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L'aumento delle patologie psichiatriche in età adolescenziale, e in particolare dei suicidi, seconda causa di morte fra gli adolescenti; la necessità di creare maggiori occasioni di scambio e conoscenza reciproca fra Servizi pubblici, privato sociale e famiglie; la sfida di creare alternative alle comunità residenziali dalle quali chi soffre di problemi mentali finisce a volte per non uscire mai più.
Sono queste le tematiche forti evidenziate dai responsabili delle cooperative sociali del consorzio berico "Prisma"  e dai direttori dei Dipartimenti di Salute Mentale delle Ulss della Provincia, che in ottobre si sono riuniti in un convegno a Vicenza.
L'incontro ha raggiunto l'ambizioso obiettivo di riunire per la prima volta allo stesso tavolo tutti i soggetti vicentini coinvolti nella rete di sostegno alle persone e alle famiglie toccate da disturbi di tipo psichiatrico, una rete che ha avuto il compito di sostituire, con la legge 180, i famigerati manicomi.
Un confronto che da più parti si è chiesto diventi periodico.

A preoccupare gli "addetti ai lavori" è soprattutto il crescere del disagio psichico fra gli adolescenti, una sofferenza alla quale le Ulss non riescono a dare una risposta adeguata, come dimostra il fatto che per la fascia 14-18 anni manchi un servizio psichiatrico specifico.

"Dopo una fase di di iperattività - ha commentato l'Assessore Regionale alle Politiche Sanitarie, Fabio Gava - le iniziative legate alla legge 180 sono entrate in una fase si stagnazione.
La nostra Regione ha un modello di tutela di salute mentale fra i primi in Italia: quello che è necessario fare, oggi, è spostare l'attenzione dalla cura e dalla riabilitazione alla prevenzione
".
Gava ha denunciato anche il persistere di un forte stigma verso chi è soggetto a disturbi psichiatrici, tant'è vero che studi epidemiologici regionali hanno constatato come ogni anno un veneto sopra i 18 anni su quattro rischi di soffrire di disturbi di tipo psicologico o psichiatrico, e come di questi solo il 10 per cento si rivolga ai Servizi Pubblici.

"Sia gli utenti che le famiglie e i Servizi pubblici - ha spiegato Tino Turco del Consorzio Prisma - hanno una serie di insoddisfazioni e frustrazioni, e credo che queste vadano superate rilanciando le reti di tutela della salute mentale.
Come Prisma proponiamo di prendere in considerazione alcuni punti di forza, ad esempio il riconoscimento del diritto di cittadinanza ad ogni persona che soffre nella psiche, o di considerare la scarsità di risorse non solo un limite o un alibi, ma anche una opportunità per definire meglio gli obiettivi e le priorità di azione, senza contare poi che un lavoro di integrazione e di razionalizzazione della rete fra pubblico e privato in questo campo indirettamente influirà anche sul contenimento della spesa.
Come cooperative, inoltre, non accettiamo di essere semplicemente delegate a gestire i servizi in favore di persone con disagio mentale, ma chiediamo e offriamo un coinvolgimento attivo, che, sappiamo per esperienza, può essere un elemento di successo.
Ci sembra importante anche rompere le mura, chiedendo a tutti i soggetti coinvolti di contenere l'istituzionalizzazione e ampliare l'inserimento nella cosiddetta normalità
".

Si tratta di punti di forza che trovano già applicazione nel Vicentino.
Ne sono esempio le quattro "buone prassi" illustrate nel corso del convegno "l'Agenzia di Inserimento Lavorativo del Consorzio Prisma, un progetto intermedio per avvicinare al lavoro minori e giovani con disagio psichico, i progetti personalizzati di sostegno socio-relazionali e gli appartamenti con vari gradi di protezione".

Per info

Mariagrazia Bonollo - addetta stampa
Via Bassano del Gr. 54b
Sarcedo (VI)
Tel. 0445 344264
E-mail salbega@interfree.it

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