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In questo periodo di transizione, in cui le regioni stanno attivandosi per avviare i loro piani in applicazione della Legge sul “Dopo di Noi”, un esempio concreto di buone pratiche per progetti di vita indipendente delle persone con disabilità intellettive

Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Attuativo del Dopo di Noi, stiamo aspettando che il Governo valuti e approvi le proposte che le singole regioni hanno avanzato in merito a come utilizzeranno i fondi loro destinati per il Dopo di Noi.
Nell'attesa le famiglie non sono certo state a guardare e già da tempo hanno messo in atto iniziative che promuovessero l'autonomia e l'indipendenza dei loro figli per prepararli a quel momento, che si spera sempre arrivi il più tardi possibile, in cui il loro sostegno genitoriale non ci sarà più.

IL PROGETTO “A CASA MIA” - Un esempio di progetti di questo tipo è l'iniziativa “A casa mia” attiva a Mortara, in provincia di Pavia, già dal 2013.
L'idea è partita dalla Cooperativa Sociale COMENOI di Mortara (ente gestore Anffas) ed è stata approvata dal piano di zona del Comune di Mortara (PV) come intervento sperimentale di welfare innovativo ai sensi della legge regionale 3/2008 costituendo un esempio concreto di progetto sociale coerente con i contenuti della Legge 112/2016 (Legge sul "Dopo di Noi").
Essa consiste nell'inserimento di persone con disabilità intellettiva ma anche motoria presso appartamenti messi a disposizione dalla cooperativa o dalle famiglie dei ragazzi stessi per educarli piano piano alla vita domestica in autonomia. I ragazzi non sono comunque soli perchè convivono con altri ragazzi disabili: la sfida dunque non è solo quella di imparare a cucinare, lavarsi i vestiti, fare le pulizie di casa ma anche imparare a relazionarsi con l'altro, a gestire un impegno in un gruppo, ad avere una rete di sostegno e amicizie che esuli dal contesto familiare.
In tutto questo, come angeli custodi, ci sono gli operatori, gli assistenti sociali, gli educatori e i familiari che, oggi, ancora vivi, li supportano nel costruire mattone dopo mattone il loro futuro.
A Mortara sono oggi attivi quattro appartamenti sostenuti da servizi e centri di aggregazione sociale per la promozione della domiciliarità e dell'inclusione sociale a fronte della ben più drastica e negativa alternativa del rientro in strutture di medie-grandi dimensioni.

AUTODETERMINAZIONE - Il primo traguardo da raggiungere è l'autodeterminazione della persona con disabilità, la sua libertà di scelta, la consapevolezza di decidere per sé con tutti i vantaggi e i rischi che questo può comportare.
Come recita l'art. 19 della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, infatti, tutte le persone disabili devono avere la possibilità di scegliere (…) il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere, senza essere obbligate a vivere in una particolare segregazione, obbligo cui spesso sono “sottoposte” soprattutto le persone che hanno maggiori difficoltà e che necessitano di un sostegno assiduo che diventa “ingombrante” per la loro autodeterminazione.
Nel progetto “A casa mia” sono i ragazzi disabili stessi a scegliere dove andare a vivere e con chi andare a vivere. Per realizzare questo progetto, infatti, si seguono delle direttive che tutelino il singolo e le sue volontà prestando sempre attenzione ai consigli dei familiari e degli esperti che seguono questi ragazzi.

L'EBOOK CON I CONSIGLI – Alla luce di questa esperienza, Anffas, in collaborazione con la Fondazione Onlus Dopo di Noi, ha redatto un ebook scaricabile gratuitamente e consultabile online che riassume le modalità di attuazione del progetto e nel contempo raccoglie utili consigli per tutti gli enti che vorranno intraprendere la strada della domiciliarità e dell'avviamento di progetti per la promozione della vita indipendente per i loro cittadini disabili.
Eccone alcuni:
Costruire un dialogo con i genitori e i familiari della persona disabile per approntare insieme un graduale processo di distaccamento della persona disabile dall'ambito familiare (magari all'inizio bastano anche semplici forme temporanee di distacco per poi sperimentare via via prime forme di vita da soli o con-vivenza);
Far interagire tra loro le persone disabili frequentanti i centri diurni parlando di questa tematica e cercando di capire quali sono le loro esigenze, se qualcuno è già propenso ad andare a vivere da solo e se ha qualche preferenza riguardo a possibili compagni di avventura. E' importante riuscire a captare i loro segnali e ascoltare i loro bisogni perchè quelle che sono le loro volontà diventino realtà concrete;
Ricercare l'appartamento in sinergia, seguendo i desideri della persona disabile con il sostegno dei familiari;
Riprogettare e adattare l'abitazione ai bisogni delle persone che vanno ad abitarci dentro e non cercare di fare il contrario. La casa deve diventare l'espressione delle inclinazioni e dei gusti dei ragazzi disabili che la abitano;
• Ricercare e progettare i sostegni personali necessari per supportare la con-vivenza;
• Costruire un percorso di inserimento e re-inserimento sociale che consenta uno scambio proficuo tra persona disabile e comunità. In questo scambio a far da mediatore dovrà esserci la presenza costante e rassicurante della rete dei servizi diurni.

L'utilità di questi consigli è notevole, anche perchè di base si possono applicare anche ad altri interventi concreti di attuazione del Dopo Di Noi.

Per info:

L'ebook di “A casa mia”
 

In disabili.com:

Vita indipendente e disabilità: quanto siamo lontani dai diritti di base?


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Donata Viero


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