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La mia disabilità oramai mi appartiene. Fa parte di me come i miei capelli, il colore della mia pelle, e come molte altre cose.  Oggi devo dire che non mi pesa quasi per niente.
Mi pesa, questo sì, far parte di una minoranza. Perché viviamo in una società basata sui grandi numeri. Le minoranze sono escluse, devono pagare la colpa di appartenere a una categoria che ha pochi numeri, e quindi conta di meno.
Un esempio? Il solito: non riesco ad entrare in tutte le banche. La bussola posta all'entrata non è sufficientemente grande per ospitare la mia sedia a rotelle. Nemmeno lo studio medico del mio dentista è accessibile perché è all'interno di un palazzo di tre piani e non è obbligatoria la presenza di un ascensore. E così vale pure per il mio medico di famiglia:  il gabinetto medico è collocato al piano rialzato sono solo cinque gradini ma per me non cambia nulla: due o mille, sempre inaccessibili sono.

Che palle!
Voi mi direte: cambia medico di famiglia, ce ne sono tanti... Ma l'ho scelto quando ero un cosìddetto "normodotato" e che ci fossero dei gradini da superare non me ne ero nemmeno accorto, mi piaceva era un medico umano scrupoloso e questo cercavo ed era importante per me.

Non va meglio nemmeno al ristorante. Si lo so i miei amici fanno sempre una selezione preventiva, ma questo mi secca, vorrei scegliessero quello con maggiori credenziali culinarie, e non quello che è meno peggio dopo aver scartato tutti quelli con barriere che tra l'altro sono sempre la maggioranza, e spessissimo pure  i migliori. Per loro certo (i miei amici), ma anche per me, se permettete!

Per non parlare degli alberghi, pure quando devi partecipare ai convegni sulla disabilità non stai tranquillo e questo la dice lunga…..

Nei grandi centri commerciali ci si va volentieri. Tutti i negozi sono accessibili, peccato che ci siano sempre una serie di stron…  che ti fregano il parcheggio riservato costringendoti ad aspettare i loro porci comodi,  per infilarti in tutta fretta appena se ne libera uno. Ma la prova non è superata: potreste trovare al vostro ritorno il coglione (termine sdoganato, quindi lo uso anch'io...) che ha parcheggiato sulle linee gialle, che per chi non lo sapesse sono proprio quelle che ti permettono la totale apertura della portiera consentendoti di salire. A questo punto se sei in compagnia di un bipede te ne andrai lo stesso magari imprecando, ma se sei da solo dovrai aspettare il ritorno di quel gentile e rispettoso autista….. Il tuo tempo vale sega……

Però mi fermo a pensare, tanto per dirne una, a quel che pensano i miei amici sordomuti ogni volta che vanno a un dibattito, convegno, comizio (e chi più ne ha più ne metta) privo del linguaggio dei segni cioè sempre…ma anche al cinema. Non è anche questa emarginazione?

Questa è la quotidiana fatica di chi vive la disabilità giorno dopo giorno, ora dopo ora. Eppure ci vorrebbe così poco per cambiare le cose: intelligenza, rispetto, umanità, cortesia…a rileggere, forse non è così poco...

INFO:

Vedi qualche altra "provocazione" firmata dal nostro Valter:

LA CONFERENZA NAZIONALE SULL’ASSOCIAZIONISMO? INACCESSIBILE!

SI PUO' SEDURRE IN CARROZZINA?

LA CARROZZINA? TIRA SEMPRE PURTROPPO

COSE' LA DESTRA? COSE' LA SINISTRA?


[Valter Nicoletti]

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