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Il racconto in prima persona di Elena Paolini quando va al ristorante, e il suo appello semiserio affinchè si smetta di trattare la persona con disabilità come se fosse invisibile...

Avere una disabilità che si vede spesso fa scattare una strana magia: si diventa improvvisamente o necessitari di aiuto non richiesto o, all’opposto, totalmente invisibili agli occhi del mondo.  In realtà di magia non si tratta: è piuttosto una paura, una ritrosia, il non saper come comportarsi, da parte di chi disabile non è, che diventa azione. Ecco quindi comparire quell’imbarazzo che fa più male che bene: e allora si evita di guardare o di rivolgere la parola a chi sta sulla carrozzina, per non fare gaffes.
Ma esistere ed essere ignorati è una cosa che fa male. E prima ancora fa incavolare. Lo racconta benissimo Elena Paolini, una delle due penne di Witty Wheels, pagina Facebook che, insieme alla sorella Maria Chiara, anima con uno spirito battagliero, ironico e imperdibile nei racconti della quotidianità dal punto di vista della disabilità. 

Stavolta Elena ci racconta, con una ironia pungente, cosa le succede tutte le volte che va al ristorante o al bar. Noi abbiamo raccolto il suo invito a far girare questo suo appello ai camerieri, affinchè qualcosa cambi nelle sale dei ristoranti (e anche in molti altri posti, aggiungiamo noi). Buona lettura e buona condivisione!
(I grassetti sono nostri, invece il post originale di Elena lo trovate alla sua pagina, ndr).

Sono disabile, uso una carrozzina elettrica, e quando mangio fuori mi capita davvero spesso una cosa molto molto molto MOLTO spiacevole: i camerieri non mi danno il menù.
Insomma ok, sono bassa, la gente mi dice che dimostro meno degli anni che ho (e ne ho 23). Però di solito metto così tanto rossetto che sembro Moira Orfei, e in generale è evidente che sono ben oltre l'età in cui si impara a leggere.

Con la vostra leggiadrìa quasi elfica voi camerieri lanciate i menù sul tavolo. POC. POC. POC. Tanti magici Libri di Delizie lasciati lì con nonchalance quante sono le persone non disabili al tavolo. A me niente.

E non ho sempre voglia di alzare la manina e ricordarvi che sono una cliente, anche perché se aprissi la bocca potrei sputare il fuoco.

Ripeto, non darmi il menù è un comportamento diffuso. Il che è grave di per sé, perché divento aggressiva quando qualcosa si mette tra me e il mio cibo ("Non metterti tra il Nazgûl e la sua preda", come diceva qualcuno). Lo è ancora di più se a compiere l'atto infame è qualcuno che lo fa perché pensa che dato che sono disabile non so usare un menù. E quando ho fame è il momento peggiore per farmi un torto, ve lo dico.

Le persone vicine a me - che quindi hanno assistito più volte al fenomeno - appena vedono che sul tavolo c'è un menù in meno si affrettano a porgermi il loro, un po' come quando cerchi di placare Cerbero tirandogli la bistecca. E io in effetti vengo catturata dal menù e mi perdo nelle sue parole seducenti ("gnocchi", "ravioli", "polenta", "tortino"... mmmm, già sbavo) dimenticandomi di tutto il resto; anche se poi io e la persona con cui condivido il menù stiamo lì a guardare insieme come due piccioni col collo incriccato.

La cosa si fa più buffa (uso un eufemismo) quando sono a cena con persone che conosco da poco, o addirittura quando sono nelle tavolate con degli sconosciuti vicino. Quando le persone si accorgono che il cameriere non mi ha lasciato il menù o che non ci sono abbastanza menù sul tavolo, io devo spiegare l'assurdo:  "Eh sì, spesso i camerieri non mi danno il menù. Eheh. Mi sa che pensano che non so leggere..."
Seguono occhi sbarrati e sbigottimento da parte dei presenti, oltraggiati al sentire che di routine non mi viene dato il menù. Poi, per carità, è pure un buon argomento di conversazione.

Chiaramente, spesso richiamo il cameriere chiedendo un altro menù (mentre cerco di rimanere calma nel tentativo di non farmi scoppiare una vena dal fastidio), anche se non è facilissimo dato che i camerieri sono specializzati nello sgusciare via come anguille tra i tavoli evitando il mio sguardo.

Ma questo menu, ma vi fa fatica darlo ai clienti disabili? Ma cosa capperi pensate? Sono curiosa. Ok che c'è la crisi, ma fare economia sui menù non mi sembra la scelta più intelligente del mondo.

Ma le cose "buffe" non sono finite. Ad esempio, recentemente ero al bar con gli amici. Arriva la cameriera, che saluta tutti con un normale "Ciao!" e rivolge a me un sonoro "Ciao bambola!!" Ciao bambola, capito? Cioè dimmi, ci stai provando? Perché sarebbe un tentativo di approccio un po' poraccio.

Poi capita spesso che i camerieri si rivolgano a qualunque bipede mi graviti intorno per chiedere cose che riguardano ME. "Posso portare via il suo piatto?", "Il dolce lo vuole?" (No, non stanno dando del Lei. Chiedono cose agli altri puntando il loro ditino verso di me).

Non che non sia già grave e assurdo così, ma a volte sbagliano persona e chiedono le cose su di me a degli sconosciuti pensando che siano con me, e questi ovviamente li guardano esterrefatti.   Una volta mi ero vista in un bar con una persona che mi doveva intervistare: la conoscevo da tipo tre minuti. Arriva la cameriera e ordiniamo i nostri caffè. Io chiedo anche una cannuccia. La cameriera torna coi caffè e con due cannucce, perché ne ha due tipi diversi. Ottimo, penso. Addirittura la scelta, che carina! Poi succede: LA CAMERIERA CHIEDE AL GIORNALISTA QUALE CANNUCCIA VOGLIO. Facepalm abissale.

Io non ce l'ho con i camerieri eh, ho tanti amici camerieri. Però vi prego, detto francamente, datevi una regolata. Lo dico anche per voi, ma sapete quante figure di merda fate?

(Vi prego di trasmettere il messaggio ai camerieri che conoscete, così da evitarmi l'ipertensione precoce.)

Redazione


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