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No alla convivenza, sì al matrimonio tra gay. I disabili italiani si dimostrano d'accordo con quanto afferma l'articolo 29 della Costituzione italiana ("La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio"). E' quanto si ricava dal sondaggio di Disabili.com, che con i suoi 180.000 navigatori mensili è il primo portale dei disabili italiani. Per il  60% degli interpellati, convivere non significa 'formare una famiglia': il matrimonio dunque è un'altra cosa, e dovrebbe essere un diritto anche di gay e di lesbiche.

Sul tema dei Pacs, i patti civili di solidarietà che tante polemiche hanno scatenato, i disabili osservano la questione da una nuova prospettiva, innalzando un vero inno al matrimonio, che andrebbe dunque esteso anche alle coppie omosessuali. 1 su 4 (il 24,4% dei votanti) si è infatti espresso a favore di queste unioni: "Se due si amano - si legge in uno dei tanti post lasciati nel forum del portale - devono stare insieme ed essere riconosciuti come famiglia, indipendentemente dal sesso!"

Un risultato che può essere letto come una difesa della diversità e per la tutela di chi già vive una condizione di svantaggio, e che dunque va in qualche modo 'garantito per legge'. Non a caso c'è chi giustifica la sua risposta in questo modo: "Il riconoscimento delle coppie di fatto - scrive un altro navigatore - aprirebbe una nuova era fondata sull'amore, sul rispetto reciproco e sulla tolleranza per le diversità".

Disabili poco reazionari? Pare che siano per lo più di mentalità piuttosto aperta: solo un risicato 4% rifiuta infatti l'idea di un'unione riconosciuta fra gay, sostenendo che "Il matrimonio è fatto da una donna e da un uomo: si possono poi trovare diversi modi di riconoscere eventuali diritti, ma non col matrimonio".


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