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“(…) Le famiglie delle persone disabili sono abituate, la resilienza fa parte del DNA di ognuna di loro, e loro sanno che questo momento finirà, ma hanno bisogno almeno di essere ascoltate e accolte”


Riceviamo e pubblichiamo uno scritto di ANFFAS Onlus Crema sulla situazione delle persone con disabilità in questi giorni difficili che stiamo vivendo (grassetti nostri, ndr).

“State in casa, non uscite” “Si può uscire solo per motivi lavorativi o per motivi sanitari o uno per famiglia per la spesa”
Il virus ci impone di stare in casa, ci impone distanza fisica, ci impone isolamento..solo così si può sconfiggere. Il virus ci impone la solitudine: la solitudine nei letti di ospedali che ogni giorno sentiamo atterriti in TV, la solitudine di chi a casa sta male e attende che passi, la solitudine di chi è costretto a casa bisognoso di un aiuto che non può arrivare.


Le persone con disabilità forse non sono un numero così elevato da fare notizia, ma in questo momento sono una parte della popolazione che vive la solitudine dei bisognosi.

Per motivi di ordine sanitario giustamente tutto è chiuso (centri, servizi, scuole) e così il popolo silente rimane in casa attendendo che la tempesta passi con famiglie affaticate che provano a fare del loro meglio, ma la giornata è lunga! Non serve la Tv, non basta la radio, non è sufficiente il PC, tutto quello che il resto della popolazione sta mettendo in campo per riuscire a passare questo periodo (peraltro spesso lamentandosi), non è minimamente corrispondente ai bisogni delle persone con disabilità.

Non c’è soluzione, non c’è una giusta risposta, si avrebbe bisogno di qualcuno in casa che aiuti nell’assistere Claudio, Giulia, Maria, ma non si può perché è pericoloso, non si può perché non si mantengono le distanze di sicurezza.

In questi ultimi 15 giorni in particolar modo, sono arrivate richieste di tutti i tipi, abbiamo ascoltato storie di ogni genere, abbiamo cercato di attivare quello che in questo momento è attivabile, sapendo che quel vuoto, sapendo che quei bisogni sono colmati in minima parte. Ma il popolo silente nonostante tutto riesce a non lamentarsi e in maniera dignitosa sta cercando di tenere duro.

Le famiglie delle persone disabili sono abituate, la resilienza fa parte del DNA di ognuna di loro, e loro sanno che questo momento finirà, ma hanno bisogno almeno di essere ascoltate e accolte, hanno bisogno di sapere che i servizi ci sono anche se in maniera diversa, hanno bisogno di pensare che questa distanza sia solo fisica.

Il popolo silente esiste, chiede solo di essere riconosciuto.


In disabili.com:

Caregiver familiari: “Abbandonati dallo stato, siamo allo stremo”

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