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Gentile Marina Cometto
Confidando nella sua attenzione e sensibilità

Mi permetto di sottoporle il mio caso personale, che i realtà mi accomuna a 25000 famiglie umbre.
Mi chiamo Bosi Domenico vivo in Umbria a castel Ritaldi provincia di Perugia con mia madre e mio fratello entrambe gravemente invalidi.
Da alcuni anni oramai mi sono licenziato dal lavoro per potermi occupare di loro, l'idea di doverli abbandonare in qualche struttura residenziale mi ha sempre ripugnato.
L'impegno che mi sono preso cerco di assolverlo con amore e dedizione.
Come voi già saprete, le esigue pensioni ed indennità che gli invalidi anche gravi percepiscono in Italia non consentono, se non con grosse difficoltà , di remunerare adeguatamente una badante, specie se in regola.
Mio fratello e mia madre sono insulino-dipendenti, cardiopatici ed entrambi amputati di un arto, per questo necessitano di assistenza continua, il mio apporto e'indispensabile e difficilmente delegabile.
La granparte delle regioni italiane ad es. Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Sardegna ma l'elenco potrebbe continuare, prevedono un serie di strumenti, atti a supportare le famiglie che ospitano congiunti non autosufficienti, ciò al fine di svolgere al meglio, ed in famiglia, l'attività di cura e assistenza.
L'assegno di cura e uno di questi ausili ,erogato mensilmente e ampiamente in uso in tutta Italia( tranne che in Umbria e Toscana), le cui cifre variano dai 600 euro della Lombardia,
ai 520 dell'Emilia Romagna fino ai 1800 euro al mese della provincia di Bolzano.
Mi preme sottolineare che queste cifre in realta' consentono notevoli risparmi allo Stato e alle regioni ,poichè le persone disabili e gli anziani non autosufficienti ospitati in strutture, portano ad esborsi ben maggiori, in alcuni casi ben oltre i 100 euro al giorno.

L'assegno di cura è all'unanimità considerato uno strumento che migliora la qualità di vita del disabile sia giovane che anziano, conseguendo il vantaggio del contenimento della spesa pubblica.
Tutto ciò che mi riconosce attualmente la regione Umbria è l'apporto di un operatore per l'igene della persona: un'ora a settimana per entrambe i miei congiunti.
Ben presto ,visto "l'esorbitante" isee di mia madre " 6000 euro"!, dovrò anche pagare gli esigui servizi offerti dall'operatore medesimo, infatti verra inserita una soglia di 5000 euro oltre la quale si deve un corrispettivo.
Mia madre (costretta a letto da anni) era in graduatoria per ottenete l'assegno di cura dalla regione Umbria, ma la legge n.24 del 22 novembre 2004 che prevedeva questo strumento è stata abbrogata, così sia lei che migliaia di famiglie si sono viste negata la possibilità di accedere a questo contributo economico, inizialmente previsto in 418 euro mensili.(cifra erogata con l'obbiettivo di mantenere in famiglia le persone non autosufficienti).
Quando ho cercato di contattare gli amministratori della mia regione, per ottenere spiegazioni, ho ricevuto solo risposte becere e stucchevoli.
L'Umbria riceve dal governo centrale un miliardo e settecento milioni di euro, comprensivi dei contributi per l'edilizia ospedaliera e la non autosufficienza.
A noi dicono che non ci sono i soldi, negli ultimi mesi, con la pubblicazione degli stipendi dei dirigenti (una pletora interminabile)ci siamo resi conto dove vadano gran parte dei finanziamenti regionali per la sanità !
L'intento non troppo velato dei nostri cari amministratori è costringerci a rinchiudere i nostri anziani nelle varie forme di residenzialità .
Quotidianamente la cronaca locale, segnala storie di inidoneità delle strutture e di maltrattamenti dei poveri anziani e disabili.

In Umbria l'informazione è completamente controllata dalla maggioranza di governo locale, le voci alternative non hanno spazio o risonanza.
La faccenda è ancora più intollerabile, nella misura in cui quotidianamente, i nostri amministratori non fanno che ricordare quanto si impegnano per chi è in condizione di sofferenza e disagio, ma le posso assicurare con certezza che ciò non corrisponde al vero.
Chiedo il suo aiuto per portare ad evidenza queste ingiustizie, la prego nei limiti delle sue possibilita'di rendere pubblica questa denuncia, le famiglie umbre come la mia oramai hanno perso ogni fiducia .
La mia flebile speranza è quella di ottenere l'attenzione necessaria a rianimare l'interesse verso il reale potenziamento dell' assistenza domicilare, di cui l'assegno di cura rappresenta il fulcro.

L'esperienza della Regione Veneto puo' essere esemplificativa: parlando con un amministratore del'assessorato alla sanità emergeva con chiarezza, come la qualita'di vita dell'anziano, traesse considerevole vantaggio dalla permanenza nel proprio abituale contesto di vita.
Per l'anziano non autosufficiente anche l'aspettativa di vita migliora in modo sensibile, e tutto ciò conseguendo un risparmio notevole per le casse regionali e statali.
Per quanto a me risulta anche i disabili e gli anziani non autosufficienti della Toscana non potranno usufruire dell'assegno di cura, la legge istitutiva del fondo per la non autosufficienza non ne fa alcuna menzione.

Confido nel suo interessamento al fine ottenere la pubblicazione di questa lettera, la saluto cordialmente

D.B.


La risposta di mamma Marina

Gentilissimo D.
La sua lettera è già stata pubblicata su questo sito a questo link
http://www.disabili.com/lavoro-legge-a-fisco/19893-umbria-assegno-di-cura-la-regione-lo-cancella

Mi dispiace lei abbia dovuto lasciare il lavoro per assistere i suoi cari, avrebbe potuto usufruire del congedo retribuito per l’assistenza ai parenti con disabilità grave ai sensi della legge 104/92., i suoi parenti hanno il riconoscimento dell’invalidità e lo stato di gravità ?
Il problema che sottopone ha molte sfaccettature che andrebbero studiate singolarmente.

Ogni regione riceve per il sociale fondi statali che deve poi a propria discrezione distribuire sul territorio, ma non può esimersi dal riconoscere le esigenze delle persone con disabilità e offrire servizi e strumenti economici per agevolare la domiciliarità così come previsto dalla legge 104/92, dalla legge 162/98 e dalla legge 328/2000.

Quello che le consiglio è di scrivere una raccomandata al Sindaco e al Vice sindaco che ha anche la delega per i servizi sociali, all’assessore alla Sanità e a quello all’assistenza della Regione e a quelli della Provincia di Perugia esponendo la sua situazione e facendo riferimento alle suddette leggi, dovranno rispondere e a seconda di ciò che le risponderanno potrà poi seguire gli ulteriori percorsi per riuscire a ottenere ciò che le leggi prevedono, non si perda d’animo, segua l’iter che le ho consigliato.
Mi tenga informata,
cordialmente,
Marina

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