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Alcamo 20 Gennaio 2004-01-20

Fa male sentirsi impotenti ma, a volte, dal sentirsi così, nasce una rabbia che  spero possa essere positiva e propositiva nell'affrontare determinate situazioni che, se lasciate a seguire il loro percorso naturale, possono soltanto recarci ancora più danno.
Innanzi tutto mi presento, mi chiamo Salvatore Coppola, e vivo da alcuni anni con Lorena, una ragazza portatrice di handicap grave (tetraparesi spastica con deficit uditivo, visivo, del linguaggio e del movimento).
Due anni e mezzo fa ci siamo sposati, nonostante alcuni pareri contrari, ed abbiamo continuato insieme un percorso di vita che fin qui è stato pieno di problemi ma anche di soddisfazioni.
Non nascondo le difficoltà trovate lungo il percorso ma, le più gravi, riguardano settori della vita in cui l'amore che ci sostiene poco può fare, trovandoci a scontrarsi con l'ottusità e le deficienze di un sistema che invece di integrare e sostenere, si basa solo su criteri di efficienza e su non ben identificati motivi di carattere economico.
Dico ciò perché, gli ultimi  problemi che ci vedono protagonisti, presentano tali prerogative.
Ho perso il lavoro che svolgevo da 18 anni, e dovrò aspettare ancora anni prima che, forse, possa vedere i risultati concreti dell'azione da me intentata contro il mio ex datore di lavoro per far valere i miei diritti.
Dall'altro lato, ancora una volta, dopo aver presentato regolare richiesta per frequentare un corso di formazione, la mia Lorena si è vista rifiutare l'accesso al corso per motivi assolutamente inconcepibili, quali la mancanza d'insegnanti di sostegno o altro personale addetto.
L'anno scorso era già successo, ma quest'anno non abbiamo intenzione di cedere facilmente, per difendere un diritto che non è solo quello di Lorena, ma di tutte le persone disabili che come lei vivono tali situazioni di profonda ingiustizia.
In aggiunta a questo, dovrà smettere di fare la terapia fisica a cui si sottopone da diversi anni, perché il nostro Comune non ha - dicono - le risorse economiche per affrontare la spesa del trasporto.
Mi spiego meglio: il Comune possiede un furgone adatto al trasporto, ma assolutamente insufficiente per le necessità di tutti i disabili che ne hanno bisogno, così, per Lorena, è stato necessario, nell'ultimo anno, che fossi io ad occuparmi di lei anche in questo, portandola anche tre volte alla settimana nel centro, distante più di 30 km dove fa terapia, ed anche a Palermo, in un altro centro dove la mia Lori, ed anche io insieme a lei, svolgiamo attività di volontariato con ragazzi affetti da deficit psichico.
Adesso, mi dicono che non ci sono soldi per ripagare in qualche modo questo servizio che ho svolto su richiesta stessa di membri dell'Amministrazione Comunale, eppure - dice la legge - è dei comuni la mansione di svolgere o ripagare in qualche modo, tale servizio, ma non ci sono soldi neanche per pagare i debiti, a quanto pare.
Ma anche noi adesso non abbiamo soldi, e già mi chiedo come faremo a pagare le bollette, anche quelle che in comuni più ricettivi del nostro nei confronti delle leggi non fanno pagare, come le entrate prettamente comunali che riguardano lo smaltimento dei rifiuti e il canone dell'acqua.
Forse riusciremo a sopravvivere, fin quando, come ci hanno detto, verrà approvato il prossimo bilancio, salvo poi scoprire che, ancora una volta, per noi i fondi non son bastati.
Allora magari ci assegneranno una quota di quei pochi euro stanziati per le famiglie bisognose solo pochi giorni fa dalla nostra Amministrazione, come fossimo mendicanti a cui fare la carità, e non già membri attivi di questa comunità a cui la mia Lori, pur senza farne parte dalla nascita, ha già dato tanto.
Oppure Lorena potrà aspettare che entri in funzione il nuovo furgone attrezzato per le sue necessità, adesso, dopo anni che lottiamo per averlo.
Poi, sia lei che altri potranno usufruire dell'ottimo servizio di assistenza personale svolto da persone sconosciute, e non già da chi si fidano, perché i soldi per pagare personale vario si trovano, ma non per aiutare le famiglie che si occupano già con amore e con ben poco aiuto dei loro cari.
Sembrano lontani anni luce da noi quei comuni che sono già intervenuti concretamente per supplire ai bisogni delle persone con handicap, incrementando le loro pensioni o supportando le famiglie economicamente invece che offrire servizi di cui non si sa che fare.
Eppure, tali costi sarebbero sicuramente inferiori, ma già, viviamo in un Paese in cui anche le cose semplici diventano complicate.

Grazie per avermi letto

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