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copertina libro nicola codegaLa storia autobiografica di Nicola Codega ci ricorda che sta a noi scegliere se reagire o lasciarci sopraffare dalle difficoltà

C'è l'entusiasmo di un ragazzo sfrontato che ama divertirsi e non farsi scappare nessuna occasione; c'è il racconto di vite che hanno sfiorato la sua, lasciandone traccia più di quanto si potrebbe pensare; c'è lo sfogo di un uomo che ha visto stravolta la sua vita in un maledetto giorno d'estate, e sullo sfondo di tutto questo, come una voce sotterranea e carsica, c'è la voce di una forza che viene da dentro e che trascina tutto avanti.
E' un po' questa la sintesi, a caldo, che mi viene di fare di "Sempre in piedi", la traduzione su carta della voce di Nicola Codega, ragazzo di Carrara che racconta in una manciata di pagine la sua vita prima, durante e dopo una disabilità che non lo ha di certo atterrato.

La carrozzina, che diventerà la sua compagna di viaggio dopo un incidente che nel 1998 gli lascia una lesione dorsale d4-d5 al di sotto della quale non gli rimangono né sensibilità né motilità, compare nel libro nel fulcro di una vita vissuta al massimo fin dai primi anni. Le scuole elementari  sono vivaci e movimentate: Nicola bambino è un concentrato di marachelle; determinato, sportivo, ottimista, sarà poi un giovane e un ragazzo a cui non mancano amici e ragazze, voglia di mettersi in mostra e di lanciare e vincere sfide. Inizia così, snodandosi tra racconti emozionati e flash back incredibilmente vividi, il fluire in prima persona della sua storia, che Nicola racconta non senza soffermarsi su particolari coloriti, divertenti, sopra le righe, di una vita che non lasciava e non lascia indietro niente.

Ma non sono solo pagine di sospensioni da scuola, discoteche in Versilia e vacanze studio ad alto tasso di divertimento: sono anche pagine di una vita che all'improvviso cambia, in caduta libera nell'abisso profondo dopo un incidente che paralizza metà del suo corpo. Non sono affatto pagine leggere, quelle in cui racconta i suoi undici interventi chirurgici in sedici anni di sedia; i suoi quasi due anni in ospedale; i problemi che tutt'ora ha, non ultime le maledette ulcere da decubito, dolori e infezioni che lo perseguitano. Non nasconde che "Inizialmente, come la stragrande maggioranza delle persone , rifiutavo la sedia come compagna di vita, quindi non mi interessava imparare  a fare gli scalini o lo slalom tra i birilli, tantomeno praticare sport in quelle condizioni: non riusciva ad entrarmi in testa, non lo concepivo nella maniera più assoluta". Ma non è su questo che si sofferma Nicola. Ci racconta - e lo fa con la voracità di chi è per carattere al centro della scena e la scena la vuole tenere - che lui la voglia di vivere non l'ha mai lasciata andare; che la forza di volontà, da qualche parte, in qualche punto oscuro, ciascuno di noi la può riconoscere e richiamare, anche quando sembra che davvero convenga solo lasciarsi inghiottire dall'oblio.  

Mai guardarsi indietro, mai chiedersi come avrebbe potuto essere una cosa, è l'ammonimento di Nicola, che non smette mai di ringraziare i tre perni della sua vita: gli amici, la famiglia, lo sport. Sport che lo ha forgiato, gli ha insegnato a lottare, mai mollare: denti stretti e andare.
Andare, appunto, sempre a mille, sempre a non lasciare nulla di intentato, carrozzina o no. Sono molte le pagine di questo libro in cui ti verrebbe da dire "Nicola, rallenta!", e si mescolano al prima e al poi: nella gita a Praga, quando ne combina di ogni con gli amici del liceo, quando fa il ganzo al casinò di Montecarlo con gli amici di sempre o si fa mezzo arrestare per un disguido a causa di una valigia... Ma Nicola non rallenta: il suo entusiasmo è il suo motore, la sua carrozzina un accessorio - ne farebbe chiaramente a meno - ma ce l'ha e lo ha plasmato sulla sua vita, sulle sue esigenze, anche sulle sue piccole pazzie.  

E allora perché scrive Nicola, che sembra non dimenticare niente, e ricorda con affetto gli infermieri dei lunghi ricoveri, i nomi  e gli episodi comici con i  vari fisioterapisti, le singole persone che hanno costellato il suo percorso di rinascita fisica e riassestamento psicologico nella sua nuova veste di "disabile"? Scrive di certo per sfogarsi e ringraziare chi c'era e c'è al suo fianco, ma scrive anche per tutti noi: una ventata di coraggio, di entusiasmo, di energia positiva, un monito a non lasciare che le difficoltà abbiano il sopravvento "Perché", dice," detto da una persona che le ha conosciute, queste difficoltà, ha tutto un altro potere". E si riconosce il diritto di poter parlare a chi soffre perché anche lui ha sofferto: "Come capitava a me i primi tempi dopo il trauma: se mi rincuorava o mi incoraggiava una persona senza problemi non lo stavo ad ascoltare, ma se mi si rivolgeva una persona sulla sedia, le sue parole avevano ben altro peso e mi facevano pensare".

Mescola un po' di goliardia toscana, qualche omaggio al suo idolo Vasco, un po' di spavalderia, Nicola, che per ricordarci che la vita è bella ci sbatte in faccia una immagine che vale tutto il libro: "Io non posso giocare a calcetto, saltare o correre ma dare un calcio, fare un salto e una corsa con la testa: con la mente riesco a fare numeri di alta scuola che non facevo neanche in piedi: un tunnel, un colpo di tacco e una rovesciata. .. cose non da tutti! Nonostante il 22 luglio del '98 mi abbiano messo a sedere, sono "sempre in piedi".
E corre, Nicola. Oh, se corre!


Per chi fosse interessato a leggere il libro (arrivato alla seconda ristampa dopo soli tre mesi dalla pubblicazione), può acquistarlo inviando una mail a acrobatmedia@libero.it o a nicodega1@tin.it. Segnaliamo inoltre il sito a breve online dove potrete anche essere aggiornati su tutte le novità e le presentazioni pubbliche: www.sempreinpiedi.com.



SEMPRE IN PIEDI
Nicola Codega
Acrobat media edizioni
Euro 15,00


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