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Salvarsi-con-una-fiaba_1Queste fiabe fanno sorridere e commuovere, e soprattutto fanno ritrovare tutta l’umanità in qualcuno che ci sembra perso nell’oblio.

L’autrice, neuropsicologa e psicoterapeuta, ci parla innanzitutto della paura che l’Alzheimer provoca. Perdere la memoria, i ricordi degli affetti, non riconoscere più chi ci sta vicino è davvero orribile. Altrettanto orribile è non venire più riconosciuti, essere dimenticati.
La malattia di Alzheimer è una zona d’ombra, che nessuno riesce ad affrontare serenamente, di cui si parla molto poco. In un epoca medicalizzata all’estremo, in cui per quasi ogni patologia esiste una cura risolutiva, l’Alzheimer  si colloca in una posizione di confine. La terapia farmacologia nella maggior parte dei casi si limita a sedare il paziente, inibendo ulteriormente le capacità mnemoniche e relazionali residue.  Le persone affette da questo morbo sempre più spesso vivono la propria vita all’interno di centri specializzati o case di riposo, a volte in condizioni di estrema solitudine.

La proposta di Emanuela Pasin è estremamente semplice, seppur correlata a anni di studio ed esperienza sul campo. Pasin propone infatti una forma di psicoterapia di gruppo (mi si passi la semplificazione, non me ne vogliano gli esperti del settore) basata sulle fiabe. Le fiabe tradizionali, i racconti di origine popolare, i miti, sono molto più che passatempi per bambini. Si tratta infatti di nuclei simbolici che portano con se una valenza educativa e sacrale immensa. Fanno certamente parte del bagaglio culturale di ognuno di noi, e grazie alle fiabe è possibile permettere alle persone affette da Alzheimer di far riaffiorare alla memoria molti ricordi. Spesso infatti con pazienti affetti da questa patologia le terapie di tipo strettamente cognitivo (ripetizioni, orientamento, memoria) non danno grandi risultati, e sicuramente non implementano la relazionalità di queste persone.
In questo breve testo Pasin racconta la parte pratica di questa terapia, rendendoci partecipi dei sorprendenti risultati raggiunti. La terapia consiste nella creazione di un piccolo gruppo di pazienti, ai quali vengono lette delle fiabe, che loro devono poi ‑¬â€˜ tutti insieme - raccontare a loro volta. I racconti di queste persone, che ricordano a malapena ciò che hanno ascoltato pochi minuti prima sono sorprendenti: le fiabe ne escono completamente trasformate, ma assolutamente arricchite della loro esperienza personale e affettiva. Tematiche semplici come l’amore, il matrimonio, la nascita di un figlio, le separazioni, l’odio‑¬¦ sono in grado di attivare in queste persone ricordi e memorie sommersi.
Perché leggerlo? Perché leggendo le fiabe rammendate dai pazienti ritroviamo sprazzi di infanzia, insegnamenti di vita. Queste fiabe fanno sorridere e commuovere, e soprattutto fanno ritrovare tutta l’umanità in qualcuno che ci sembra perso nell’oblio.

Ripropongo qui la versione rattoppata di Romeo e Giulietta. Non si tratta propriamente di una fiaba, ma gli elementi letterari presenti nella storia e la fama di questo dramma shakesperiano gli conferiscono un status estremamente simile alle fiabe stesse.

C’era una volta la principessa Giulietta, aveva vent’anni, era molto ricca e viziata. Viveva in un palazzo simile a un castello con il babbo e la mamma, la governante, la cuoca, il giardiniere, i camerieri‑¬¦ era molto fortunata, non le mancava niente, nemmeno il fidanzato che si chiamava Romeo, che era un giovane valoroso e bello.
Giulietta però soffriva di una rara malattia al cuore che l’angustiava parecchio. Certo perché il cuore è una parte delicata, ci fa vivere o morire e governa tutto il corpo. Preoccupati, i genitori della ragazza si interrogarono sul da farsi, considerando le varie ipotesi: pregare per guarire non sarebbe bastato; andare a Lourdes, dove dicono però che chi è senza braccio non è che gli ricresca, non c’era tempo; alla fine decisero di portarla in una clinica, da un ottimo specialista cardiologo che la visitò e decise di operarla. [..] L’intervento ebbe delle complicazioni e il cuore sembrava proprio non reggere, allora il cardiologo comunicò al fidanzato che si doveva fare un trapianto di cuore, ma che non ce n’era uno al momento. Romeo ci pensò su: avrebbe potuto darle il suo, ma siccome sarebbe morto decise di cercare in fretta una poveretta sul punto di morte che potesse donarle il suo. Trovò una giovane lavandaia che stava spirando: trapiantarono il cuore della lavandaia nel petto di Giulietta, che finalmente divenne normale, anzi diventò una donna molto più forte di prima, perché la lavandaia era abituata a lavorare duro, non come la principessa che quasi le portavano il cibo alla bocca! E fu così che Romeo, soddisfatto dell’affare, visse con la sua bella dal cuore nuovo, per molti anni felice e contento.

Salvarsi con una fiaba fa parte della collana Psicologia Clinica di Edizioni Magi.

Per info:

Edizioni Magi
http://www.magiedizioni.com


In disabili.com
Conoscere l'Alzheimer per aiutare le famiglie


Ilaria Vacca

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