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pancia donna con mani a forma di cuoreDi questi giorni la campagna lanciata dal Consulta di Bioetica "Il buon medico non obietta. Rispetta la scelta delle donne di interrompere la gravidanza"

Quello dell'interruzione volontaria di gravidanza (IVG) è un diritto che le donne italiane hanno dal 1978, grazie alla legge 194/78. Ad essa è stata affiancata la possibilità , da parte del personale medico, di esercitare la propria obiezione di coscienza, ovvero rifiutarsi di eseguire la procedura in quanto non conforme ai propri valori etici o religiosi. Quella dell'obiezione di coscienza da parte del personale sanitario è una scelta alla quale ricorre un numero ragguardevole: secondo il Ministero della Salute al momento attuale si dichiara obiettore il 70,7% dei ginecologi italiani, il 51,7 degli anestesisti, e il 44,4% del personale non medico, con picchi che variano da regione a regione.

DONNE E IVG  - Il dibattito sull'obiezione di coscienza nasce dal fatto che, considerando le cifre, diventa sempre più difficile, per una donna che voglia abortire, far valere quello che, pur dolorosamente, è un proprio diritto. Sempre più spesso, infatti, le donne sono costrette a cambiare regione per evitare la lunga attesa in strutture in cui è presente un esiguo numero di personale non obiettore, e anche la pratica dell'aborto clandestino in strutture private è purtroppo ancora presente.

DIRITTO ALLA SALUTE E LIBERTÀ DI SCELTA - La questione è spinosa, come tutte quelle che investono e riguardano valori etici, personali e religiosi, ma in questo caso si espande anche sul terreno del diritto, contrapponendo da un lato quello della salute della donna, e dall'altro quello della coscienza personale del medico.
La domanda che divide è: fino a dove la  coscienza personale può  agire senza compromettere la responsabilità professionale? E' davvero impossibile trovare una soluzione che riesca a conciliare il diritto alla salute del paziente con quello dell'autonomia di scelta del medico? In questo l'Italia risulta carente di adeguati paletti: l'esercizio corretto dell'obiezione di coscienza dovrebbe prevedere la possibilità di garantire entrambi i diritti, assicurando da una parte tutte le informazioni sui trattamenti previsti dalla legge alla paziente ed eventualmente garantirle, da parte della struttura sanitaria, la messa in contatto con un medico alternativo disposto ad eseguire il trattamento.

LA CAMPAGNA DELLA CONSULTA BIOETICA - In questi giorni è stata lanciata, da parte della Consulta di Bioetica,  la campagna dal titolo "Il buon medico non obietta. Rispetta la scelta delle donne di interrompere la gravidanza". Secondo la Consulta, il cui  obiettivo non è cancellare il diritto all'obiezione alla 194, "è arrivato il momento di scegliere se tutelare l'autonomia del professionista sanitario (e quindi, del ginecologo, dell'anestesista o dell'ostetrica) oppure schierarsi dalla parte delle donne e della loro battaglia per la libertà e i diritti". Secondo quanto riporta il documento del Comitato, la campagna ha due obiettivi: da una parte, incoraggiare un dibattito pubblico sulla legittimità del diritto all'obiezione di coscienza a più di trent'anni dall'approvazione della legge sull'interruzione di gravidanza e, dall'altra, rendere più chiaro che il buon medico non è quello che non pratica le interruzioni di gravidanze ma quello che sta vicino alla donna e non la lascia sola in un momento difficile.


PER INFO:

Consulta Bioetica.org


Per approfondire

Il testo della legge 194/78



IN DISABILI.COM:

DIAGNOSI PRENATALE: LE NUOVE LINEE GUIDA MINISTERIALI
 

Francesca Martin



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