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Una persona "utilizza" una sedia a rotelle, piuttosto che essere "confinata su" o "immobilizzata su" la sedia a rotelle…


Che le parole contribuiscano a costruire la realtà e l'idea che noi abbiamo di essa, lo diciamo da sempre. Chiamare le cose col proprio nome è il primo passo per considerarle nella maniera corretta. L'anno scorso rimanemmo sbalorditi da una ricerca sull'abbondanza di termini discriminatori che viaggiano su Twitter, e chiunque di voi utilizzi i social network potrà trovarne conferma. Ma può capitare a ciascuno di noi di rivolgerci con termini anche solo poco appropriati o non corretti, rispetto alla realtà che ci circonda, contribuendo così a crearne una visione distorta.

Anche per questo motivo plaudiamo al piccolo "vademecum" che Special Olympics, organizzazione internazionale che promuove lo sport praticato da persone con disabilità intellettive, lancia a favore di un uso corretto e consapevole del linguaggio, quando ci si riferisce sia ad Atleti Special Olympics  che, genericamente, a persone con disabilità di tipo intellettivo. Si tratta di linee guida prodotte da esperti nello studio del ritardo cognitivo, da utilizzarsi quando si parla o si scrive di persone con disabilità, con lo scopo di rappresentare ogni persona con individualità e dignità quando si parla o scrive.

Questi i suggerimenti di terminologia appropriata che tutti dovremmo tenere bene a mente:  

- riferirsi ai partecipanti in Special Olympics come "Atleti Special Olympics" piuttosto che "olimpionici speciali" oppure "atleti Special Olympic"
- riferirsi agli individui come "persone con disabilità intellettiva" piuttosto che come "persone mentalmente ritardate" o "ritardati mentali"
la persona "ha" una disabilità intellettiva piuttosto che "soffre", "è afflitto da" o "è vittima di" una disabilità intellettiva.
distinguere tra adulti e bambini con disabilità intellettiva. Utilizzare "adulti o bambini", oppure "atleti più grandi o più giovani"
una persona "utilizza" una sedia a rotelle piuttosto che "è confinata su" o "immobilizzata su" la sedia a rotelle
-  la sindrome di Down è la terminologia esatta per indicare tale condizione di disabilità intellettiva.
-  riferirsi ai partecipanti in Special Olympics come "atleti", senza MAI mettere la parola atleta tra virgolette
-  per iscritto, riferirsi a persone con disabilità con lo stesso stile delle persone senza disabilità: nome e cognome con i seguenti riferimenti. Non riferirsi ad una persona con disabilità intellettiva come "Marco" piuttosto che "Marco Rossi", più corretto
-  una persona è fisicamente in difficoltà o disabile piuttosto che "storpia"
-  utilizzare il termine "Special Olympics" quando ci si riferisce al movimento internazionale "Special Olympics", "Special Olympics Italia" quando ci si riferisce a quello nazionale.

Terminologia da evitare
-  non utilizzare il termine "bambini o ragazzi" quando ci si riferisce agli atleti Special Olympics, in quanto gli adulti sono parte integrante del movimento
-  non utilizzare l'articolo "lo" davanti a Special Olympics a meno che non si parli di un evento specifico ufficiale di Special Olympics
non utilizzare l'aggettivo "sfortunato" quando si parla di persone con disabilità intellettiva. Le condizioni di disabilità non devono essere definite in maniera negativa
non sensazionalizzare i risultati di persone con disabilità. Mentre questi traguardi dovrebbero essere riconosciuti ed applauditi, le persone coinvolte nel movimento per i diritti delle persone con disabilità hanno tentato di rendere il pubblico consapevole dell'impatto negativo del riferirsi a queste vittorie con eccessivo entusiasmo
-  collegato al punto precedente, la terminologia esatta per definire gli eventi Special Olympics è Giochi, MAI Campionati
utilizzare la parola "speciale" con estrema attenzione quando si parla di persone con disabilità intellettiva. Il termine, se utilizzato eccessivamente con riferimento agli atleti Special Olympics ed alle relative attività, può diventare un clichè.


Francesca Martin

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