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salvatore crisafulliDa quindici giorni Salvatore ha iniziato uno sciopero della fame, al quale si è unito anche il fratello

Scrive a Benedetto XVI, Pietro Crisafulli, per chiedergli di intercedere in qualche modo e far sentire il peso di una voce autorevole da parte della Chiesa, affinchè il fratello Salvatore, paralizzato da 9 anni a causa della locked-in syndrome, la cui vicenda è da anni tristemente nota, possa accedere a un trapianto di cellule staminali mesenchimali, cosa in Sicilia al momento non possibile.


LA STORIA - Salvatore Crisafulli, catanese quarantaseienne, padre di quattro figli, dopo un incidente stradale del 2003 entra in un coma vegetativo per due anni; al suo risveglio, la diagnosi di locked-in syndrome, che da nove anni lo vede paralizzato. Il fratello Pietro, presidente dell'associazione Sicilia Risvegli onlus, che ne è anche tutore e curatore, lo sostiene in tutti  modi. Nel corso degli anni diversi sono stati gli appelli lanciati dalla famiglia di Salvatore, la cui storia è ormai molto conosciuta, passata tra appelli alle istituzioni, ad annunci di un viaggio all'estero per sottoporsi a eutanasia, fino alla battaglia di oggi per potersi sottoporre a trapianto di staminali mesenchimali, staminali adulte prelevate dallo stroma osseo.

LO SCIOPERO DELLA FAME - Provato dalla malattia, la volontà di lottare di Salvatore è tutt'altro che annientata. Nonostante le sue condizioni, da quindici giorni ha iniziato uno sciopero della fame per chiedere di essere sottoposto al trapianto delle cellule staminali mesenchimali, una metodologia già sperimentata in Italia, ma, a detta del fratello Pietro, "ostacolata dagli interessi economici di chi si oppone al progresso scientifico". Lo stesso Pietro si è unito allo sciopero della fame, per non lasciare solo il fratello e richiamare quell'attenzione necessaria a smuovere non solo coscienze, ma anche e soprattutto concrete azioni.

L'APPELLO - Infine, la decisione di fare appello a Sua Santità Benedetto XVI, al quale Pietro Crisafulli scrive. Nella lettera, dopo aver spiegato la situazione del fratello, lancia dunque  la sua accorata richiesta: "Mi appello a Lei, Sua Santità , che è rimasto l'unico vero difensore della vita, perché interceda immediatamente con le autorità politiche e sanitarie italiane in favore di Salvatore e di tutte quelle persone che come lui vivono nelle stesso condizioni. Tutti noi non possiamo dimenticare le Sue parole, pronunciate in occasione di uno dei Suoi tanti interventi, con particolare riferimento alle tematiche sull'eutanasia, con le quali definiva "vita" lo stato vegetativo". "Anche noi - conclude Pietro Crisafulli - siamo stati a favore della vita e contro l'eutanasia. Ma, se muore Salvatore, allora morirò anch'io. Ci aiuti. Intervenga subito, prima che sia troppo tardi".

LA LOCKED-IN SYNDROME - Il nome stesso della patologia ne identifica i tratti caratteristici. Letteralmente "sindrome del chiuso dentro" o "del chiavistello", questa sindrome, risultato di un ictus al tronco-encefalo, vede chi ne è affetto come bloccato in un corpo che non riesce a muoversi, poiché tutti i muscoli volontari del corpo hanno subito una completa paralisi, anche se il soggetto è totalmente sveglio  e cosciente. La parte cognitiva risulta dunque intatta, mentre ad essere compromesse sono le funzionalità motorie e comunicative, tanto che per comunicare i pazienti con questa sindrome utilizzano spesso gli occhi, codificandone la chiusura delle palpebre o gli spostamenti oculari.



Per info:

Il testo della lettera inviata a Benedetto XVI

Associazione Sicilia Risvegli



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Redazione

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