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Domenica 22 giugno l'Azienda di Trasporto Municipale di Milano ha organizzato la seconda Caccia al Tesoro in Città.
Come unica regola, c'era l'obbligo di utilizzare i mezzi pubblici, ossia tram, autobus e metropolitana.
Dal momento che l'iscrizione era aperta a tutti i cittadini, vi ha partecipato anche l'ATLHA -Associazione per il Tempo Libero dei Disabili, che ha organizzato quattro squadre di gioco: ogni disabile era accompagnato da un volontario.
Ora, se pensiamo al binomio disabile-mezzi pubblici, possiamo già immaginare con quali difficoltà si sono dovuti scontrare...

Difatti, data la difficoltà incontrata nell'utilizzare i mezzi di trasporto, le quattro squadre dell'Associazione milanese non sono riuscite a rispettare i tempi imposti dalla gara, e per questo motivo sono state squalificate.
A nulla sono valse le proteste di Lino Brundu, uno dei fondatori dell'Atlha: una persona in sedia di certo impiega più tempo ad utilizzare i mezzi pubblici, ed a questo si deve imputare il ritardo accumulato.
Ma la risposta dell'Assessore ai Trasporti del Comune, che sarebbe il caso di fare due gare separate... beh, non è proprio piaciuta all'Associazione che ha deciso così di procedere per vie legali.

Lino Brundu, data la vivace contestazione portata avanti dall'Associazione contro i metodi discriminatori praticati da enti ed istituzioni milanesi, ci ha chiesto di sostenerli... e noi appoggiamo volentieri la loro battaglia.
Qui di seguito pubblichiamo la relazione scritta in occasione della Caccia al Tesoro da due volontarie, e la replica dell'Atlha all'Assessore ai trasporti del Comune di Milano.


Relazione di Gemma L., Volontaria Servizio Civile
"Domenica 22 giugno: appuntamento alle 8:00 in associazione, oggi anche noi parteciperemo alla caccia al tesoro organizzata dall'ATM.
Il gioco inizia alle 9:00 in Arena, così ci dirigiamo alla fermata della metropolitana a noi più vicina: Gioia.
Con noi c'è anche Elisabetta, una ragazza in carrozzina.
Andiamo tranquillamente verso la metropolitana consapevoli che questa fermata è dotata di  montascale.
Arriviamo alla prima rampa di scale, ci mettiamo in contatto con il controllore dell'ATM che comincia a far salire la pedana.
Aspettiamo più di dieci minuti perché salga e altrettanti per scendere.
Intanto, gentilmente, il controllore ci chiede a che fermata vogliamo scendere.
Noi dobbiamo arrivare a Lanza, ma ci viene detto che questa fermata non è accessibile e che ci conviene arrivare fino a Cadorna.
Superata la prima rampa, ci attende una seconda scala.
Siamo già in ritardo, non abbiamo tempo di aspettare il secondo montascale e il gruppo comincia a innervosirsi per l'attesa.
Ringraziamo il controllore, in tre solleviamo Elisabetta e scendiamo così alle banchine.
Per gli stessi motivi decidiamo di scendere a Lanza e risaliamo in superficie con le scale mobili. In tre tengono ferma la carrozzina per dare un po' di sicurezza a Elisabetta, visibilmente preoccupata dall'instabilità della posizione.
Finalmente arriviamo al parco Sempione, la caccia è già iniziata, ci consegnano ugualmente la prima busta e possiamo anche noi dare il via al gioco.
La prima prova consiste nel recuperare una serie di oggetti entro le 11:00; impresa già abbastanza difficile, ancora di più se puoi muoverti solo con un numero limitato di mezzi.
Infatti esistono diverse linee di tram e autobus accessibili, il problema però è che può accadere di aspettare anche mezz'ora prima che arrivi la vettura agibile.
Con un'ora di ritardo arriviamo alla seconda tappa del gioco, ormai non c'è quasi più nessuno al ritrovo, stremati dal "sollevamento pesi" e dal caldo ci arrendiamo all'evidenza di essere stati eliminati.
Avviliti e stanchi decidiamo di andare a pranzare, poi a Elisabetta spetterà un'altra prova, il ritorno a casa…".


Relazione di Greta P., volontaria in servizio civile nazionale
"Martedì mattina. Temperatura esterna accettabile (sono emigrata nelle mie amate valli per sfuggire il caldo cittadino!).
Libri mancanti per il prossimo esame, sempre e comunque troppi.
Cerco di recuperare un briciolo di concentrazione per non vanificare la levataccia mattutina quando, nel momento meno adatto un pensiero attraversa la mente (questo è uno di quei momenti in cui ti dici: "non potevo stare a letto?" oppure "perché anche questa mattina ho ricollegato il cervello?-), confuso come l'80%dei miei pensieri…la caccia, il tesoro, i mezzi…LA RELAZIONE!".
Devo fare una relazione sul percorso fatto dalla mia squadra per verificare l'accessibilità dei mezzi pubblici di Milano. Che angoscia, che flash!
Mi ero completamente dimenticata (e anche questo mi succede… ogni tanto) della relazione sulla "Caccia in mezzo a Milano" che la mia associazione mi aveva chiesto.
La cosa che più mi scoccia non è tanto scrivere ciò che è successo, ma rievocare i fantastici momenti di delirio che hanno accompagnato la nostra performance e che posso ancora sentire grazie alle braccia indolenzite e doloranti.
Ma che caccia avete fatto voi? Chiederà qualcuno, beh, premesso che il tesoro non l'abbiamo trovato, direi che la nostra caccia è stata più che altro un percorso ad ostacoli nelle varie zone di Milano.
Alla partenza ecco schierati in successione alcuni dei ragazzi dell'associazione per cui lavoro e altri accompagnatori tra volontari, obiettori, obiettrici etc… tutti dotati delle migliori intenzioni per il raggiungimento della prima meta; al via apriamo la busta e data una rapida lettura agli oggetti da portare,decidiamo di dividerci in due gruppi per facilitare gli spostamenti.
Con Andrea, Virga, Ronnie, Piero ed Elisabetta decidiamo di dirigerci verso casa di Andrea per recuperare la piastrella, la rosa e il libro di autore greco: - prendiamo il 12! - Sì, mentre al ritorno raggiungiamo Loreto con la 90 e poi via a Turro con la linea rossa, per raggiungere gli altri - dice qualcuno.
Bene, ecco il nostro tram spalancare le porte e… ecco tre fantastici scalini con tanto di palo posizionato al centro, di fronte a noi.
Niente di grave, se non fosse che una persona del gruppo è in carrozzina.
Beh, non avendo alternative, solleviamo Betta a braccia, smontiamo la sedia, la chiudiamo, ci accertiamo che tutto il gruppo sia salito… e via! Sempre più vicini al tesoro.
Alla nostra fermata, stessa procedura (ormai ad un tempo invidiabilissimo!).
Racimolati gli oggetti, ci avviamo verso la fermata della 90. Non che a noi dispiaccia fare esercizio fisico ma, sì, ce lo saremmo risparmiati volentieri perché ancora una volta… "alza!, togli!, smonta!, chiudi!, c'è Ronnie? Sali! Piero dove sei? Andiamo".
Bene! A questo punto, eccoci arrivati alla fermata di Loreto dove, pur vedendo l'elevatore, decidiamo di sollevare Betta a braccia e scendere così le scale, memori dell'esperienza alla fermata di Gioia, dove la percorrenza Scalino 1/20 è stata circa di 20'.
Una volta raggiunta la piattaforma, effettivamente, le carrozze erano spaziose e facilmente raggiungibili.
Dopo questa faticaccia (anche perché a Turro l'elevatore non c'era proprio) arriviamo sudati alla prima tappa, dove il resto della squadra ci attende con una notizia disarmante: sono le ore 12.00, ovvero 1h di ritardo sul tempo massimo di conclusione della prova… fine della corsa, niente tesoro, ma soprattutto niente proseguimento della gara!
Pazienza, dice qualcuno "l'importante è partecipare!".
Io sono un po' stanca e affamata e delusa, perché alla fine avevamo trovato una rosa bellissima e uno scopino da water di tutto rispetto.
Dopo aver mangiato, decidiamo di tornare all'arena e sdraiarci nel parco, ascoltando la musica dall'interno e sorseggiando succhi di frutta… ad occhi chiusi, sotto un albero.
Penso che non mi dispiace non aver concluso la gara, perché la giornata è stata comunque divertente ed importante e perché vedo i ragazzi soddisfatti dell'impegno speso.
Penso anche, però, che se l'importante è partecipare, è necessario poterlo fare ad "armi pari". Liberamente.
Per onor di cronaca, devo anche riportare della sorpresa di un pullman accessibile e dotato di pedana tra il deposito ATM e la fermata di Loreto, nonché della disponibilità dei conducenti e di alcuni passeggeri.
Venendo da fuori, sento spesso parlare di Milano, delle sue mille risorse ed opportunità e in questi anni ho anche avuto modo di beneficiarne ma ancora qualcosa resta da garantire: il diritto di muoversi in autonomia e senza l'aiuto medio di tre persone disposte a fare palestra ad ogni cambio di mezzo.
Perché, se ad un tesoro si può anche decidere di rinunciare, una vita in indipendenza mi sembra un  prezzo un po' troppo alto!

P.S. Resta il fatto che l'anno prossimo a nulla varranno le barriere architettoniche… conquisteremo il tesoro, in barba a tutti!"


Questa, invece, è la replica all'Assessore ai Trasporti del Comune di Milano.
L'Atlha, nel frattempo, ha deciso di avviare un procedimento presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Milano, dove intende costituirsi parte civile contro l'Azienda dei Trasporti Municipali per grave violazione alle leggi sull'accessibilità.

"Desidero con la presente poter replicare all'intervento dell'Assessore ai Trasporti del Comune di Milano apparso sul Corriere della Sera  Mercoledì 25 giugno 2003
  
Il recupero della socialità del disabile, indubbiamente, costituisce una delle sfide più difficili da superare, soprattutto a causa della presenza di resistenze "ideologiche", psicologiche e strutturali che impediscono alla collettività di recepire le potenzialità e le ricchezze della persona disabile, troppo spesso non tutelata ed incoraggiata a un processo d'integrazione sociale adeguato.
La latente carenza di infrastrutture, mezzi e mobilità non permette l'approfondimento teorico-operativo di qualsiasi progetto mirato.
L'emanazione di leggi contro l'abbattimento delle barriere architettoniche doveva essere la risposta al raggiungimento attuativo di una "politica" sociale che potesse dare voce e rappresentanza a quelle fasce sociali che risultano essere ancora escluse dalla produzione culturale ed economica della nostra società.
Esse però, è provato, restano spesso enunciazioni obsolete, ove si infrangono le buone intenzioni e le rivendicazioni di coloro che si adoperano al rispetto delle pari opportunità.                        
Tra gli obiettivi primari dell'Atlha è fondamentale la sensibilizzazione dell'opinione pubblica sulle tematiche sociali; ricostruire e rinsaldare i legami tra la città, i suoi cittadini e le istituzioni per rispondere in modo adeguato, con impegno ed entusiasmo, alle numerose e legittime istanze di giustizia sociale.
Crediamo che sia responsabilità primaria di chi governa le istituzioni promuovere e fare applicare le leggi, garantire  misure efficaci per la prevenzione, la riabilitazione  e l'integrazione delle persone disabili, per  offrire a tutti i cittadini  uguali pari opportunità.
L'ANNO 2003, dedicato dalla Comunità Europea ai Diritti delle Persone Disabili, ha come fine quello di bandire ogni progetto discriminante, che precluda ogni qualsivoglia impedimento verso le persone disabili, perché queste possano godere di tutti i diritti, vantaggi, obblighi ed opportunità offerti loro dalla collettività e ricevere ogni appoggio per realizzare le loro potenzialità, fruendo di ogni miglioramento delle condizioni e della qualità della vita che possono derivare dal progresso economico, culturale e sociale.
Bisogna far cessare atteggiamenti e pratiche discriminatorie e realizzare una società di tutti, che non ponga ostacoli o barriere, dove le persone con disabilità possano partecipare alla pari a pieno titolo e diritto.
Le persone disabili rappresentano circa il 10% della popolazione dell'Unione Europea.
Ancora oggi, tuttavia, dobbiamo constatare che la nostra società le discrimina ed esclude dalla vita sociale.
Troppo spesso, esse non godono degli stessi diritti e delle stesse libertà goduti dagli altri comuni cittadini.
E tempo di far cambiare questi atteggiamenti discriminatori che ci umiliano e mortificano nel profondo delle coscienze e batterci per assicurare a tutti l'uguaglianza dei diritti e delle pari opportunità".

Lino Brundu - Direttore Generale Atlha


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