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Non solo con lo sguardo rivolto al passato.
Certi lager possono tornare, quando non si accetta la diversità, che è così scomoda e inquietante perché evoca, così come evocava allora, la diversità che sentiamo dentro di noi.
Una riflessione pungente quella del Sottosegretario alla Sanità Antonio Guidi, che sottolinea i rischi di certe nuove forme di ghettizzazione, anche dei disabili, che subdolamente vengono riproposte, ma che sotto una pallida scorza puzzano di già sentito, di già condannato, di già bollato come indesiderabile.
Ecco perché vi riproponiamo integralmente l'articolo di Guidi pubblicato sul "Messaggero" del 27 gennaio.

Che cos'è la memoria? Non voglio fare il neurologo: secondo me è una competenza, un dono o una condanna, che ci permette di rivivere ma anche di vivere emozioni, esperienze, odi o amori, sogni o delusioni…
Il giorno della memoria
 è in qualche modo la sintesi di tutte le memorie. In essa viene concentrata tutto il male ma anche tutti gli eroismi, la voglia di vivere e di riscattarsi che l'umanità ha vissuto in pochi anni che anno il valore di un'eternità.
Un buco nero che può assorbire tutto persino negandosi oppure restituire a chi la possiede e soprattutto agli altri l'impegno che questa immane tragedia non si ripeta mai. Debbo aggiungere che affinché la memoria "serva davvero" non può essere circoscritta ad un rituale, che in ogni caso è doveroso ed importantissimo, ma deve nutrirsi anche della capacità di fare;  altrimenti la memoria rischia di essere un alibi, fortemente emotiva ma di corto respiro.
Mi sento, anche come sopravvissuto a una cosa che non ho vissuto, di dire la mia.
Intanto non esageriamo a descrivere gli esecutori come burattini inconsapevoli. Mai come nel caso della realtà dell'olocausto chi ha eseguito ha infierito oltre misura; con una ferocia inimmaginabile che non può essere conseguente agli ordini: il plotone di esecuzione uccide (siamo contro la pena di morte) ma cerca tranne qualche caso di non infierire. In quel limbo del terzo Reich queste persone hanno potuto esprimere senza limiti una ferocia che certo è in tutti noi ma che in quel "luogo" ha trovato due condizioni scatenanti: la completa libertà di far del male anzi avendone encomi e farlo tutti insieme.
Non la violenza che vive solitaria in noi tenuta al guinzaglio da regole, etica, comandamenti, timore di punizione, ma libera e inoltre vissuta in branco. Quindi chi ha torturato ed infierito l'ha fatto nella stragrande maggioranza dei casi, mi si inceppano le mani nello scriverlo, per suo piacere.
Andando avanti incontriamo un altro elemento che appare come un alibi o un'attenuante: persecuzione e distruzione della persona come delirio.
Questo teorema non mi ha mai convinto. L'organizzazione capillare politica, tecnica, scientifica della distruzione di milioni di esseri umani che per la sua orrenda specificità è senz'altro unica nella storia, non può essere frutto di un delirio ma di un progetto politico talmente aberrante che, siccome è stato fatto da esseri umani, per tranquillizzarci definiamo frutto della follia.
Non posso e non voglio essere d'accordo. In quegli anni orrendi con estrema lucidità - che qualcuno può definire paranoica, ma ciò non ha nulla a che vedere con una malattia individuale e collettiva - si è perseguito lo scopo di distruggere chi si percepiva come diverso.
Il diverso così scomodo e inquietante perché evoca, così come evocava allora, la diversità che sentiamo dentro di noi. Ecco allora non la verità ma una parte essenziale della verità: accanto agli ebrei si sono distrutti con la sterilizzazione dei genitori con figli disabili e nei forni almeno 100.000 disabili soprattutto mentali e accanto a questi oltre mezzo milione di nomadi e tanti, tanti omosessuali.
Questa parte dell'Umanità perduta ha ancora troppa poca voce e ad essa va data poiché arricchisce la lotta che le persone ebree e tutti i Cittadini democratici stanno facendo perché non si ripeta quello che è accaduto. Qual è il fare? Proprio questo arricchimento lo produce. È evidente che quando si discrimina un ebreo in qualche modo si ripercorre la strada del razzismo nazista ma anche - e su questo bisogna lavorare moltissimo e concretamente - bisogna evitare il mantenimento o la costruzione di nuovi lager.
Quando si permette l'esistenza di campi nomadi invivibili o si fa coincidere il nomade con il delinquente; quando si ha nostalgia per scuole speciali per i disabili, quando si nascondono o si negano manicomi sotto mentite spoglie o si propone un neomanicomialismo, magari ipocrita; quando gli anziani vengono costretti nei ghetti, ecco che riproponiamo la logica del lager. Memoria quindi ma anche vigilanza continua e azioni non solo per evitare che ritorni l'inferno ma perché l'inferno che troppo persone vivono venga contrastato
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Info:

Lo Speciale Giornata della Memoria

L'intervista rilasciata a Disabili.com dal Sottosegretario

La pagina dedicata a Guidi nel sito del governo

Altri interventi di Antonio Guidi pubblicati in Disabili.com:

TECNOLOGIE, PER COSTRUIRE UNA SOCIETA' SENZA ESCLUSI

"NESSUNO E' COSI' MALATO DA NON POTERCELA FARE INSIEME"

[Alberto Friso]

 

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