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Un ambulatorio - il primo ad oggi del suo genere in Italia - per preservare la fertilità femminile nonostante un tumore.
Succede alla Clinica Ginecologica ed Ostetrica dell'Università di Padova, dove la sinergia tra il centro di procreazione medicalmente assistita dell'Università di Padova, diretto dal Prof. Guido Ambrosini, e l'Oncologia Medica diretta dal Prof. Cartei dell'Istituto Oncologico Veneto hanno creato questa nuova opportunità, inedita quanto a disponibilità clinica.

Per molto tempo infatti uno degli aspetti più tristi della malattia tumorale è stato quello riguardante pazienti in età fertile che, pur guarite dopo le cure chemio- o radioterapiche, riscontravano l'impossibilità di avere figli a causa dell'elevato rischio di danno cellulare indotto dalle stesse terapie anticancro.
I progressi e le collaborazioni nel campo della ginecologia e dell'oncologia hanno portato ad un cambiamento radicale di prospettiva ed è ora possibile che le donne preservino le loro cellule uovo, gli ovociti, prima di sottoporsi alle cure antitumorali, quindi prima di danneggiarle irreparabilmente.
"E' quello che proponiamo nel nuovo ambulatorio dedicato" - spiega il professor Guido Ambrosini. "Le donne che lo desiderano, e che rispondono a determinati parametri, tra cui l'età, la gravità del tumore, e altri, possono in pochi giorni prenotarsi e avere questa possibilità in più di fertilità. Vengono congelate le loro cellule uovo prima di iniziare la chemio o la radioterapia. Quando poi vorranno, gli ovuli saranno decongelati, fecondati in vitro, e reimpiantati. Ad oggi il raggiungimento di una gravidanza con un'operazione di questo genere è del 12%, ma è una percentuale in crescita. Bisognerà vedere nel momento dello scongelamento quale saranno i risultati che potremo ottenere".

"E' necessaria un'attesa congrua prima di poter avviare una gravidanza dopo che la paziente ha avuto una neoplasia - sottolinea Grazia Artioli, Oncologo presso l'Oncologia Medica dell'Istituto Oncologico Veneto - ma esistono studi che confermano che un periodo di attesa di un anno dall'interruzione delle cure riduce notevolmente il rischio."

"A livello sperimentale - ha spiegato Antonio Ambrosini, Direttore del Dipartimento di Ginecologia e Riproduzione - ci sono già stati delle esperienze di questo genere, ma è la prima volta che si mette a disposizione delle pazienti oncologiche un servizio di crioconservazione dei gameti. Oggi festeggiamo un progresso clinico, che non avrebbe potuto essere senza un precedente successo scientifico. Ora ci attendiamo di poter entrare, con questo servizio, a livello di routine, offrendolo a più donne possibili".

La possibilità offerta è molto significativa, se si pensa che i trattamenti necessari per la maggior parte dei tipi di cancro diagnosticati in età fertile richiedono la rimozione degli organi riproduttivi, o comunque trattamenti che danneggiano le cellule (citotossici), quali la chemioterapia o la radioterapia, cure che quindi possono compromettere la funzione riproduttiva parzialmente o definitivamente.
Da qui l'importanza di poter preservare il patrimonio genetico, mediante estrazione e congelamento dell'ovocita delle donne selezionate, per poterlo poi riaccogliere e far nascere senza rischi da tossicità un bimbo tanto desiderato. Età e quadro generale della paziente sono elementi fondamentali nella valutazione, e bisogna inoltre agire con uno stretto controllo dei tempi, che il nuovo servizio garantisce.

INFO:

IOV Istituto Oncologico Veneto I.R.C.C.S.
via Gattamelata, 64 - 35128 Padova
tel. 049 8215711 - fax 049 8215794
email: info@istitutoncologicoveneto.it

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[Alberto Friso]

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