della disabilità.
Lottiamo ogni giorno per ottenere una società inclusiva e per vedere riconosciuti i diritti più scontati (vivere da soli, spostarsi in bus, andare all'università, prendersi una vacanza). Però fintanto che continueremo ad utilizzare la disabilità come insulto, alimentando discriminazione, non faremo altro che calpestare il futuro di tanti ragazzi come me, relegati ai margini e messi all'ombra della superficialità.
Le parole sono importanti. Lei, come me, lo sa bene. E i veri disabili qui sono chi non vuole capirlo”.

L’INVITO DI UNA FAMIGLIA A TRAVAGLIO - E se, come spesso accade, è dalla mancanza di conoscenza che nascono queste “leggerezze”, una delle risposte migliori è quella di una famiglia che invita Marco Travaglio a passare una giornata a casa loro, per capire come si vive con una persona con sindrome di Down. Il video dell’invito è stato postato, con l’hashtag #maidiremongoloide, da un papà, Gianluca Marletta, che insieme ai suoi bambini si rivolge direttamente al direttore de Il Fatto Quotidiano:




Ora, non sono nuove queste gaffes da parte di politici o commentatori tv ma, davvero, che questa uscita venga da chi è un professionista delle parole, lascia perplessi. Promuoviamo giornate per l’inclusione, ci scandalizziamo (giustamente) per le barriere architettoniche o per chi parcheggia indiscriminatamente sui posti riservati a persone disabili, poi però a livello culturale, usando di pancia le parole che ci vengono più dirette, dimostriamo di avere ancora dei retaggi che vanno decisamente smantellati.  E se non iniziamo noi, i media, che con le parole ci lavoriamo, chi dovrebbe farlo?

Francesca Martin


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