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Il logo del realityDavanti alle telecamere adolescenti e disabili

A forza di telecamere più o meno nascoste, i reality show hanno diffuso un senso di curiosità più pruriginoso che edificante.A tutti, però viene data una seconda possibilità ; un modo per rimediare a qualche colpa.
Per i "grandi fratelli" televisivi, il riscatto è provare a mettere in primo piano la sostanza anziché la forma; il pensiero anziché l'immagine.
Ci penserà "Eye ke c'è da guardare": un reality in fase di preparazione a Monselice, in provincia di Padova.
Un programma, ma anche un esperimento, dove dieci adolescenti si cimenteranno nella convivenza con gli ospiti di un centro per disabili.

Giovanissimi e diversamente abili: due categorie finora mai apparse in un reality.
Insieme, per tre giorni, condivideranno momenti di vita quotidiana, secondo i ritmi e gli orari dell'associazione.
Per i ragazzi, in particolare, significherà mettersi alla prova con un mondo, quello del volontariato, spesso trascurato.
"I giovani tendono a giudicarlo come qualcosa di lontano dalle tipiche immagini vincenti veicolate dai media", spiega Ernesto Aufiero, ideatore del progetto.
Ricerca del successo, episodi di bullismo, egoismo: sono alcuni dei tratti che, complici anche alcuni spiacevoli episodi di cronaca, vengono attribuiti agli adolescenti. E che il reality cerca di sfatare, usando un format e un linguaggio che conquista i giovani. "Vogliamo fare una scommessa: dimostrare che non è vero lo stereotipo dei ragazzi incapaci di provare emozioni e di andare oltre il loro privato", afferma Aufiero.

Provare e suscitare emozioni; la capacità di relazionarsi con la diversità : saranno questi i parametri importanti per "fare strada" nel reality.
E anche se il logo dell'iniziativa è un occhio ("Eye", per l'appunto), il look non deve per forza entrare nello zaino dei protagonisti. Da guardare, infatti, c'è molto più che l'aspetto.
Fin dalle selezioni.

In programma dal 24 al 26 ottobre, e riservate agli abitanti del Comune di Monselice dai 16 ai 19 anni - con l'autorizzazione di un adulto nel caso dei minorenni - punteranno a mettere in risalto la sensibilità e l'altruismo dei candidati.
I dieci ragazzi selezionati inizieranno così un "training" formativo, che li porterà anche ad incontrare gli operatori del centro disabili in cui vivranno la loro speciale avventura.
Una conoscenza reciproca e poi, entro la fine di novembre, via con le registrazioni, ripresi da registi della scuola di Ermanno Olmi.
Niente confessionale, niente "cueva" o altri stratagemmi di spettacolarizzazione: i ragazzi potranno confidarsi in maniera più discreta.
Dopo la fase di montaggio, il reality sarà pronto per essere trasmesso in più puntate in una emittente locale.
E cominceranno così le votazioni: il sito del reality raccoglierà i favori, che dovranno essere accompagnati da una ragionevole motivazione.
Il vincitore potrà vedere la sua immagine in veste di testimonial nei materiali di comunicazione sul tema del volontariato che il Comune di Monselice pubblicherà nel 2009.
L'immagine, dunque, non come mezzo per "sfondare", ma come momento successivo all'esperienza del reality.
Un'idea che, in un certo senso, non nasconde una strizzata d'occhio alle celebrità degli altri spettacoli, in gara per foto e comparse televisive fin dal primo giorno di trasmissione.

Ragazzi in scena, dunque; dietro le quinte, invece, numerose istituzioni, tra cui il CSV - Centro Servizi Volontariato - di Padova, l'Anffas di Monselice, e l'amministrazione comunale di Monselice.
Proprio il Comune ospiterà più avanti un evento che, attraverso la presentazione delle parti più belle del reality, offrirà uno spunto per un dibattito sulla situazione giovanile.
Gli argomenti d'altronde, non mancano: "L'esperienza che stiamo preparando è unica nel suo genere, ma vogliamo ripeterla, magari affrontando altre tematiche che coinvolgono i ragazzi", confessa infatti Ernesto Aufiero.

Non resta che dare il via al "grande fratello" dall'occhio buono, che monitorerà con molto tatto le diverse reazioni dei protagonisti.
"Mi aspetto anche dei rifiuti: qualcuno, infatti, potrebbe arrivare a giudicare questa esperienza come troppo forte", afferma Aufiero.
"Tuttavia, se anche solo due ragazzi su dieci riuscissero a mantenere nel tempo i rapporti con gli operatori del centro per disabili e con gli ospiti, si otterrebbe comunque una grande vittoria".

E i soliti montepremi, di sicuro, in questo caso non c'entrano.


INFO:

Il sito del reality show "Eye, ke c'è da guardare"


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