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Unmilioneottocentomila. Una cifra grande così composta sommando tutti i disabili visivi italiani, di cui 380mila ciechi.
Oggi festeggiano la loro giornata nazionale, ve ne eravate accorti?
Forse no anche se avete una disabilità di tipo visivo, perchè nessuno ne parla. Nonostante non sia un'invenzione dell'altro giorno: siamo all'edizione numero 48! Anche se poi è sempre stata una ricorrenza legata alla cecità, visto che il 13 dicembre è il giorno di Santa Lucia, protettrice della vista.

I ciechi del resto non chiedono la luna, ma la libertà di poter camminare da soli con il bastone bianco o il cane guida e prendere la metropolitana senza morire; studiare ricevendo all'inizio dell'anno come tutti gli altri studenti i libri in braille, a caratteri ingranditi o in formato elettronico; lavorare scegliendo le professioni più gratificanti, rese possibili dalle nuove tecnologie; toccare le sculture e fruire dell'arte; accedere a tutte le fonti di informazione, internet compresa; godere dei tesori della cultura e della civiltà; praticare tutti gli sport possibili.
Ma tutte queste, che sembrano solo richieste di normale buon senso, sono invece battaglie durissime contro la burocrazia, l’ottusità, il disinteresse, la fretta, la presunta mancanza di fondi.
Pubblichiamo di seguito l'intervento del presidente dell'Unione Italiana Ciechi, Tommaso Daniele:

“L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti intende utilizzare la giornata nazionale del cieco che cade, come ogni anno, il 13 dicembre per denunciare l’incredibile situazione che una legge dello Stato, approvata dal Parlamento Italiano sette anni fa, non venga attuata: sto parlando della legge 69 del 2000 che stanzia circa venticinque miliardi delle vecchie lire per l’anno 2000 e ventuno miliardi a partire dal 2001 per finanziare due Istituti, uno per i ciechi e uno per i sordi (per quanto riguarda i ciechi si tratta dell’Istituto Augusto Romagnoli, che storicamente ha costituito il punto di riferimento della pedagogia speciale in Italia).
Il finanziamento degli Istituti mirava a creare le condizioni per favorire l'integrazione scolastica dei ragazzi ciechi, ipovedenti e sordi sul territorio: consulenza agli insegnanti di sostegno, alle famiglie ed agli insegnanti curriculari nonché, la ricerca tiflologica (per i ciechi). Dette somme potevano essere erogate solo dopo l’adozione del regolamento attuativo. Dopo diverse peripezie e notevoli pressioni dei ciechi e dei sordi, il regolamento approdò alla Corte dei Conti che fece alcune osservazioni di illegittimità, restituendolo al Ministero.

Da allora sono trascorsi, ormai, ulteriori cinque anni, dopo i primi due, ed il regolamento non è stato più restituito alla Corte dei Conti e neppure mi risulta che stia per essere restituito. Nel frattempo le somme destinate ai ciechi ed ai sordi vengono prevalentemente distribuite a pioggia sul capitolo della legge 40, che riguarda genericamente l’offerta formativa.

L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti da anni, con la civiltà che la distingue, ha avuto incontri con i responsabili del Ministero della Pubblica Istruzione, a livello politico e tecnico, ricevendo solo promesse. Ora, però, i ciechi e gli ipovedenti italiani ed i sordi, stanchi di aspettare, ci invitano a dare corso ad iniziative clamorose che noi dirigenti vorremmo assolutamente evitare.

Per quel che ci riguarda abbiamo fatto da sempre, convintamente, la scelta dell’integrazione scolastica, ritenendo giusto che i ragazzi ciechi vivessero al riparo degli affetti familiari, nel proprio ambiente; tuttavia, la scuola, dopo trent’anni circa dal varo della legge 517, non riesce a garantire le pari opportunità ai ragazzi ciechi e sordi: ai ciechi non viene garantita la possibilità delle attività motorie, l’uso di materiali didattici speciali, l’accesso alla multimedialità e ad altre attività integrative scolastiche ed extrascolastiche.
Senza questi spazi culturali, la formazione dei nostri ragazzi rischia di non essere integrale ed armonica, ma parziale e mnemonica. Io penso che nessun genitore vorrebbe questo per i propri figli e noi dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, che per legge abbiamo la rappresentanza e la tutela dei ciechi e degli ipovedenti italiani, non possiamo più tollerare tutto questo.

I media ci chiedono storie particolarmente drammatiche, come se la cecità, con tutto il suo carico di limitazioni, non fosse già di per sè una storia, una storia che influenza la vita di persone che sono condizionate dalla minorazione dall’alba al tramonto e vivono per il solo obiettivo di ridurre i danni della cecità. Di questo i media si devono far carico, non ci basta che evitino di chiamarci ciechi, sordomuti, zoppi e ci chiamino “diversamente abili”: se la loro attenzione si limitasse a questo, ci sentiremmo doppiamente offesi perché presi in giro. Gli eufemismi, le edulcorazioni passano sul nostro corpo come piume leggere, ma non lasciano alcun segno concreto.”

Tommaso Daniele, presidente dell'Unione Italiana Ciechi

Segnaliamo con l'occasione anche la celebrazione della Giornata organizzata dall'Istituto dei Ciechi di Milano.
L'appuntamento è per domenica 17 dicembre nel Salone Barozzi dell’Istituto, in Via Vivaio 7. L'inizio è previsto per le ore 9.30, la conclusione per le 12.45. Per ulteriori informazioni, e per il programma della giornata si veda il sito dell'Istituto.

INFO:

La recensione del sito dell'Unione Italiana Ciechi
via Borgognona, 38
00187 Roma
Tel 06 699881
Fax 06 6786815
Numero Verde 800 682682

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[Redazione]

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