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Andrea De Beni SU UN QUAD DISABILIAndrea De Beni ha corso nella nella classe Sport della prima tappa del Campionato Italiano Quadcross gareggiando con piloti normodotati

"I miei avversari mangeranno la polvere…anche se solo ed esclusivamente quando si tratterà di doppiarmi!" aveva detto Andrea De Beni, pilota disabile fondatore e team manager della prima squadra corse di piloti disabili in quad, alla vigilia di una gara che ha segnato un momento importante nella storia dello sport e disabilità. Sì, perché la settimana scorsa Andrea, del team Garpez - Disabili in Quad, ha corso nella nella classe Sport della prima tappa del Campionato Italiano Quadcross 2014 FMI, gareggiando per la prima volta con gli atleti normodotati.


Nel caso di Andrea forza di volontà, passione, allenamento, tecnica e caparbietà hanno potuto costruire esperienze sportive eccezionali , tanto da superare anche la disabilità. Quindicesimo su sedici iscritti nella classe cadetta - la Sport - del Campionato Italiano Quadcross FMI, Andrea ha corso con tanto tifo da parte del pubblico occorso in quel di Cremona. "Sono molto soddisfatto per aver concluso le due gare senza mai essere stato in difficoltà fisica e senza essere stato di ostacolo per gli altri piloti in gara, visto che comunque il divario tecnico tra normodotato e disabile, in questa disciplina, è molto ampio", ha dichiarato a fine gara. L'obiettivo, infatti, non era certo quello del podio né di piazzamenti particolari, considerando la differenza con i piloti, superiori sia tecnicamente che fisicamente: la presenza, senza fine agonistico, era rivestita di un significato simbolico che la gara di Andrea ha centrato in pieno.

La scelta stessa della categoria in cui gareggiare (seconda solo alla Elite), non è stata casuale. Così ha dichiarato Andrea De Beni SU UN QUAD DISABILIAndrea: "Ho preferito inserirmi in una categoria di piloti meglio preparati sportivamente e agonisticamente parlando, perché ritengo che più alto sia il livello, più alta sia la consapevolezza dei piloti in gara e, di conseguenza, diventa minore il rischio di incidenti dovuti ad inesperienza o disattenzione. Visto come è andata, credo di aver fatto bene, a costo di finire posizionato peggio che non in altre categorie".

Nei programmi futuri, Andrea esclude di bissare la corsa, se si parla di obiettivi agonistici: "Il divario disabile-normodotato, soprattutto in virtù del mio handicap, è ancora troppo grande." - dice. "Posso avere qualche possibilità quando le gare sono lunghe, come nelle endurance: il mio ritmo è basso ma so tenerlo per tanto tempo. Nelle gare brevi emerge il fatto che sui salti, con una gamba sola, non riesco a stringere la sella, così come anche quando le buche nel tracciato diventano crateri. In ognuna di quelle situazioni, prendo magari un secondo di distacco dagli altri piloti e a fine giro, quei secondi diventano venti o trenta: troppo, per essere competitivi e troppo per essere almeno sufficientemente decenti. Ma lo scopo, non era certo vincere e neanche partecipare: lo scopo era metterci l'anima, fino all'ultima goccia, e quindi l'obiettivo è stato raggiunto e anche ampiamente".

Ci sembra proprio che sia così.

Per info:
http://garpezteam.wordpress.com


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Redazione

Credits foto: Rigo Brothers


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