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Minori e famiglie in grave difficoltà: quali bisogni? Quali soluzioni? Istituto residenziale: sì o no? L’affidamento può essere una buona risposta? Questi i temi della Conferenza internazionale “Conoscere i bisogni e valutare l’efficacia degli interventi per bambini e famiglie in difficoltà. Prospettive internazionali e sfide per la ricerca, le politiche e i servizi”, che si è teuta a Padova nei giorni scorsi.
Un evento è organizzato dalla Fondazione Zancan in collaborazione con l’associazione europea Eusarf, l’associazione internazionale iaOBERfcs, l’Università degli Studi di Padova e il Comune di Padova. Cinquecento i partecipanti, provenienti da 30 Paesi del mondo.

«La prima soluzione deve essere quella di rendere possibile la permanenza in famiglia – afferma Augusto Palmonari, docente di psicologia sociale all’università di Bologna e collaboratore della Fondazione Zancan – erogando aiuti finanziari, laddove necessario, ma soprattutto portando un sostegno professionale ed educativo alle famiglie. È indispensabile non isolare le famiglie che incontrano difficoltà. Allorché non sia possibile la permanenza in famiglia, allora si deve pensare ad altre soluzioni. Questo è un punto delicato: quando la permanenza in famiglia diventa impossibile? È difficile rispondere. Per i piccolissimi una soluzione alternativa può essere l’adozione; per quelli un po’ più grandi l’accoglienza fuori dalla famiglia con l’affidamento o altre forme, presso altre famiglie che però poi non devono essere abbandonate. In particolare nella fase dell’adolescenza e preadolescenza, quando in generale i conflitti con i genitori si fanno più forti, si può pensare ad accoglienze residenziali in piccoli gruppi: gli ospiti devono poter frequentare la scuola e vivere una vita simile a quella dei coetanei. E, elemento fondamentale, accanto a questi ragazzi ci devono essere educatori efficaci».

L’esperienza dell’affidamento o dell’assistenza residenziale non è mai facile.
Da un’indagine nazionale sulla salute mentale dei ragazzi presi in carico all’esterno della famiglia in Inghilterra, risulta che i bambini in assistenza residenziale hanno maggiori probabilità di avere disturbi mentali rispetto a quelli in affidamento o inseriti presso famiglie o amici (72% contro il 40% e il 32%).
Tra i bambini in assistenza residenziale, i disturbi del comportamento sono predominanti (60%: ad esempio disturbi della sfera emotiva o disturbi di iperattività). Questi bambini hanno maggiori probabilità di avere anche altri problemi. Più di tre quarti ha almeno un problema fisico. Risulta due volte più probabile, rispetto ai bambini senza disturbi, che abbiano grosse difficoltà nell’apprendimento della lettura, della matematica, della sillabazione. In generale, il 62% di tutti i bambini ha dimostrato di essere almeno un anno indietro nello sviluppo intellettivo.

Secondo uno studio effettuato negli Stati Uniti relativo alla salute mentale dei giovani di età compresa tra i 20 e i 33 anni usciti da esperienze di affidamento, la prevalenza di disturbo post-traumatico da stress di tipo cronico è significativamente più alta tra i giovani usciti dall’affidamento (30%) rispetto alla popolazione generale (7,6%). Questo tasso di disturbo cronico risulta analogo a quello dei veterani della guerra in Vietnam. La prevalenza della depressione maggiore di tipo cronico è significativamente più alta tra i giovani usciti dall’affidamento (41,4%) rispetto alla popolazione generale (21%). Oltre al disturbo post-traumatico da stress e alla depressione maggiore, più di 1 giovane uscito dall’affidamento su 5 si ritrova ad affrontare in seguito problemi come sindrome da panico, fobia socialmente modificata o dipendenza da droghe. I
risultati della ricerca americana indicano dunque che i giovani usciti dall’affidamento potrebbero essere a maggior rischio di problemi di salute mentale rispetto ai giovani ancora in carico.

E in Italia? Mentre nel resto del mondo si fanno studi sugli esiti degli interventi con i ragazzi presi in carico in strutture residenziali o affidati all’esterno della famiglia, nel nostro Paese siamo un passo indietro e dobbiamo colmare il ritardo.

Il problema riguarda non pochi minori. Secondo il Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza, al 31 dicembre 2005 i servizi residenziali socio assistenziali per minori complessivamente intesi (comunità familiari, comunità educative e istituti) che accoglievano minori in Italia erano 2.226, con una presenza di 11.543 bambini e adolescenti.
Il dato è da ritenersi sottostimato, poiché non comprende la situazione siciliana (che non è stato possibile comprendere nella rilevazione): una mancanza estremamente significativa, se si considera che la sola Sicilia, secondo indagini precedenti, contava ben 216 servizi residenziali, pari a circa il 10% dei servizi presenti sull’intero territorio nazionale.
In media, dunque, ogni 10 mila minori residenti in Italia poco più di 13 risultano accolti nei servizi residenziali. In particolare in Veneto i minorenni accolti in strutture residenziali socioassistenziali (comunità ed istituti) sono 934, pari all’1,2 per mille (2005).
Sempre al 31 dicembre 2005, gli affidamenti familiari in Italia (Sicilia esclusa) risultavano essere pari a 12.551, con un incremento di circa il 23% rispetto al precedente dato rilevato nel 1999. Si calcola che se a questi si aggiungessero gli affidamenti in Sicilia, il dato potrebbe ragionevolmente attestarsi su valori ben oltre le 13 mila unità. In Veneto, in particolare, i minorenni in affidamento familiare risultavano essere 722, cioè lo 0,9 per mille.

«Il 70% della spesa per l’infanzia e la famiglia è destinata a bambini, ragazzi, famiglie in grave difficoltà – sottolinea Tiziano Vecchiato, direttore della Fondazione Zancan e vicepresidente iaOBERfcs –  Non si tratta dunque di un problema di carenza di risorse, bensì di un’incapacità strutturale di orientare queste risorse per interventi che siano davvero utili ed efficaci, visto che buona parte di queste risorse vanno agli interventi residenziali e non invece a interventi di supporto alla famiglia e ai bambini, agli interventi diurni e di socializzazione».

INFO:
Fondazione Zancan

Il programma completo della Conferenza

Sul tema “minori e famiglie in difficoltà” vedi anche questi articoli:
APRONO I PRIMI CENTRI NAZIONALI PER LE CURE PALLIATIVE E PER LA DIAGNOSTICA DEL BAMBINO MALTRATTATO

INCIDENTI INFANTILI, PER PREVENIRILI BASTA POCO


[Redazione]

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