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penna"Io mi faccio forza ogni volta che devo smontare la carrozzina per entrare in macchina, quando devo usare un catetere per urinare, quando devo far uscire dalla panetteria la commessa perchè nel negozio non riesco ad entrare (‑¬¦)"

Sono diverse le segnalazioni che quotidianamente ci arrivano su difficoltà , disservizi, e ingiustizie più o meno gravi che le persone con disabilità riscontrano nelle loro città . Abbiamo deciso di rendere nota la testimonianza di Leonardo, trentenne alle prese con delle barriere incomprensibili per una città come Milano, che ci racconta la frustrazione e la sua comunque inesauribile voglia di superarle, in questa lettera.

Buonasera,
scrivo questa lettera, come sfogo personale e per far sentire, seppur piccola, la mia voce.
Sono un ragazzo di 30 anni, cittadino italiano (in grassetto e sottolineato perché è un concetto a cui tengo e sul quale tornerò) disabile dall'età di 22 anni. Ho avuto la sfortuna di avere un incidente in moto che mi ha cambiato radicalmente la vita, sono rimasto paralizzato, più precisamente paraplegico con lesione alla 3^ vertebra dorsale.

C'è stato un periodo buio, per me e la mia famiglia, ma nonostante tutte le difficoltà piano  piano ho cercato di reinserirmi attivamente nella società . Difatti ho comprato un casa in cui vivo da solo, ho ripreso a guidare la macchina, ho iniziato nuovi sport e coltivato le mie amicizie/amori. In tutto questo ho anche ricominciato a lavorare, avendo un diploma di perito industriale con specializzazione termotecnica che mi ha consentito di andare avanti con la mia professione. E' un lavoro che mi piace, che riesce a darmi delle soddisfazioni, anche se svolgo principalmente attività di ufficio, che mi ha fatto crescere professionalmente.
Ho quindi deciso di iscrivermi al collegio dei periti industriali e periti laureti della provincia di Milano e Lodi, avendo ormai fatto il periodo di praticantato. Ecco che torna il concetto di cittadino, in quanto pensavo di avere gli stessi diritti (come doveri) di tutti gli altri, avendo pagato la tassa d'iscrizione e le altre spese come tutti.

Invece sono rimasto sorpreso e meravigliato quando mi sono presentato presso la sede del collegio, per presentare la domanda di iscrizione. Mi sono trovato davanti una serie di gradini da superare per raggiungere l'ascensore, dove tra l'altro non riuscirei nemmeno ad entrare con la carrozzina. Solo il buon senso, o il senso di responsabilità , del personale del collegio ha consentito che la mia iscrizione andasse a buon fine, benché abbiamo dovuto compilare i moduli, firmare le carte e pagare le ultime tasse, sul marciapiede davanti all'ingresso della palazzina.
Io mi faccio forza ogni volta che devo smontare la carrozzina per entrare in macchina, quando devo usare un catetere per urinare, quando devo far uscire dalla panetteria la commessa perchè nel negozio non riesco ad entrare, e potrei andare avanti con gli esempi.

Mi scoraggio però, e mi sento davvero disabile (ma nel senso discriminatorio del termine) quando mi trovo davanti a situazioni simili, enti statali o parastatali che non sono accessibili a portatori di handicap.
Mi rendo conto che tante volte fa comodo alla classe dirigente/politica riempirsi la bocca e le prime pagine di giornali e televisioni con l'impegno verso le categorie più deboli, ma poi la realtà di chi vive queste situazioni è ben diversa e l'impegno di questi personaggi finisce lì, con un bel titolo sul giornale.
Io non posso concepire che nel 2012 in una città come Milano, che dovrebbe essere all'avanguardia in Italia se non in Europa, si possano vivere ancora queste situazioni. Non è possibile che io, che mi considero cittadino italiano non possa accedere alla sede del collegio dei Periti per iscrivermi, seguire i corsi, tenermi aggiornato. Come non è possibile che durante il mio lavoro mi sono trovato a dovermi recare presso l'ufficio enti del comune di Milano, in via Azario 3, e mi sono trovato davanti sempre uffici non accessibili e sono riuscito a sbrigare la pratica solo perché la persona preposta mi è venuta incontro sul marciapiede, e fortunatamente non pioveva. E stiamo parlando di un ufficio comunale!

O quando ho perso il portafoglio e mi sono dovuto recare presso la centrale di Polizia di Stato di Via Tabacchi per sporgere denuncia e mi sono reso conto di non poterci accedere in quanto c'è una rampa di scale all'ingresso, sono dovuti interventire 2 agenti e portarmi di peso all'interno.
So che probabilmente questa lettera porterà a poco, ma dentro di me spero che serva a smuovere qualche coscienza e che finalmente la nostra classe politica/dirigente si renda conto che un disabile, soprattutto se giovane, può essere ancora produttivo e non solo un peso per lo stato... certo bisogna dargliene la possibilità (e all'estero questa cosa l'hanno capita da tempo!).

Leonardo Quochi

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