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Tempi duri per i disabili che abitano nella città sarda.
È di questi giorni la notizia delle due donne disabili, in carrozzella, impossibilitate ad uscire dal loro appartamento perché gli altri condomini non pagano la bolletta della luce, e loro sono così impossibilitate a prendere l'ascensore.
Nel corso degli anni poco o niente è stato fatto per l'abbattimento delle barriere architettoniche che continuano a rendere l'ambito urbano invivibile per chi è impedito da un handicap.
Già quest'inverno più di qualcuno aveva segnalato come nella sede centrale dell'Università di Sassari un disabile che volesse andare in biblioteca o assistere alla discussione di una tesi di laurea o a un convegno sia costretto a fare i conti con due rampe di scale così alte che sembrano destinate ad aumentare il numero dei disabili.
Nello stesso stabile lo sfortunato studente, se spinto da un bisogno impellente, scoprirà che esiste sì un bagno riservato e a norma di legge, ma perennemente chiuso, e che dovrà o cercare la persona incaricata della custodia delle chiavi, oppure potrà optare per il bagno dei normodotati, ma per arrivarci c'è una stretta rampa di otto gradini!
Le cose non vanno meglio nella Facoltà di Lettere e in quella di Farmacia.
Ma l'Università non è l'unico stabile istituzionale in cui non si tiene conto delle persone disabili.
Che dire degli uffici comunali? L'accessibilità è negata all'Assessorato allo Sport, alla Cultura e al Tempo libero, e sono inaccessibili anche gli Uffici del Gruppo H del Provveditorato agli Studi Di Sassari.
E d'estate? Chi resta in città d'estate troverà locali chiusi, cinema a riposo, spettacoli e iniziative di intrattenimento preclusi a chi, a causa di un handicap, trova difficile muoversi in una città che sembra non considerare le sue esigenze.
Sicuramente, l'amministrazione comunale si sta sforzando di dare a Sassari la parvenza di una città turistica, rendendola così appetibile ai villeggianti nelle località balneari limitrofe, e vivibile a quanti, tra i sassaresi, non possano o non vogliano andare in vacanza.
Ma le cose, per alcuni cittadini, non cambiano molto, estate o meno: le persone portatrici d'handicap che risiedono in città e nella stessa trascorrono le vacanze.
Per questi ultimi, spesso, risulta impossibile partecipare alle iniziative promose nel corso dell'estate dagli enti pubblici.
Per fare un esempio, essi sono impossibilitati a prendere un mezzo pubblico per compiere una commissione, andare nei luoghi di lavoro, svago, di muoversi insomma.
Inutile, quindi, risulta anche solo pensare di poter approfittare del potenziamento delle linee urbane che dalla città portano nelle località di mare limitrofe (Platamona, per fare solo un esempio), anche perché nessuna di queste è dotata di mezzi accessibili, con pianali ribassati che consentano l'accesso a mare.
La decisione forzata, perciò, è rimanere in città dove, peraltro, è impossibile per i disabili utilizzare gli impianti natatori attrezzati, che ci sono, ma sono fuori uso.
In città ci sono le piscine comunali "Lu Fangazzu", che offrono un ampio ventaglio di corsi, lezioni, serate con giochi e animazione.
Nemmeno questo è possibile senza disagi per chi non può facilmente accedere alla vasca.
Eppure, basterebbe "solo" rimettere in uso gli impianti già esistenti, offrendo così una valida alternativa al mare e consentire ai disabili di fare un salutare esercizio fisico, rilassarsi e godersi la bella stagione come avviene per tante altre persone.
Marciapiedi troppo alti, senza scivoli o con pendenze eccessive, pali in mezzo ai marciapiedi o in corrispondenza degli scivoli, macchine posteggiate senza criterio, parcheggi riservati occupati da macchine senza contrassegno sono il degno contorno in una città invivibile per i portatori d'handicap.
E, ancora di più durante i mesi estivi, si allarga il divario tra "quelli che possono" e "quelli che vorrebbero" e dovrebbe essere compito costante delle amministrazioni pubbliche ricordarsi di garantire a tutti le medesime pssibilità di svago e divertimento.

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