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Di nuovo in Uganda. Il coordinamento dei gruppi "Insieme si può", è partito il  9 luglio per il paese centroafricano dove ha portato aiuti umanitari per 20 mila euro. Il coordinatore Piergiorgio Da Rold, ha  spiegato i motivi che spingono l’associazione a questa nuova, rischiosa impresa della durata di tre settimane. “Cerchiamo di tamponare una situazione drammatica per certi versi e assurda per altri. Nella capitale, Kampala, acquisteremo viveri, medicinali e coperte che poi porteremo nel nord del Paese, dove operano alcune missioni che da anni cercano di aiutare il milione di profughi causato dalla guerra civile”. La guerra infinita costituisce il lato drammatico per un Paese potenzialmente ricco e autonomo, ma che si trascina alle spalle divisioni ultra decennali, con una guerriglia che controlla un terzo del territorio nazionale e un debito estero ormai fuori controllo proprio a causa delle spese militari. Eppure, racconta Da Rold – che nella sua missione sarà accompagnato dal presidente dei gruppi Insieme si può Mario Fontana e da Sandro Burigo - “l’esercito più potente del continente, addestrato e attrezzato dagli Stati uniti, non riesce ad avere ragione di un manipolo di guerriglieri che stime recenti contano in un massimo in 3.000 unità”. La realtà, afferma Da Rold, “è che il presidente ugandese Museveni è una specie di sceriffo che controlla l’area per conto delle potenze occidentali e utilizza la guerriglia antigovernativa in maniera strumentale per mantenere il potere politico e contrastare l’avvio del processo di riforme democratiche che dovrebbero portare al superamento del monopartitismo attuale”.
Gli interessi in gioco sono economici – dal controllo delle acque del lago Vittoria dove nasce il Nilo, alla fiorente agricoltura nel sud del Paese – ma soprattutto geopolitici. “Gli americani hanno capito che dall’Uganda si riesce a controllare una regione turbolenta che comprende ad esempio il Congo, ricco di diamanti, ma anche il Sudan e i suoi giacimenti di petrolio”. Proprio il Sudan musulmano fomenta una guerriglia di fondamentalisti cattolici, capeggiata dall’ormai famigerato Joseph Kony, “il diavolo ugandese”, leader del Lord resistency army (Lra) che il 12 giugno sulle  radio usate dalla guerriglia ha proclamato la distruzione delle missioni cattoliche: “Le missioni cattoliche devono essere distrutte, i preti ed i missionari uccisi a sangue freddo e le suore battute a sangue”.
“Finora”, continua Da Rold, “non ci è scappato il morto, ma qualsiasi convoglio nel nord dell’Uganda non può viaggiare senza scorta armata”. Questo il contesto in cui andranno ad operare i volontari di Insieme si può che dopo questo viaggio avranno portato aiuti umanitari per oltre 50 mila euro dallo scorso autunno, “una goccia nel mare rispetto a quanto servirebbe, ma di più per ora non riusciamo a fare”. Durante le tre settimane di permanenza Insieme si può controllerà lo stato di avanzamento dei numerosi progetti avviati, dalle 800 adozioni a distanza, alle tante scuole realizzate per togliere dalla strada bambini e ragazzi, altrimenti preda dei guerriglieri, come a Gulu o a Opit dove vengono ospitati ex bambini soldato. L’ultimo progetto in ordine di tempo è la costruzione di un refettorio per una scuola di Kalongo dove studiano 600 ragazzi, che sarà intitolato a suor Domenica Dal Borgo, originaria della provincia di Belluno, che ha passato in una missione ugandese gli ultimi anni della sua vita.

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www.csvbelluno.it

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